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Il Cinema Metropolitan non deve diventare un atelier di moda

IMG_2910_FotorTira una brutta aria per la cultura a Roma. Dopo le polemiche estive sulla occupazione della Fondazione Teatro Valle bene comune e a pochissimi giorni di distanza dallo sgombero del Cinema America Occupato, in Campidoglio spunta una delibera dell’Assessorato all’Urbanistica che prevede la “riconversione funzionale” dell’ex cinema Metropolitan di via del Corso in un centro commerciale. Una delibera ereditata dall’amministrazione Alemanno che trasformerebbe la storica struttura, chiusa dal 2010, in un atelier di una casa di moda internazionale con una piccola sala cinematografica all’interno come “compromesso” . Uno spazio culturale, quest’ultimo, di 318 metri quadrati, ovvero il 15,9% della superficie utile totale di 2.170 mq.
Il testo fortunatamente si trova bloccato per ulteriori approfondimenti nella commissione capitolina competente. Ma risulta evidente che se la delibera dovesse essere approvata rappresenterebbe un precedente pericoloso, che scardinerebbe l’equilibrio 50-50 tra aree commerciali e culturali previsto dal piano regolatore generale.
La riqualificazione del cinema Metropolitan deve essere completamente rivista. Coinvolgendo cittadini e associazioni; lavorando ad una proposta partecipata che in primo luogo offra cultura e aggregazione sociale. Non è possibile assistere ancora al prosciugamento della linfa culturale dei nostri territori e alla vendita di beni comuni per interessi esclusivamente commerciali e privati.
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Non è più possibile parlare di infiltrazioni. #Romacittàdimafie

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L’operazione Tramonto della Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto di 16 persone collegate al clan Fasciani e al sequestro di beni del valore di 6 milioni di euro, ribadisce come pezzi dell’economia della Capitale siano totalmente in mano alle mafie.

Droga, usura ed estorsioni, l’inchiesta della Dda accende finalmente i riflettori sul radicamento dei clan nel litorale romano e non solo. I Fasciani hanno compiuto un vero e proprio salto di qualità nelle modalità di riciclaggio servendosi addirittura delle “srl ad un euro”, beffando la semplificazione pensata per le nuove imprese.

La Direzione distrettuale antimafia ha inoltre confermato quello che denunciamo da tempo: le mafie esercitano il controllo del territorio non solo con affari illeciti ma anche servendosi di una lunga lista di imprenditori incensurati che si legano ai clan per “convenienza”. Non è più possibile parlare di infiltrazioni ma di un radicamento che genera consenso sociale. Così come non è sufficiente aspettare la confisca del patrimonio dei clan ma bisogna lavorare a misure più stringenti fin dalla fase del sequestro in modo che i beni tornino da subito nell’economia pulita.

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Il ritiro del decreto Salva Roma è un danno enorme per i servizi ai cittadini, per le aziende e per tanti lavoratori della Capitale. Lega Nord e Movimento 5 Stelle stanno usando i bilanci della Capitale come campo di battaglia per uno sterile scontro mediatico, prima ancora che ideologico.

Ricordiamo che il provvedimento ha come unica finalità quella di mettere la nuova Amministrazione capitolina nelle condizioni di risanare le casse comunali non con l’erogazione di fondi dello Stato ma solo concedendo tempi adeguati per un piano di rientro che sarà in ogni caso a carico dei cittadini romani.

Invitiamo Lega e M5S a risparmiarci le solite rappresentazioni teatrali in Aula, ad uso e consumo delle telecamere, per i loro ridicoli interessi elettorali, ed evitare di giocare sulla pelle dei cittadini. Ci auguriamo che vengano prese tutte le misure necessarie per evitare che ulteriori atti ostruzionistici continuino ad ostacolare la messa in sicurezza dei bilanci di Roma, a seguito dagli errori madornali commessi da precedenti Governi e Amministrazioni bocciati dagli stessi cittadini.

Ileana Piazzoni, Sergio Boccadutri, Filiberto Zaratti e Celeste Costantino