Chiedimi chi era Mauro Rostagno. E non avrò modo di scrivere in una sola parola tutto quello che faceva. Un “sociologo”, senza dubbio, laureatosi a Trento dopo essere diventato leader del movimento degli studenti nel sessantotto. Un “non violento”; tra i fondatori di Lotta continua. Un “agitatore culturale”, come quando creò alla fine degli anni settanta Macondo a Milano, il centro sociale più grande della città. Un “educatore”, dopo un’esperienza in India eccolò lì a rimboccarsi le maniche al Sud Italia, a Trapani, dove fonda Saman, una comunità di recupero per i tossicodipendenti. Un “giornalista” di Radio Tele Cine (Rtc), una piccola tv di provincia dal quale denuncia connivenze e collusioni tra mafia, politica, massoneria, imprenditoria. Senza paura. Nelle sue trasmissioni faceva nomi e cognomi, raccontava i problemi della città, teneva un filo diretto con i telespettatori, confezionando spesso inchieste in strada, tra la gente comune. Perché parlare di mafia era anche parlare della raccolta dei rifiuti e della mancanza dell’acqua. Un “appassionato”. Uno di quelli che “fa cose serie senza prendersi sul serio”, come suggerisce Maddalena, sua figlia. Mauro non aveva nessun problema a metterci la faccia. Come quando fu testimonial di uno spot per la prevenzione dell’aids.
La cultura, la comunità, il territorio, l’educazione, la denuncia civile, l’informazione, le parole e la ricerca della verità. Erano questi gli strumenti di antimafia sociale di Mauro. Che gli costarono la vita nel settembre 1988. Una esecuzione di mafia. E un processo ancora in corso, apertosi nel 2011, ben 23 anni dopo l’omicidio. Muore in Sicilia, ma a Torino, dove è nato, non c’è nemmeno un luogo a ricordarlo. Da quattro anni il Comune possiede più di mille firme con la richiesta per dedicare a Mauro il ponte in zona Spina3. Nessuna risposta. Sabato a ricordare Mauro c’era anche il sindaco Piero Fassino, che speriamo a breve possa fare in modo di far conoscere la storia di Mauro Rostagno sempre a più persone, una storia preziosa per l’antimafia, un ponte tra ieri, oggi e domani.
Sabato 18 maggio è stata una serata meravigliosa. Ringrazio particolarmente Maddalena Rostagno che mi ha voluta con loro a ricordare suo padre. Una donna forte che non perde un’udienza del processo che si sta celebrando a Trapani. Togliendo spazio alla figlia e al lavoro, spendendo tante energie fisiche e psicologiche. Lo Stato penso debba farsi carico di stare accanto a persone come lei, ai tanti familiari delle vittime di mafia in cerca di giustizia. Per non essere lasciati soli due volte.