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Lo sguardo di Celeste Costantino è lucido e rassicurante a tal punto che potresti anche dimenticarti dell’orrore che ci ha raccontato la cronaca di queste ore. Sui giornali vediamo il sangue delle donne e degli indifesi: dalle coltellate di Carlo Lissi, l’informatico di Motta Visconti (Mi) che ha ucciso la moglie e i figli, all’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio nel 2010. Ma lo sguardo di Celeste è abituato sia alla limpidezza del mare, quello della sua Reggio Calabria, sia ai profili spigolosi delle palazzine del Gebbione, il quartiere inquinato dalla ’ndrangheta in cui è cresciuta. Lei, 35 anni, una laurea in Filosofia, vive a Roma, nella borgata multietnica di Torpignattara, anche adesso che è deputata alla Camera per Sel. È sua, e di altre 8 deputate, la proposta di introdurre l’ora di educazione sentimentale nelle scuole. Un’iniziativa che, se fosse attuata, andrebbe a colpire alla radice il fenomeno del femminicidio.

Come possiamo uscire in modo costruttivo dalla rabbia e dallo sgomento in cui ci ha portati la cronaca di questi giorni?
«Partiamo dall’uso delle parole: il linguaggio va cambiato. Se oggi diciamo femminicidio, e non più dramma della gelosia o raptus della follia, è perché il movimento delle donne ha lottato per modificare il modo in cui interpretiamo quello che accade».

Qual è la seconda mossa?
«Bisogna dare il massimo sostegno ai centri che aiutano le donne a uscire dalla condizione di vittima dopo aver subito una violenza. Al momento, queste strutture specializzate sono poche e affidate solo alla sensibilità degli enti locali. Non basta».

Arriviamo così al cuore della sua proposta: portare nelle scuole l’educazione sentimentale.
«Un fatto rivoluzionario. Da una parte vorrei più formazione per gli insegnanti, perché sappiano affrontare il rapporto con i ragazzi rispettando le differenze, non solo quelle tra maschi e femmine, ma anche culturali e religiose. Dall’altra, chiedo di far crescere gli studenti dedicando un’ora del loro programma settimanale all’affettività, incrociando l’educazione sessuale all’educazione civica. Abbiamo pensato la proposta di legge per le medie e le superiori, ma in molti mi hanno scritto suggerendo che venga estesa anche alla scuola dell’infanzia».

E i libri di testo?
«Io non mi ricordo una sola filosofa, una sola scrittrice, un solo personaggio storico femminile che ho studiato in classe. Esistono, però non sono state valorizzate nel percorso scolastico. Farlo aiuterebbe la formazione delle nuove generazioni. Ed è importante, perché la crisi sta mettendo alla prova il rapporto tra uomo e donna».

Attraverso l’associazione daSud, lei si occupa di criminalità. Esiste una relazione fra la mafia e il femminicidio?
«La ’ndrangheta è uno dei sistemi più machisti e maschilisti che esistano. La donna è una “cosa” che appartiene agli uomini e viene strumentalizzata. Per esempio nelle faide: quando vuoi far pagare un conto a qualcuno, non uccidi lui, ammazzi sua madre, sua figlia, la sua fidanzata. E la donna viene usata per screditare i pentiti e per disorientare l’opinione pubblica: una persona non è eliminata perché ha dato fastidio alle cosche, ma per una “volgare” questione di “femmine”. Dobbiamo dire basta».

Lei ha lavorato ai testi del libro a fumetti sullo stupro di una studentessa calabrese: Roberta Lanzino – Ragazza (Round Robin Editrice). Nell’appendice riporta la sua esperienza di vita in un ambiente universitario maschilista di cui sono complici anche le donne.
«La cosa che mi ha colpito, confrontadomi con le altre studentesse sull’omicidio di Roberta, è stata la totale assenza di solidarietà. Le addossavano anche la colpa di aver preso, per andare al mare, la strada poco frequentata in cui è stata violentata e uccisa da 2 componenti della ’ndrangheta. La cultura maschilista le donne l’hanno non solo subita, ma perfino condivisa. Io, per prima, non ne sono immune. Ho seguito un percorso interiore: sì, ogni giorno devo fare un grande lavoro su me stessa».

Roberto Moliterni – Donna Moderna

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Renzi assegni la delega alle Pari Opportunità e sblocchi i fondi per i centri antiviolenza

Serve una tragedia come quella di Motta Visconti, purtroppo, per riportare alla ribalta il tema del femminicidio e della violenza di genere. Un tema che colpevolmente il Governo ha affrontato come un’emergenza da affrontare con una ottica esclusivamente securitaria e non come un fenomeno strutturale della nostra società.
Il tanto strombazzato “Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, che ad oggi dovrebbe prevedere un finanziamento di circa 18 milioni per i centri antiviolenza, l’assistenza e la prevenzione è fermo da circa 8 mesi per un cavillo burocratico, prosegue la deputata di Sel. Un ritardo colpevole del Governo: serve la firma del ministro per le Pari Opportunità, ma la delega attualmente non è stata ancora assegnata dal premier Matteo Renzi.
Tre femminicidi in meno di una giornata: i dati sono lì a sottolineare come il numero di donne uccise dalla violenza maschile sia molto simile a quelli degli anni scorsi, quelli appunto definiti “emergenza”. Dal 1° agosto la Convenzione di Istanbul, votata all’unanimità dal Parlamento, sarà finalmente legge, ma serve programmare ciò che la ratifica di quella convenzione stabilisce, a partire dagli strumenti di prevenzione come l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole e il finanziamento alla rete dei centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale.
Renzi si contraddistingue per la velocità delle sue azioni? Allora assegni subito la delega alle Pari opportunità e sblocchi immediatamente i fondi per il Piano contro la violenza di genere.Striscione-I-CENTRI-ANTIVIOLENZA
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Educazione sentimentale. Per la ministra Giannini è il momento giusto

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La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini ha risposto alle mie sollecitazioni sull’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole. “Nel nostro ordinamento scolastico serve l’educazione all’alterità, alle differenze e contro l’omofobia. Ci sono molti buoni esempi sparsi per l’Italia. Ora è il momento che non rimangano casi isolati ma che nasca un insegnamento organico e sistematizzato in tutto il sistema scolastico. Le risorse economiche per attivare questo genere di educazione ci sono”. #1oradamore

29inchiesta-firenze-donne-flash-mob_9303L’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul dal prossimo 1 agosto, appena comunicata dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, è una bellissima notizia. Finalmente la violenza maschile sulle donne sarà affrontata come fenomeno strutturale e non come emergenza a cui contrapporre soltanto l’approccio securitario proposto dall’attuale maggioranza.

La ratifica della Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, fatta ad Istanbul l’11 maggio 2011, è il primo strumento internazionale vincolante che crea un quadro giuridico completo sul femminicidio e rappresenta il primo trattato internazionale che riconosce la violenza di genere quale violazione dei diritti umani e forma di discriminazione.

Per la prevenzione sono previsti alcuni fondamentali strumenti. Tra gli altri, l’art.14 della Convenzione, sottolinea l’importanza dell’introduzione dell’educazione all’affettività nei programmi scolastici. A questo punto è urgente calendarizzare la proposta di legge, di cui sono prima firmataria, per l’inserimento dell’educazione sentimentale nelle scuole di primo e secondo ciclo. Insieme a me lo chiedono quasi 25.000 italiani che hanno firmato la petizione #1oradamore su change.org. Solo così si potranno sradicare pregiudizi, demolire stereotipi di genere e poter prevenire la violenza domestica sulle donne, l’omofobia e il bullismo.