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Non ci si può distrarre.

espresso-donneNon mi è mai piaciuto fare l’elenco delle morti e leggere bollettini di guerra. Eppure c’è stato un momento non così lontano – appena un anno fa – in cui per la politica questo fenomeno, che il movimento delle donne ha definito “femminicidio”, andava molto di moda. A tal punto da dedicarci fintamente un decreto d’urgenza. Quest’estate se ne sono registrati alcuni di questi omicidi di donne per mano dei propri compagni che tanto hanno commosso la politica istituzionale:

Federico Leonelli (35 anni), ha accoltellato e decapitato a Roma Oksana Marteseniuk (38 anni), la domestica ucraina della villa dove era ospite. Laura Russo (12 anni) è stata uccisa a coltellate dal padre, Roberto a San Giovanni la Punta (Ct). Mary Cirillo (31 anni) è stata uccisa dal marito a Monasterace (Rc). Daniela Puddu (37 anni) gettata dal terzo piano dal suo compagno Dario Rizzotto, a Fiorenzuola d’Arda in provincia di Piacenza. Sara Coinu (36 anni) è stata uccisa con tre colpi di pistola dal marito Alessandro Mula nel Nuorese, ad Oliena. Jennifer Miccio (30 anni) investita dall’auto del suo ex amante Daniele Baiano, Lago di Bilancino, Mugello. Antonietta Romeo, uccisa con un colpo di pistola al petto da Salvatore Iemma, suo marito; il Comune di Sarzana ha deciso di costituirsi parte civile nel processo a suo carico.

La risposta a tutto questo è il silenzio. Fuori ormai dalla dinamica di visibilità che ha avuto in passato questo problema, il Governo fa orecchie da mercante. I finanziamenti stanziati ai centri antiviolenza erano già offensivamente insufficienti ma la cosa più grave è che non ci sono chiari criteri di assegnazione e tempi definiti. “Renzi è distratto” pubblica l’Espresso di questa settimana, ma non ci si può distrarre sulla vita delle persone.

Domani sarò a Bolsena (Vt) alla tavola rotonda della scuola estiva di Be Free. Una di quelle esperienze che andrebbero finanziate e sostenute. http://www.befreecooperativa.org/wordpress/scuola-estiva-be-free/

I centri antiviolenza rischiano di chiudere proprio per il decreto “contro il femminicidio” che doveva salvarli. È questo il paradosso creato dalla legge che ha stanziato 17 milioni di euro per gli anni 2013/2014 per contrastare la violenza di genere: solo due milioni di questi andranno alle strutture che accolgono e assistono le donne vittime di violenza. Briciole che saranno ripartite tra i centri individuati e arriveranno a 3.000 euro all’anno per ogni struttura: soldi con cui non si potranno nemmeno pagare le bollette.

Il Governo ha svolto una mappatura per niente trasparente, non rispettando né criteri qualitativi né le linee guida della Convenzione di Istanbul che dal 1° agosto sarà legge. Il tutto mentre ancora il Piano nazionale Antiviolenza non è stato formulato e la delega alle Pari opportunità continua a rimanere nelle mani del premier. Abbiamo denunciato questa situazione, in una conferenza stampa partecipatissima, insieme a tutte le parlamentari di Sel e le operatrici dei centri Dire, donne in rete contro la violenza, provenienti da tutte le regioni d’Italia, che ho avuto la possibilità di conoscere durante il mio viaggio #RestiamoVive nelle strutture del Paese.

Renzi e il Partito democratico, forte del 41% ottenuto alle elezioni europee e del parlamento più rosa della storia, corrano subito ai ripari e affrontino la violenza di genere come fenomeno strutturale, non con ennesimi provvedimenti contraddistinti dall’approccio securitario ed emergenziale. Servono strumenti ispirati alla Convenzione di Istanbul: dalla prevenzione agli studi di genere, dall’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole alla cultura.

Oggi, giovedì 10 luglio, alle ore 14.30 presso la Sala Stampa di Montecitorio si svolgerà la conferenza stampa delle associazioni delle donne, delle rappresentanti dei centri antiviolenza e delle reti di donne contro la violenza con le parlamentari di Sel sul reparto dei fondi per il finanziamento ai centri antiviolenza in occasione della Conferenza Stato Regioni che dovrà decidere sul tema.

Il nuovo piano di finanziamento del Governo per il 2013 e il 2014 previsto dalla legge 119 – quella contro il femminicidio, sta scatenando le proteste degli operatori di tutta Italia. Se confermato il piano, rischia di andare contro la Convenzione di Istanbul che chiede un maggiore impegno finanziario delle istituzioni contro la violenza di genere.

Intervengono alla conferenza stampa Titti Carrano, Presidente D.i.Re Donne in rete contro la violenza (che raccoglie 63 centri in tutta Italia ), Anna Pram Vicepresidente D.i.Re Donne in rete contro la violenza, partecipano le deputate di Sel Celeste Costantino, Annalisa Pannarale, Marisa Nicchi e Donatella Duranti.

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Femminicidio, solo 6mila euro per ogni centro antiviolenza. È questa la prevenzione del Governo Renzi?

La legge cosiddetta “contro il femminicidio”, che abbiamo sempre definito un pacchetto sicurezza omnibus, ha stanziato 17 milioni di euro per gli anni 2013/2014 per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Ma solo poco più di un decimo del finanziamenti andranno ai Centri antiviolenza e alle Case rifugio, strutture che si fanno carico da decenni in tutta Italia di accogliere e offrire servizi alle donne vittime di violenza.
In base alla mappatura svolta dal Governo per i centri sono previsti 2 milioni e 260 mila euro: un finanziamento che sarà ripartito tra i 352 centri e non arriverà a sfiorare il 6.000 euro per ogni struttura. Briciole con cui si potranno a malapena pagare le bollette.
Il Governo Renzi continua a sottrarre e negare fondi alla prevenzione della violenza maschile sulle donne: la parte corposa degli stanziamenti andranno alle Regioni che finanzieranno progetti sulla base di bandi. Mentre il Piano nazionale Antiviolenza non è stato ancora formulato.
Il premier Renzi si presenterà domani all’inaugurazione del semestre europeo senza aver ancora dato la delega alle pari opportunità. Ciò rappresenta l’ennesima scelta in contrasto con la Convenzione di Istanbul che, votata all’unanimità dal Parlamento, entrerà in vigore dal prossimo primo agosto.