La cosa giusta. È difficile da fare, a volte è complicata anche da pensare. Perché non tutto quello che è giusto risulta essere popolare e non tutto quello che è giusto ci piace. Fare la cosa giusta è un atto di libertà, non di libero arbitrio. È farsi carico della complessità a discapito spesso del favore immediato. In questo momento per Sinistra ecologia e libertà, per i suoi rappresentanti istituzionali, la cosa giusta coincide anche con il gradimento esterno e d’altronde non potrebbe essere che così.
È avvenuto l’inimmaginabile. Il Pd governa insieme al Pdl. La cronaca la conoscete già: il voto a Rodotà, a Prodi per scongiurare il governissimo e pretendere chiarezza dal Pd, la mancata fiducia al governo Letta. Ho ricevuto in questi giorni tante telefonate ed email di approvazione e di sostegno per la posizione che abbiamo assunto ma c’è qualcosa in alcune di queste che invece mi spazientisce. Una felicità e un senso di liberazione per non essere più alleati con il Pd e per essere “fuori” dal sistema di potere, all’opposizione.
Io penso che abbiamo fatto bene, ma non sono né felice né sollevata. C’è una situazione nel Paese che fa tremare i polsi, in tutti gli ambiti, in tutti i settori dell’esistente. In ballo non c’è la nostra coerenza ma la possibilità di intervenire in maniera determinata in scelte importanti. Non credo infatti che, ora che siamo all’opposizione, la nostra cultura politica debba essere diversa da quella avuta in campagna elettorale. Ci siamo candidati per migliorare le condizioni di vita delle persone, non per crogiolarci nella nostra ragione. Così leggo l’appuntamento dell’11 come la richiesta da parte nostra di ricostruire un discorso pubblico e un’azione collettiva con tutte quelle persone che in questi anni si sono sentite abbandonate anche dalla sinistra politica. In questo senso titolo non fu mai così azzeccato.
Do the Right Thing ci raccontava Spike Lee in un film stupendo, forse il suo più bel film. Violento, perché a volte la realtà lo è. Noi oggi anche a questo siamo chiamati: a metterci dalla parte opposta di chi questa violenza la alimenta e la strumentalizza. Per questo un pensiero sincero lo voglio rivolgere a Cecile Kyenge. Sarà pure vero che l’Italia non è razzista e che è una sparuta minoranza a dire certe schifezze, ma quando esponenti della Lega, del Pdl e anche della sobria Scelta civica affermano che “la poligamia non è un valore” – come se la ministra avesse messo questa idea come suo punto programmatico – o quando twittano che “non vogliono ministri arrivati qui clandestinamente” e sostengono che lo ius soli non è una priorità, diventa sempre più dura pensare che non sia così.
Tutto questo era prevedibile da quando Napolitano ha nominato il governo tecnico: troppo arrendevole Berlusconi, troppo compiacente il PD. Anche tutta la campagna elettorale è stata finta e stupida solo a parlare di giaguari e treccine da una parte e di IMU e promesse scontate dall’altra. E gli italiani a votare, chi tappandosi il naso, chi, come me, a rifiutarsi di farlo e quindi a rinunciare, dolorosamente, al diritto del voto, perché votare con questo porcellum sarebbe stata la scelta sbagliata sia a destra (orrore) sia a sinistra e Vendola che fino a al giorno prima si proponeva come il Futuro di un’Italia migliore, era ormai un sogno svanito. Mi chiedo anche perchè son qui a scrivere questo commento perché so già che una perdita ditempo, nessuno ci ascolterà e ci risponderà e io pur lavorando in due continuerò a preoccuparmi in solitudine del futuro dei nostri figli, senza più aver la voglia di fare la mia parte, come invece i miei genitori mi hanno insegnato.