“Ora tutto il Sud è nelle nostre mani” festeggiava così Matteo Renzi il giorno dopo le elezioni, soltanto un mese fa. Peccato che i governi regionali retti dal monocolore Pd nel Mezzogiorno non siano così tanto in salute. Anzi.
In Sicilia si è appena dimesso il terzo componente della giunta nel giro di una settimana: Lucia Borsellino, assessora alla Sanità, figlia del magistrato ucciso da Cosa nostra, ha denunciato vari casi che hanno minato la credibilità delle istituzioni regionali. Come quello del medico personale del governatore Crocetta, arrestato per truffa, peculato e abuso d’ufficio. “Basta con l’antimafia di facciata”, ha detto oggi ai giornali la Borsellino.
In Calabria lo scandalo rimborsopoli, tra gratta e vinci e lap dance, rischia di far saltare altri esponenti politici di primo piano nella giunta del governatore Mario Oliverio. Il ricordo delle pessime amministrazioni Scopelliti non sembra poi così lontano.
In Campania la storia di De Luca è l’emblema della prepotenza renziana. Candidato ugualmente nonostante pendesse su di lui l’applicazione della legge Severino, il caso del governatore della Campania, nominato, sospeso e poi riabilitato dal suo ricorso, è diventato un grottesco andirivieni tra tribunali, trucchetti e carte bollate. Mentre la Regione continua ad essere immobile e senza una guida politica.
La domanda sorge spontanea: erano questi i governi con cui si doveva voltare pagina al Sud? Il Mezzogiorno d’Italia continua a soffrire una crisi senza precedenti, in cui le uniche aziende pronte ad investire e con grosse liquidità sono le mafie. Intere regioni senza strumenti di welfare, servizi e lavoro rischiano di essere solo scenari in cui malaffare e corruzione la fanno da padrone. Il Governo Renzi non solo non argina questi fenomeni, ma continua ad aumentare le disuguaglianze con riforme che colpiscono i settori più importanti del nostro Stato: affidando le scuole agli interessi di pochi, creando università di serie A e B, dequalificando il lavoro e stracciando i diritti dei lavoratori, continuando politiche di austerity e tagliando i fondi per la sanità, le infrastrutture e la mobilità. Renzi, l’uomo solo al comando, dimostra di essere peggio dei suoi predecessori. E il Sud stavolta non può più aspettare