Oggi in aula prosegue la discussione sulle pene detentive non carcerarie. Mentre la Corte Europea dei Diritti umani continua a bacchettare l’Italia per i trattamenti disumani e degradanti in relazione allo stato delle carceri, nel nostro parlamento avviene un dibattimento surreale, straniante. Ed anche esasperato dalle posizioni che purtroppo conosciamo bene e che tanto male hanno fatto al nostro Paese: in primo luogo quelle della Lega Nord, poi quelle del Movimento 5 stelle che oggi si è svelato all’opinione pubblica.
Proprio sulle carceri infatti è venuta fuori con tutta la sua violenza la natura della loro cultura politica che, oggi più che mai, è caratterizzata da un atteggiamento e approccio forcaiolo e giustizialista.
Così, chi dopo il risultato elettorale si affannava ad individuare nel M5s la nascita di una nuova sinistra dovrebbe ricredersi in maniera definitiva. I parlamentari del Movimento di Grillo considerano il carcere come un luogo di vendetta e nella loro analisi non tengono conto del numero di tossicodipendenti e di emigrati detenuti a causa di due leggi vergognose: la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, che hanno prodotto scientificamente una situazione di sovraffollamento insostenibile unito alla realizzazione concreta del fallimento del principio di rieducazione della pena.
Trovare infatti pene alternative al carcere non significa mandare in vacanza i detenuti, vuol dire piuttosto rimettere al centro le persone e il ruolo della riabilitazione e integrazione sociale. Perché non possiamo fare a meno di ricordare l’alto tasso di recidiva dei detenuti in carcere: ben tre volte maggiore tra chi resta in prigione (68,5%) rispetto a chi sconta la condanna con misure alternative (19%), né se vogliamo fare un’analisi onesta possiamo nascondere il fatto che i detenuti non hanno praticamente nessuna possibilità dopo avere scontato la loro pena. Il carcere in Italia diventa allora, come sostiene lo stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, una “scuola di crimine”.
La cosa più indegna inoltre, nel corso della discussione alla Camera, è stata utilizzare il corpo delle donne per cercare di avallare una cultura che è figlia esattamente di quel machismo che ha portato alla condizione femminile di subalternità nel nostro Paese. È stato infatti uno spettacolo grave e preoccupante vedere tutti questi deputati uomini alzarsi in aula e chiedere giustizia per le “nostre” donne. Una posizione sbagliata, agitata come una clava verso le donne che hanno sostenuto il decreto, rivendicando la Convenzione di Istanbul senza evidentemente averci capito nulla o fingendo di non aver capito.
Abbiamo sempre puntato sulla prevenzione e mai su un atteggiamento securitario. Non per un approccio ideologico ma perché davvero lo consideriamo più efficace. Ma chiaramente il tema non investe realmente chi compie maltrattamenti domestici, l’attacco, strumentale, è invece per i migranti che arrivano in Italia. O, come è stato detto, “di quella microcriminalità – cito testualmente Buonanno (Lega) – dei quartieri popolari del Sud che poi diventano manovalanza per la mafia”. Al Sud. Capito? Perché nel Nord delinquere è affare “solo degli immigrati”. Sempre lui, Buonanno, è stato l’indiscusso protagonista in negativo della giornata parlamentare, con offese indecenti dirette proprio la nostro partito: “Sinistra e libertà? Dovrebbero chiamarsi piuttosto Sodomia e libertà”. Frasi che si commentano da sole, parole indegne del luogo che ci ospita, e che gli sono valse l’espulsione momentanea dalla Camera insieme ad un altro deputato leghista, Stefano Allasia.
Così mentre all’Italia resta soltanto un anno di tempo per ripristinare le condizioni dello stato di diritto e l’osservanza della Costituzione (per la serie #Celochiedeleuropa), mi piacerebbe parlare – senza inutili approcci ideologici – di giustizia sociale e detenzione, dell’inserimento del reato di tortura, della cancellazione di quello di clandestinità, di pene davvero alternative alla detenzione, del ripensamento del sistema penale che vada verso una vera e utile integrazione con un moderno ed efficace sistema di welfare come avviene in molti paesi del mondo.
E mi piacerebbe parlare soprattutto della necessità di cancellare tutte le leggi criminogene che sono servite a fare propaganda e che hanno di fatto prodotto solo il sovraffollamento delle carceri italiane. Come quella sulla droga. E non posso fare altro che pensare alla storia di Stefano Cucchi, ancora senza giustizia ma con una verità sotto gli occhi di tutti.
E poi sarebbe anche il caso di parlare di nuove carceri. Ma non di quelle da costruire, di quelle che abbiamo creato ad hoc per intere categorie di persone: penso ai migranti e ai Centri di identificazione ed espulsione, ai minori stranieri nati in Italia che non sono riconosciuti italiani (e anche lì, come al solito, decifrare la posizione del M5S sullo ius soli non è impresa facile..), alle “catene” della precarietà e della disoccupazione giovanile. E invece no. Oggi è il giorno in cui dentro il Parlamento italiano non ci vergogniamo di parlare della “legge del taglione”. Proprio quella che dice “occhio per occhio, dente per dente”.
dall’Huffington post