Il Dipartimento di Pubblica Sicurezza ha presentato ieri ai sindacati il nuovo regolamento per cortei, controlli e fermi, che precisa una serie di “garanzie” per le forze dell’ordine e per i cittadini. L’obiettivo, indicato nella relazione introduttiva, sarebbe quello di fare in modo che «la condotta del personale della polizia» preveda «comportamenti improntati al rispetto dei diritti fondamentali, primo tra tutti la sacralita’ della persona». Finora c’erano delle regole che affermavano il contrario?
La relazione del Viminale osteggia principalmente le forme di resistenza passiva dei cittadini come i “baci” alle forze dell’ordine (atto provocatorio!), le “catene umane”, i “sit in” e gli “atti di autolesionismo”. Nel documento non si fa cenno al numero identificativo nelle divise per gli agenti in servizio. Costituirebbe, come diciamo da tempo, un diritto dei cittadini per risalire all’accertamento degli abusi dei poliziotti in situazioni di ordine pubblico. Non una proposta rivoluzionaria: e’ gia’ così in tantissimi Paesi europei.
Abbiamo depositato una proposta di legge per mettere a disposizione delle forze dell’ordine dei percorsi didattici, di addestramento e aggiornamento all’uso delle risorse della nonviolenza. Le nuove regole di ingaggio invece ci pare vadano nella direzione opposta: si introduce l’utilizzo dello spray al peperoncino, degli idranti, della pistola elettrica (già prevista nel decreto violenza stadi). delle fasce in velcro per immobilizzare, dello “sfollagente”.
Il ministro Alfano evidentemente continua a perseguire la strada della repressione, mentre omette di informarci su chi e’ stato responsabile dei fatti di piazza indipendenza contro gli operai dell’Ast di Terni.