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#25N Contro la violenza di genere bisogna ripartire dalla scuola: da un anno è ferma mia proposta per introdurre educazione sentimentale

Il 25 novembre non è una giornata per commemorare le vittime, ma per fare un bilancio delle iniziative varate dall’Esecutivo contro la violenza sulle donne. Questo Governo purtroppo si contraddistingue, anche sul corpo delle donne, come un governo degli slogan.

Oggi ci ritroviamo con un Governo e un Parlamento che non affrontano la violenza di genere come fenomeno strutturale. Non è possibile continuare ad ascoltare annunci e retorica mentre i centri antiviolenza italiani chiudono per mancanza di fondi. Non c’è un solo provvedimento varato che tenga conto della Convenzione di Istanbul, diventata legge lo scorso agosto. Da più di un anno giace alla Camera dei deputati la mia proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, come previsto dall’art. 14 della Convenzione. Bisogna ripartire dall’istruzione e dalla cultura per demolire gli stereotipi di genere e prevenire così la violenza maschile contro le donne.

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#RestiamoVive. Contro il femminicidio servono fondi per i centri antiviolenza e nuovi strumenti di prevenzione

Lunedì scorso, con l’ultima tappa a L’Aquila, ho concluso il mio viaggio nei centri antiviolenza italiani. Dall’inizio della legislatura, infatti, ho attraversato il Paese con #RestiamoVive per conoscere le storie e le operatrici dei centri antiviolenza da Sud al Nord. Ho visto da vicino il lavoro di tantissime operatrici che, tra mille difficoltà in cui si ritrovano ad operare, cercano di essere d’aiuto nel percorso di riappropriazione di sé di tante donne vittime di violenza.

È finito #RestiamoVive, ma il mio impegno continua. Da agosto, con l’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, l’Italia possiede un quadro giuridico completo contro la violenza maschile sulle donne. Strumento finora completamente ignorato dal Governo.

Il premier Renzi, probabilmente pensa di aver esaurito il proprio compito verso le politiche di genere inserendo alcune donne, le più fedeli tra l’altro, nel suo Governo ma si sbaglia di grosso. I finanziamenti previsti dal cosiddetto “decreto femminicidio”, non ancora erogati, sono stati redistribuiti ad esempio non rispettando né criteri qualitativi né le linee guida della Convenzione. Una gestione poco trasparente che per alcuni mesi ha tenuto addirittura fuori dal conteggio anche storici centri nazionali. Con sorpresa infatti abbiamo scoperto che la Sicilia è piena zeppa di centri antiviolenza peccato non averli sentiti nominare mai prima del decreto.

Il Governo considera centri antiviolenza anche strutture generiche di accoglienza e nuovi centri regionali, senza profili di specificità di genere e che non rispettano standard di qualità europei. Lo diciamo da tempo: non bastano un avvocato e una psicologa per fare un centro antiviolenza. Piuttosto che pensare a potenziare la rete dei centri, il premier si dedica, come Berlusconi, all’introduzione di un nuovo bonus bebè per aiutare le donne: ma il Paese reale, quello che Renzi non conosce, soffre di mancanza di asili e di servizi per l’infanzia. A Reggio Calabria, da ieri retta dal nuovo sindaco Giuseppe Falcomatà, ad esempio, migliaia di bambini sotto i tre anni non possono accedere ad uno dei servizi essenziali per l’educazione dei bambini. Ciò perché manca una vera visione del futuro ed un Piano nazionale Asili.

Per quanto riguarda la prevenzione della violenza di genere, da tempo mi impegno per far discutere in Parlamento la proposta di legge, a mia prima firma, sull’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole. Unico Paese l’Italia, insieme alla Grecia, a non prevederla nel proprio ordinamento scolastico. Dedicare un’ora del programma settimanale all’affettività, incrociando l’educazione sessuale e l’educazione civica. Tanti insegnanti sensibili stanno già dedicando parte delle loro lezioni ai temi della diversità, delle differenze e della demolizione degli stereotipi di genere. Ciò rappresenta una ulteriore conferma di come il Paese sia più avanti della politica. Ora serve sistematizzare gli esempi virtuosi e creare un percorso istituzionale chiaro. Governo e Parlamento sono pronti a questo passo? Sembrerebbe proprio di no.

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Celeste Costantino su voto di fiducia a #DLviolenzastadi e protezione internazionale

Questo Governo si è caratterizzato – come abbiamo detto più volte – per le continue decretazioni d’urgenza e le conseguenti fiducie. Dico conseguenti perché ormai in maniera sistematica questo esecutivo ripropone sempre lo stesso schema: costruisce pacchetti di provvedimenti con dentro le cose più diverse, priva della discussione il Parlamento, non permette di agire gli strumenti per modificare i decreti e in nome di una finta urgenza annienta o tenta di annientare il senso che per molti di noi che stanno qui, ha ancora il fare politica.

Questa volta è il turno della violenza negli stadi e della protezione internazionale d’altronde come non vedere lo imstretto legame che intercorre tra un tifoso violento e un richiedente asilo. Eh già siamo veramente dei folli a non cogliere le numerose analogie fra questi due soggetti. Ma si sa noi della sinistra arretrata e ideologica ci attacchiamo a tutto, ce lo diceva anche qualcun’altro speriamo di non sentire utilizzate su di noi altre categorie di berlusconiana memoria come per esempio “l’odio”.

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«Locali per soli uomini, come per i vecchi pub inglesi, è la calzante espressione con cui definiamo i luoghi decisionali al maschile. E quello che vi presentiamo è il racconto della strada già percorsa e da percorrere sulla rappresentanza di genere in Italia. Certe che non basti e che serva una seria autoriforma della politica. Un libro che aiuta a capire i meccanismi della esclusione ancora vigente per intraprendere nuovi percorsi prammatici e normativi».