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La mia interrogazione sullo spacchettamento dei servizi del Centro Donna di Venezia

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Interrogazione a risposta scritta 4-14960

COSTANTINO, MARCON, RICCIATTI, DURANTI, AIRAUDO, MELILLA, CARLO GALLI, PLACIDO e PANNARALE.

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
il Centro donna di Venezia rappresenta il luogo simbolico e reale della presenza delle donne nella città e della loro cittadinanza attiva. Ha organizzato in questi anni centinaia di iniziative nelle scuole, nei quartieri e nel territorio, volte a combattere le discriminazioni e la misoginia e ad affermare il valore della differenza sessuale. Il Centro donna infatti ha rappresentato in tutti questi anni un’esperienza profondamente innovativa e di avanguardia nel rapporto tra istituzioni e cittadinanza, che è diventato un modello a livello nazionale ed europeo e ha fatto di Venezia per eccellenza una «città delle donne»;
la delibera istitutiva del 19 dicembre 1988 e successive integrazioni lo riconosce come «luogo di elaborazione politica e culturale autonoma e separata delle donne» e prevede l’organizzazione di tre servizi unitari e coordinati: il Centro donna con la biblioteca, il Centro antiviolenza, l’Osservatorio donna, a cui si è aggiunto in seguito il Centro donna multiculturale;
la delibera di giunta n. 278 del 27 settembre 2016 «Riorganizzazione del Comune di Venezia — Attuazione seconda fase» nei fatti avvia lo «spacchettamento» dei tre servizi, attraverso la separazione di «funzioni e servizi» che afferiscono a due diverse direzioni — cultura e coesione sociale — facendo venir meno in tal modo la fondamentale ed essenziale unitarietà, mentre la delega alla cittadinanza delle donne risulta svuotata e solo nominale, eliminando anche la figura istituzionale della referente, fondamentale per garantire la coesione del progetto e l’indispensabile mediazione con la pluralità dei gruppi e delle istanze delle donne;
se è vero che separare i tre servizi non voglia dire chiuderli, è anche vero che la loro disconnessione spoglierebbe questo decennale progetto della sua specificità. Facendo passare la biblioteca di genere al sistema bibliotecario comunale (divenendo una biblioteca tra le tante e perdendo ogni specificità) e conglobando il Centro antiviolenza al Referato alle politiche sociali, e perciò staccando in pratica la biblioteca dal Centro antiviolenza e privandoli di un’unica direzione che si è dimostrata vincente e inclusiva, si perde un’esperienza decennale gestita dalle donne per le donne –:
se i Ministeri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, visto il rilancio delle politiche di genere promosso dal Governo di questi ultimi mesi, come si intendano tutelare e valorizzare, per quanto di competenza, questo tipo di esperienze, anche e soprattutto sullo slancio della Convenzione di Istanbul, che lega imprescindibilmente il contrasto della violenza di genere alla cultura. (4-14960)

Il link all’interrogazione: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14960&ramo=CAMERA&leg=17

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Presentata la mia interrogazione sulle aste al doppio ribasso imposta dalla Grande Distribuzione Organizzata

spolpati

Interrogazione a risposta scritta 4-14962

COSTANTINO, RICCIATTI, DURANTI, AIRAUDO, MELILLA, CARLO GALLI, PLACIDO e PANNARALE

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
la grande distribuzione organizzata (Gdo) svolge un ruolo centrale nella determinazione dei prezzi verso il basso dei prodotti trasformati e della stessa materia prima. Una parte consistente del pomodoro trasformato in commercializzazione in Italia è venduto sotto forma di private label, cioè marchi emanazione diretta della Gdo. Molti degli industriali non portano avanti un proprio marchio, ma svolgono il ruolo di fornitori di private label;
il ruolo rilevante che ha assunto negli ultimi anni il meccanismo e la concentrazione della Gdo nelle mani di pochi attori a fronte di un’estrema frammentazione degli anelli precedenti, rende questi ultimi molto fragili e pesantemente ricattabili. Alcuni attori della grande distribuzione stabiliscono il prezzo prima della stagione mediante il cosiddetto meccanismo delle aste on-line con doppia gara al ribasso;
dal terzo rapporto «Spolpati. La crisi dell’industria del pomodoro tra sfruttamento e sostenibilità», nato all’interno della campagna «Filiera sporca», realizzata dall’associazione Terra ! onlus e Associazione daSud si apprende come funziona il sistema, che somiglia in tutto e per tutto al gioco d’azzardo: viene convocata per e-mail una prima asta tra gli industriali, in cui si richiede un’offerta di prezzo per una certa commessa (ad esempio, un certo quantitativo di barattoli di passata e/o latte di pelati). Gli industriali hanno una ventina di giorni per fare un’offerta. Raccolte le proposte, lo stesso committente convoca una seconda asta on-line, la cui base di partenza è l’offerta più bassa. Questa seconda asta on-line è nuovamente al ribasso e il tutto si svolge nel giro di un paio d’ore: vincerà chi farà l’offerta minore. Questo meccanismo pregiudica fortemente il funzionamento della filiera, sia per la rapidità con cui si svolge, sia perché gli industriali vendono allo scoperto (le aste avvengono in primavera, quando la stagione non è cominciata, né è stato chiuso il contratto tra produttori e industriali), ovvero quando non hanno ancora il pomodoro da trasformare. Questo sistema impone uno schiacciamento dei costi e rende estremamente deboli gli industriali che producono pomodoro;
per tutelare la competitività e la correttezza imprenditoriale, la legge vieta di vendere al di sotto del prezzo di produzione. Così accade che la Gdo imponga agli industriali di dichiarare un costo di produzione più basso, in modo da poter ottemperare a questo obbligo, con la minaccia, per gli industriali, di perdere la commessa;
questo meccanismo ha una serie di ripercussioni a catena su tutta la filiera. Avendo pre-venduto parte della produzione a prezzi bassissimi, l’industriale dovrà necessariamente rifarsi sul produttore, imponendogli a sua volta prezzi d’acquisto i più bassi possibili e cercando appena possibile di svincolarsi dagli obblighi contrattuali, che già prevedono prezzi d’acquisto al limite della sussistenza per gli agricoltori;
nei fatti poi l’asta on-line, essendo fatta su grandi numeri e prima dell’inizio della stagione, definisce il prezzo d’acquisto della Gdo dalla grande industria, soprattutto per i cosiddetti «prodotti base» o «prodotti primo prezzo»;
il meccanismo delle aste on-line, per quanto rispetti i termini di legge, ha l’effetto di strozzare la filiera, perché obbliga l’industria ad abbassare i prezzi e a rivalersi sull’agricoltore –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario assumere d’urgenza iniziative per vietare l’utilizzo delle aste on-line a doppio ribasso, tutelando così l’intera filiera produttiva. (4-14962)

