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Il Consiglio dei ministri approva la ratifica della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico. Era ora!

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Nel giorno in cui finisce il Governo Letta arriva un importante riconoscimento per il lavoro di chi si è opposto, facendo proposte concrete, fin dal primo momento all’esecutivo delle larghe intese. Oggi il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato il ddl per ratificare la Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, una ratifica che ho chiesto più volte durante questi mesi (http://bit.ly/1jF6MXG)

Si tratta di un altro passo in avanti (che aspettavamo da 22 anni) per la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico. Nel ddl sono previste anche misure di contrasto alle archeomafie e al traffico illecito di beni archeologici, come ho proposto al ministro Bray in sede di audizione (http://bit.ly/18V31r3)

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Violenza di genere: si discuta presto la nostra proposta sull’inserimento della educazione sentimentale nelle scuole

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Ad ottobre è stato votato e approvato un pacchetto sicurezza spacciato per legge contro il femminicidio e adesso il Governo scopre che le forze dell’ordine da sole non bastano per arginare la violenza di genere. Dalla stampa apprendiamo che l’esecutivo dice di star costruendo una task force con amministrazioni e associazioni per la prevenzione; e afferma che servono anche la cultura e l’educazione. Che tempismo!

Noi abbiamo sostenuto la necessità di insistere sulla prevenzione e sulla scuola quando abbiamo chiesto di far ratificare la Convenzione di Istanbul, ad inizio legislatura.

Basta con le parole, con i finti appelli retorici davanti all’ennesima vittima. Se la viceministra Guerra crede davvero a quello che dice sostenga e faccia in modo che arrivi il prima possibile alla Camera la nostra proposta di legge sull’inserimento dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo cicloper la crescita educativa e culturale degli studenti in materia di parità e solidarietà tra uomini e donne.

Il Governo e il Parlamento possono dare immediatamente un segnale forte e chiaro per la prevenzione, discutendo in aula al più presto la pdl per abbattere stereotipi e pregiudizi. Ci vogliono subito atti concreti.

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Bray condivide le proposte dell’on. Costantino sulla protezione del patrimonio archeologico

A 21 anni circa dalla sua firma, l’Italia si prepara finalmente a ratificare la Convenzione Europea della Valletta in difesa del patrimonio archeologico. Grazie anche alla nostra proposta di legge ad inizio legislatura con la preziosa collaborazione dell’Associazione nazionale archeologi, il ministro della Cultura Massimo Bray ha messo tra le priorità del suo dicastero la ratifica della Convenzione. Un importante risultato dopo anni di ritardi nella modernizzazione dell’archeologia.

«Sulla ratifica della Convenzione de La Valletta vorrei assicurare – ha detto il ministro Bray in audizione – che i miei uffici hanno già provveduto l’11 novembre 2013 ad inoltrare uno schema di legge al ministero degli Affari Esteri in previsione di una prossima iscrizione all’ordine del giorno per l’esame del consiglio dei ministri. La procedura è stata attivata ritenendo molto giusta l’osservazione che ci è giunta dall’on. Celeste Costantino».

La Convenzione ha come obiettivo primario la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico nelle politiche urbane e di pianificazione: riguarda principalmente le modalità di collaborazione tra archeologi, urbanisti e pianificatori. Formula inoltre degli orientamenti sul finanziamento dei lavori di scavo, di ricerca e di pubblicazione di risultati ottenuti. Non ultimo, la Convenzione disegna un quadro istituzionale per una cooperazione paneuropea in materia di patrimonio archeologico, il che implica uno scambio sistematico di esperienze e di esperti tra i diversi Paesi.

Ma non è l’unico passo in avanti. Infatti il ministro ha condiviso anche la mia denuncia riguardo alle archeomafie: il nostro patrimonio artistico e culturale è il più saccheggiato del mondo. Anche se sottovalutato, rappresenta il quarto business delle mafie, dopo droga, armi e riciclaggio.

«Sull’eccessiva debolezza del nostro sistema di sanzioni penali per i reati commessi contro il patrimonio archeologico, sottolineata dall’on. Celeste Costantino – ha affermato il ministro Bray – desidero comunicarvi che i miei uffici hanno predisposto una bozza di disegno di legge delega, inviata per condivisione ai ministeri della Giustizia, della Difesa e dell’Interno, finalizzata ad una riforma organica dell’intero sistema sanzionatorio per i reati contro il patrimonio culturale che introduce nuove figure di reato e inasprisce le pene per le fattispecie criminose già previste dal codice penale dalla normativa di settore».

Secondo l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale di Pil. E parliamo solo di una stima economica. Quella culturale è ovviamente inestimabile. Nel nostro Paese avvengono tre furti al giorno nel 2012 secondo il Rapporto Ecomafia dell’Osservatorio legalità e ambiente di Legambiente. È importante arginare il fenomeno, mediante un censimento dell’esistente: le aree non censite attualmente hanno percentuali altissime.

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SEL propone il reddito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precarie con un reddito annuale inferiore a 7.200 euro.

Siamo tra i pochissimi Paesi europei – oltre a noi solo la Grecia – a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Un reddito minimo contrasta la povertà, libera dal ricatto della precarietà e dal lavoro nero, garantisce una vita dignitosa.

Da argine può diventare modello di un welfare che include e promuove. Il reddito minimo permette a una generazione, ormai non così connotata anagraficamente, di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita, in autonomia e con una minima rete di protezione sociale. Il reddito minimo non è una misura assistenziale, ma un investimento, un’opportunità, una responsabilizzazione degli individui perché tutti e tutte possano costruire qualcosa per sé e per la società in cui vivono.

Per questo SEL sostiene la proposta di legge per l’istituzione del reddito minimo garantito, che prevede un reddito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precariamente occupate con un reddito personale imponibile inferiore a 7.200 euro.

Inoltre crediamo sia uno strumento di welfare fondamentale anche in funzione antimafia: molte inchieste dimostrano che le mafie assicurano una sorta di welfare parallelo, perché sono l’unico soggetto in grado di garantire liquidità e potenza economica.

Pensiamo, a proposito, che la nuova Commissione Antimafia debba promuovere un’azione per l’introduzione del reddito minimo garantito per i più giovani. Per offrire loro la libertà di dire “no” al controllo del mercato del lavoro da parte dei clan e della cattiva politica. Per questo raccolgo e rilancio anche i 10 punti dell’Associazione daSud.

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