In questi anni la politica istituzionale ha utilizzato una grande retorica intorno ai problemi delle nuove generazioni. Retorica accompagnata da scelte che si sono dimostrate sbagliate. Adesso siamo ad un punto di non ritorno. Per cui o questo Paese decide davvero di partire dalla scuola e dall’università per compiere delle scelte nette e precise che permettano trasformazioni reali, oppure anche questa legislatura sarà ricordata – in continuità con quelle dei Governi Berlusconi e Monti – una legislatura dalle lacrime di coccodrillo. Proprio stamattina gli studenti della Rete della conoscenza hanno presentato i risultati di un referendum svoltosi dal 15 aprile al 4 maggio che ha coinvolto quasi centomila studenti a cui è stato chiesto di esprimersi sui nodi centrali del loro quotidiano formativo e la qualità della loro vita universitaria. Da questa ricerca emerge in maniera drammatica la sensazione di incertezza nei confronti del futuro a causa della disoccupazione e della precarietà lavorativa. Un tema sempre evocato ma mai affrontato dalla politica. Questo il terrore di chi studia e non sa cosa succederà dopo la fine del percorso accademico, questo il terrore di chi non si può permettere questo percorso di studi, questo il terrore di chi non ci crede più e decide di stare fermo.
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Per il ritiro immediato delle truppe italiane dall’Afghanistan

A French soldier wears a visor and face

Sono trascorsi quasi 12 anni dall’inizio della missione Nato in Afghanistan, uno dei conflitti più lunghi, controversi e sanguinosi dove hanno perso la vita oltre 3.000 soldati della coalizione. Oggi a poche ore dal rientro della salma del capitano Giuseppe La Rosa ucciso da una bomba in Afghanistan è ancora più importante fare un’analisi sui costi umani, sociali ed economici della partecipazione italiana alla missione. Senza nascondersi dietro il solito ritornello che non è possibile tornare indietro dagli impegni presi. È urgente avviare il ritiro delle nostre truppe, destinando il 30% di ogni euro risparmiato dalla missione militare alle politiche di cooperazione con l’Afghanistan.

> Leggi e scarica il testo della mozione di Sel

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#Save194. La mozione di Sel

Martedì prossimo discuteremo in Aula la mozione di Sel – depositata il 20 maggio – sulla piena applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Proponiamo di fissare un tetto per i medici obiettori che non superi il 30%, chiediamo la costituzione di un albo dei medici di famiglia obiettori e la pillola abortiva somministrata solo in regime di day hospital (come già avviene in Emilia Romagna). Inoltre promuoviamo delle campagne informative sull’assenza per legge di un diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti.

Nella nostra mozione ricordiamo inoltre che “in ambito medico sanitario il diritto all’obiezione di coscienza è espressamente codificato e disciplinato per legge”. Per l’aborto facciamo riferimento all’articolo 9 della legge n. 194 del 1978; per la sperimentazione animale, l’obiezione di coscienza è disciplinata dalla legge n. 413 del 1993; per la procreazione medicalmente assistita, c’è l’articolo 16 della legge n. 40 del 2004.

> Leggi il testo in pdf della mozione 1-45

 

 

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50 milioni sottratti all’Istruzione per finanziare una nave da guerra?

FESTA DELLA REPUBBLICA

Ieri Enrico Piovesana sul Fatto quotidiano scriveva un pezzo sui costi della “Festa della Repubblica armata”, un’inchiesta giornalistica sulle spese delle forze armate italiane. Secondo i dati in possesso dal giornalista, il Ministero della Difesa ha investito 5,4 miliardi per gli armamenti, attingendo in alcuni casi anche ai fondi dai bilanci di altri dicasteri: in primis da quello dello Sviluppo Economico e poi dal Ministero dell’Istruzione.

In particolare, secondo Il Fatto quotidiano, vengono sottratti all’Istruzione, tramite il Cnr, «50 milioni di euro (5 quest’anno e il resto nel prossimo biennio) per l’acquisizione di una nave da guerra che servirà a fornire supporto alle forze speciali e a scorrere i sommergibili». Altri 97 milioni, nei prossimi tre anni, sarebbero «destinati dal Miur, attraverso l’Agenzia spaziale (Asi), al cofinanziamento del programma satellitare militare Cosmos-Skymed». Dati che se fossero confermati costituirebbero un pericoloso precedente. Con i 50 milioni “distratti” dai capitoli dell’Istruzione si potrebbero, ad esempio, finanziare più di 15 mila borse di studio. In un Paese in cui i finanziamenti all’istruzione sono al di sotto delle necessità e in cui il tasso di abbandono scolastico è superiore alla media europea, sottrarre capitoli di bilancio e destinarli alle armi da guerra è un gesto incomprensibile.

Nelle settimane scorse il ministro della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha dichiarato che si sarebbe dimessa dal suo incarico in caso di tagli al bilancio del suo dicastero. A questo punto con i colleghi Marcon, Duranti, Fratoianni, Giordano e Piras abbiamo presentato un’interrogazione a risposta scritta alla ministra, per capire se è a conoscenza della destinazione di tali fondi a favore di un investimento della Difesa. Per capire soprattutto se condivide questa scelta. Sperando che al più presto possa ridiscutere questa scelta e ripristinare i fondi stornati.