air_f-35b_cutawayL’Italia esca dal programma di realizzazione dell’aereo da caccia Joint Strike Fighter F-35, ridefinendo il modello di difesa italiano sulla base della Costituzione e sostenendo il ruolo di mantenimento della pace per le Forze armate. Queste alcune delle richieste di impegno al Governo contenute nella mozione (prima firma Giulio Marcon) di 166 parlamentari di Sel, M5s, Pd e Scelta civica.

La mozione vuole far impegnare il Governo ad attivare la riconversione dell’industria bellica per salvaguardare i posti di lavoro che verrebbero a mancare con la sospensione della produzione di nuove armi. Inoltre si chiede alla Nato e agli Stati Uniti la rimozione di tutti gli ordigni nucleari presenti in Italia e di investire i risparmi in opere pubbliche finalizzati alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, alla tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico e alla realizzazione di un piano pluriennale per l’apertura di asili nido.[Read more]

Riparte-il-Futuro[1]Duecentocinquantamila italiani ci chiedono a gran voce di modificare la legge 416 ter sul voto di scambio politico-mafioso. Un atto importante che ci farebbe intraprendere la vera strada contro la corruzione e permetterebbe all’Italia di mettersi al pari degli altri paesi europei. Sarà  il primo grande risultato che otterremo nell’intergruppo braccialetti bianchi, composto da 250 parlamentari che hanno aderito alla campagna ‘Riparte il futuro’ promossa da Libera e don Luigi Ciotti.
Il voto di scambio politico-mafioso non avviene solo mediante denaro, ma spesso l’alleanza si basa su appalti pubblici, posti di lavoro, informazioni riservate. Siamo riusciti già a calendarizzare la modifica della norma, che speriamo venga discussa già a luglio in aula. Vogliamo dare un segnale concreto il più presto possibile. La politica dirà in questo modo delle parole chiare sugli strumenti legislativi per combattere i clan e la corruzione. L’antimafia dovrà essere il prerequisito dell’agire politico, su tutte le questioni riguardanti la vita delle persone, come per esempio l’economia, il lavoro, l’ambiente e la sanità.

Negli ultimi 20 anni il fenomeno mafioso non si è solo trasformato ma è stato capace di evolversi. In un Paese talvolta arretrato come il nostro, le mafie rappresentano la punta più avanzata della modernità: investono nelle energie rinnovabili, nelle nuove droghe, nel gioco d’azzardo e le slot machine, nei compro oro che spuntano come i funghi nelle nostre città.

I clan non stanno a guardare, sono capaci di cogliere i passaggi di fase politica, di adattarsi ad un sistema economico in continua espansione e sono un caso nazionale come hanno dimostrato – la cosiddetta trattativa, l’inchiesta “Infinito”, il voto di scambio a Milano, gli ultimi comuni sciolti per mafia in Liguria, il caso del pentito Nino Lo Giudice che avvelena gli uffici giudiziari a Reggio Calabria.

Quest’ultima, capitale della ‘ndrangheta. Avvolta per anni da inquietante silenzio: siamo dovuti passare dall’omicidio Fortugno nel 2005, dalla strage di Duisburg nel 2007, dalla rivolta nelle campagne di Rosarno nel 2010 fino al necessario scioglimento del consiglio comunale di Reggio affinché si accendessero i riflettori sulla Calabria. E intanto la ‘ndrangheta s’è presa pezzi interi di economia, di società e di territorio del nord Italia (nonostante il grottesco tentativo di minimizzare da parte della Lega) ed è diventata la più grande organizzazione mafiosa mondiale; gestendo enormi capitali e divenendo leader globale del narcotraffico.

E non è un caso se sempre da Reggio Calabria a Roma è arrivato Giuseppe Pignatone, procuratore della capitale da più di un anno. Roma oggi è una città di mafie alla stregua di Palermo, Napoli, Reggio Calabria e Milano. Ma a Roma in pochi, tra le istituzioni, la politica, gli intellettuali e la cosiddetta società civile, sembrano disposti ad ammetterlo.

> Leggi il mio post sull’Huffington

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La nostra azione oggi in aula in solidarietà a Ceyda Sungar che con una giacca rossa ha sfidato la polizia turca. Non indietreggiando di fronte al getto violento dell’idrante. Tra poco discuteremo la mozione di Sel sulla legge 194. E come Ceyda saremo parte di questa resistenza quotidiana, “armati” solo di forza di volontà e rivendicando il nostro diritto di autodeterminazione.

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