Il link all’interrogazione: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14962&ramo=CAMERA&leg=17

 

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Oggi alla Camera, il terzo rapporto FilieraSporca: Spolpati, la crisi dell’industria del pomodoro tra sfruttamento e insostenibilità

Oggi abbiamo presentato alla Camera il terzo rapporto di #FilieraSporca. Perché la battaglia al caporalato non è finita, perché abbiamo bisogno di trasparenza, perché il Sud deve ripartire, perché l’agricoltura è una delle opportunità per uscire dalla crisi. Grazie a Fabio Ciconte e Stefano Liberti per il lavoro di ricerca che hanno svolto e grazie alle associazioni Terra e daSud per la campagna.

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spolpati

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La mia interrogazione sulla morte della giovane donna all’Ospedale Cannizzaro di Catania per obiezione di coscienza del personale medico

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Interrogazione a risposta scritta 4-14592
Venerdì 21 ottobre 2016, seduta n. 696

COSTANTINO, DURANTI, RICCIATTI, NICCHI e FRATOIANNI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
il 29 settembre 2016 Valentina Melluzzo, trentaduenne di Palagonia, incinta di due gemelli viene ricoverata presso l’ospedale Cannizzaro di Catania per una sospetta dilatazione dell’utero;
la situazione rimane sotto controllo fino al 15 ottobre 2016, quando la paziente viene colpita da febbre alta, vomito e forti dolori, fino a quando un esame ecografico della stessa giornata non rileva la sofferenza fetale di uno dei due feti;
nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, a distanza di qualche ora l’uno dall’altro, entrambi i gemelli muoiono in grembo, vengono poi asportate le placente, dopo quella che risulterebbe, per gli interroganti, una tardiva stimolazione all’espulsione dalla madre, che inizia a versare in condizioni gravissime, venendole diagnosticata una forte infezione e per questo viene trasferita in rianimazione dove muore alle 14 del 16 ottobre 2016;
secondo quanto riportato nell’esposto consegnato presso la procura di Catania dall’avvocato della famiglia Salvatore Catania Milluzzo, il medico di turno nel reparto ginecologia si è rifiutato di intervenire perché obiettore di coscienza «fino a quando – queste sarebbero state le sue parole – il bambino non è morto»;
in seguito alla decisione del Ministro interrogato di avviare un’ispezione che accerti le responsabilità, il primario di ginecologia dell’ospedale Cannizzaro, anche presidente della società italiana di ostetricia e ginecologia, Paolo Scollo, ha affermato: «nel mio reparto sono tutti obiettori e quando è il caso vengono fatti intervenire specialisti esterni». «Non esiste l’obiezione di coscienza in un aborto spontaneo – dice –, la signora prima ha abortito e poi è stata male. E nessuno dei miei medici ha mai pronunciato quelle parole. È tutto falso»;
la Sicilia è in testa nella classifica dei medici ospedalieri obiettori di coscienza e, se il mancato intervento dell’obiettore verrà ritenuto responsabile della morte della paziente, ci si troverebbe davanti all’ennesima interruzione di pubblico servizio, e davanti a una vera e propria omissione delle proprie funzioni da parte di un medico, omissione che avrebbe condotto direttamente alla morte della giovane paziente –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere per gestire la massiccia presenza degli obiettori di coscienza negli ospedali italiani, garantendo la continuità di pubblico servizio, oltre che la tutela della salute, della vita e delle scelte delle donne. (4-14592)