La necessità di questo decreto, l’urgenza con cui siamo costretti a votarlo, ci parlano infatti dell’ineluttabilità del fallimento delle larghe intese. Questo voto infatti non fa altro che provare a salvare il salvabile, tenta di non far sprofondare un settore che è stato umiliato e ridotto all’osso. Per vent’anni, in maniera costante. non sono stati dei marziani atterrati sulla terra a privare di dignità la cultura italiana.
Sono stati 20 anni di malapolitica a danneggiare luoghi, paesaggi e patrimoni unici al mondo. Ed è per colpa delle scelte politiche e ideologiche del Pdl/Forza Italia che sono crollati siti archeologici e monumenti, se sono stati abbandonati teatri, cinema, biblioteche. Tutto ciò è avvenuto scientificamente nel ventennio berlusconiano, in cui includiamo l’appendice tecnocratica di Monti. Dal 1994 al 2013.
Il dibattito e le discussioni in Commissione Cultura hanno arricchito e migliorato le proposte contenute nel decreto. Sulle fondazioni lirico-sinfoniche, sulla musica dal vivo, sulla tutela del patrimonio artistico e culturale.
Sel considera la cultura un settore strategico per il presente e per il futuro del nostro Paese. Noi pensiamo – e i fatti e i numeri lo dimostrano – che con la cultura si mangia e con noi lo gridano quasi un milione 400 mila italiane e italiani, ovvero quel 5,6 per cento degli occupati del Paese che lavorano con la cultura, un settore che possiede un valore aggiunto, prodotto dal sistema culturale che ammonta a quasi 76 miliardi di euro, pari al 5,4 per cento dell’economia di questo Paese.
In Italia gli investimenti sulla cultura sono stati considerati un orpello, la crisi e’ stata alimentata privando di direzione e risorse quella parte di Paese che provava ad andare a un’altra velocita’. Il Decreto di oggi non fa altro che provare a salvare il salvabile, tenta di non far sprofondare un settore che e’ stato umiliato e ridotto all’osso per vent’anni, in maniera costante. Un’impostazione che ha permesso di fare con grande disinvoltura in questi anni tagli spregiudicati al Mibac e al Fus. E’ da queste considerazioni che nasce la nostra valutazione, da questa fotografia della realta’, dall’analisi di questo quadro confuso e drammatico. Ed e’ per questa ragione che abbiamo votato si’, perche’ intravediamo nel testo presentato dal ministro Bray, il tentativo di rimettere in piedi la cultura italiana che pero’, non dimentichiamo, e’ stata messa in ginocchio esattamente da chi in questo momento continua a governare.