La premessa è d’obbligo ma lo è sempre anche quando l’accusato non è un personaggio noto come Massimo Di Cataldo. Aspettiamo quindi gli accertamenti per conoscere le responsabilità effettive di questa vicenda, alla luce anche dell’apertura dell’indagine ai danni del cantante per procurato aborto. Per questo motivo (ma non solo) bisognerebbe avere molta cautela nell’esprimere dei giudizi avventati, sia da una parte che dall’altra. E invece dopo pochi minuti dalla “denuncia” di violenza domestica della sua compagna, Anna Laura Millacci, è partito il giudizio spietato non sulla presunta aggressione ma su come è stata segnalata.
È inutile sottolineare che ci sono le forze dell’ordine e i centri antiviolenza a cui potersi rivolgere, non credo che nella fattispecie Anna Laura non sapesse quali fossero i canali ufficiali per farlo. Ma mi domando: è possibile che in un momento di grande disperazione, di grande solitudine, facebook abbia rappresentato l’unico strumento a portata di mano, diretto, immediato con cui fare sapere al mondo quello che stava subendo? E per questo motivo Anna Laura va giudicata? Va bacchettata?
Solo chi non conosce la violenza può avere questo atteggiamento da “moralizzatore”; chi conosce invece questo dramma dovrebbe tirare un sospiro di sollievo ed apprezzare che sia riuscita a parlare, in qualsiasi forma. Vuol dire prendere a modello questa modalità o imitarla in futuro? No, dobbiamo continuare a dire alle donne vittime di violenza di rivolgersi a chi è nelle condizioni di sostenerle sul serio, prime fra tutte le operatrici dei centri antiviolenza. Ma non dobbiamo aggiungere violenza ad altra violenza. Prendiamoci cura delle donne.