Sono giorni dolorosi per i calabresi, per quei calabresi che c’hanno creduto, per quelli che in buona fede hanno riposto la loro fiducia in alcune esperienze, per quelli che pensavano davvero che anche sul proprio territorio ci si potesse vantare di un contrasto vero alla ‘ndrangheta (su cui è necessario, e non lo sostengo da oggi, avviare una riflessione che attraversi le istituzioni e la cosiddetta società civile). Invece, in pochi giorni, due colpi pesantissimi – seppure in vicende differenti – hanno scosso la società civile calabrese: prima l’arresto di Carolina Girasole, ex sindaca di Isola Capo Rizzuto, e l’arresto di Rosy Canale animatrice delle “Donne di San Luca”.
Questo non deve scoraggiare, deve solo far capire ancora di più a tutti gli italiani, da Nord a Sud, quanto è difficile trovare il confine tra legalità e illegalità e quanto sia necessario che della Calabria si facciano carico tutti prima che prenda il sopravvento il totale senso di abbandono, l’isolamento e lo sconforto nelle persone oneste. Ecco perché adesso il mio pensiero corre veloce a Gianni Speranza che ha presentato le dimissioni da Sindaco di Lamezia Terme.
La storia di Gianni Speranza è la storia della Calabria che rialza la testa. Schiaffeggiata dalla ‘ndrangheta, dal malgoverno, dagli sprechi e dagli appalti spartiti tra amici degli amici. Un sindaco che rappresenta la rivalsa della buona politica, che ha ottenuto traguardi importanti in situazioni davvero complicatissime, resistendo ai pesanti tagli di Governo e Regione. Sebbene ci fosse la crisi, il Comune di Lamezia non ha mai tolto denaro alle politiche sociali.