Faccio parte dei 218 parlamentari che hanno firmato la proposta di legge dell’intergruppo per la legalizzazione della cannabis. Mentre nel mondo tanti Stati hanno già fatto questo passo, da noi forti resistenze culturali non hanno mai permesso un confronto libero da ideologie e pregiudizi.
Il testo dell’intergruppo raccoglie molti degli aspetti che avevamo già presentato nella proposta di Sel. Nascita dei cannabis social club, coltivazione in casa fino a cinque piante, autorizzazione per la vendita in negozi dedicati forniti di licenza dei Monopoli, una parte dei proventi per il fondo nazionale per la lotta alla droga.
La legalizzazione sarebbe un duro colpo per le mafie, che gestiscono questo affare che vale tra i 15 e i 30 miliardi di euro nel nostro Paese. I clan controllano i nostri territori proprio con la detenzione e lo spaccio, ottenendo un grande consenso sociale generato dal welfare parallelo che hanno costruito nel silenzio delle istituzioni.
Negli Stati che hanno legalizzato la marijuana non è affatto cresciuto il numero dei consumatori né è aumentato l’impatto sociale e sanitario connesso al consumo. A crescere è stato solo il reddito legale e il gettito fiscale.