Il Governo non dice la verità. Renzi: “Quota 96 non c’entrava nulla con la ratio della riforma sulla Pubblica amministrazione e quindi è stato giusto toglierlo dal decreto”.
Ma quale ratio? Hanno prodotto decreti che tengono dentro cose diversissime fra loro e rispetto a questi 4.000 insegnanti che devono andare in pensione, sono stati loro ad indicare il DL sulla Pubblica amministrazione come il luogo corretto in cui risolvere il problema.
Noi c’abbiamo provato in tutti i provvedimenti utili che avevano per tema il lavoro, abbiamo chiesto un decreto ad hoc e ci siamo sempre sentiti dare la stessa risposta e adesso smentiscono loro stessi. Il Governo non dice la verità.
I centri antiviolenza rischiano di chiudere proprio per il decreto “contro il femminicidio” che doveva salvarli. È questo il paradosso creato dalla legge che ha stanziato 17 milioni di euro per gli anni 2013/2014 per contrastare la violenza di genere: solo due milioni di questi andranno alle strutture che accolgono e assistono le donne vittime di violenza. Briciole che saranno ripartite tra i centri individuati e arriveranno a 3.000 euro all’anno per ogni struttura: soldi con cui non si potranno nemmeno pagare le bollette.
Il Governo ha svolto una mappatura per niente trasparente, non rispettando né criteri qualitativi né le linee guida della Convenzione di Istanbul che dal 1° agosto sarà legge. Il tutto mentre ancora il Piano nazionale Antiviolenza non è stato formulato e la delega alle Pari opportunità continua a rimanere nelle mani del premier. Abbiamo denunciato questa situazione, in una conferenza stampa partecipatissima, insieme a tutte le parlamentari di Sel e le operatrici dei centri Dire, donne in rete contro la violenza, provenienti da tutte le regioni d’Italia, che ho avuto la possibilità di conoscere durante il mio viaggio #RestiamoVive nelle strutture del Paese.
Renzi e il Partito democratico, forte del 41% ottenuto alle elezioni europee e del parlamento più rosa della storia, corrano subito ai ripari e affrontino la violenza di genere come fenomeno strutturale, non con ennesimi provvedimenti contraddistinti dall’approccio securitario ed emergenziale. Servono strumenti ispirati alla Convenzione di Istanbul: dalla prevenzione agli studi di genere, dall’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole alla cultura.
Oggi, giovedì 10 luglio, alle ore 14.30 presso la Sala Stampa di Montecitorio si svolgerà la conferenza stampa delle associazioni delle donne, delle rappresentanti dei centri antiviolenza e delle reti di donne contro la violenza con le parlamentari di Sel sul reparto dei fondi per il finanziamento ai centri antiviolenza in occasione della Conferenza Stato Regioni che dovrà decidere sul tema.
Il nuovo piano di finanziamento del Governo per il 2013 e il 2014 previsto dalla legge 119 – quella contro il femminicidio, sta scatenando le proteste degli operatori di tutta Italia. Se confermato il piano, rischia di andare contro la Convenzione di Istanbul che chiede un maggiore impegno finanziario delle istituzioni contro la violenza di genere.
Intervengono alla conferenza stampa Titti Carrano, Presidente D.i.Re Donne in rete contro la violenza (che raccoglie 63 centri in tutta Italia ), Anna Pram Vicepresidente D.i.Re Donne in rete contro la violenza, partecipano le deputate di Sel Celeste Costantino, Annalisa Pannarale, Marisa Nicchi e Donatella Duranti.
Governo assicuri che i piani di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche si ispireranno a principi di tutela e valorizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Il primo segnale non è buono: il nostro emendamento sull’esclusione per le fondazioni lirico-sinfoniche dal pagamento dell’Irap è stato appena respinto. Avremmo potuto evitare per le fondazioni in crisi un onere di circa 15 milioni. Ora chi ci garantisce che la spending review non inizi proprio dalla cancellazione dei diritti dei lavoratori? #opencamera