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La riforma costituzionale non può essere trattata come un decreto in scadenza

Ieri noi di Sel abbiamo chiesto che i lavori parlamentari venissero interrotti per un’ora per poter partecipare alla manifestazione di Piazza Farnese. Nessuno davanti alla richiesta di testimoniare vicinanza al popolo francese si è opposto ma il clima in cui l’abbiamo dovuto fare è stato imbarazzante. Perché? Per via del “ritmo”. Alla Camera abbiamo iniziato a votare la Riforma costituzionale e l’atteggiamento del Partito Democratico è quello di trattare questo provvedimento così delicato come se fossimo di fronte ad un decreto in scadenza. La smania del “portare a casa” annebbia tutto e fa emergere solo inadeguatezza e irresponsabilità. Cambiare il nostro assetto istituzionale, modificare le regole della nostra democrazia non può essere la medaglietta in mano di qualcuno. Stiamo riformando la Costituzione, è troppo chiedere che non venga ridotta anche questa ad una prova muscolare di Matteo Renzi? E’ troppo chiedere che su un atto così importante si tenga conto del Parlamento? Si, ieri siamo stati un’ora in piazza ma una volta rientrati in aula il “ritmo” non ha guardato in faccia più nessuno.

Foto di Andrea Brogi

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Evadere “un poco” non è reato

Ma anche se non salvasse Berlusconi vi sembra normale inserire una norma che stabilisce che evadere un “poco” le tasse non è un reato? Ma è lo stesso Paese che ha inserito il pareggio di bilancio in Costituzione? Che semplifica la possibilità di licenziare, che annuncia piazza pulita dei fannulloni nella pubblica amministrazione e che non proroga gli sfratti? La crisi per il Governo Renzi vale solo per qualcuno e la tanto sbandierata “legalità” anche.

Il premier Renzi in questo periodo parla più con Berlusconi che con il suo stesso partito. Non sono bastati 13 scrutini per eleggere due giudici costituzionali; votazioni in cui proprio le diverse anime che compongono il Partito democratico non sono riuscite a trovare un accordo.

Il Patto del Nazareno non riguarda solo la riforma del Senato, ma coinvolge più settori della vita politica del nostro Paese: in primo luogo le politiche del lavoro, l’articolo 18 e la giustizia. Un’alleanza, quella con Berlusconi, sempre più forte e ampia di quella che ci hanno fatto credere.