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Oggi alla Camera dei Deputati la presentazione del secondo rapporto #FilieraSporca

filiera sporca

 

Oggi alle 10 la conferenza stampa presso la Sala stampa della Camera dei Deputati per presentare il secondo rapporto della campagna #FilieraSporcaLa raccolta dei rifugiati. Trasparenza di filiera e responsabilità sociale delle aziende” a cura di Terra!Onlus, associazione antimafie daSud e Terrelibere.org. U

viaggio per indagare le cause del caporalato nell’anno che ha fatto registrare oltre dieci morti nei campi e centinaia di migliaia di braccianti, stranieri e italiani, sfruttati per la raccolta dell’ortofrutta. Lavoro schiavile che passa anche per l’utilizzo di migranti richiedenti asilo, come quelli del Cara di Mineo. Nel secondo rapporto #FilieraSporca interroga e fornisce le risposte dei grandi attori della filiera agroalimentare, denuncia la mancata trasparenza della Gdo e il ruolo distorto delle Organizzazioni dei produttori che agiscono come moderni feudatari, dimostra come il costo delle arance riduce in povertà i piccoli produttori e lascia marcire il made in italy. I soggetti promotori della campagna #FilieraSporca inoltre presenteranno proposte concrete al Governo e buone pratiche alle aziende.

Intervengon assieme a me

Fabio Ciconte, Terra! Onlus e portavoce #FilieraSporca, Sara Farolfi e Antonello Manganoricercatori, ​Luigi Manconi, senatore Partito Democratico​

modera Lorenzo Misuraca, Associazione daSud

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Oggi, nella sede nazionale di Sel a Roma, una discussione sulla maternità surrogata

gpaAbbiamo sentito l’esigenza di organizzare un pomeriggio di discussione sulla maternità surrogata, a partire dal numero che la rivista Leggendaria ha dedicato a questo tema, dal significativo titolo “Mamme mie!”. Il numero è stato curato dalla direttrice Anna Maria Crispino e da Giorgia Serughetti, con noi promotrice di Pink factor, che introdurrà la discussione.
Vogliamo concederci uno spazio di riflessione fuori dai clamori della polemica urlata di questi giorni e dalle strumentalità con cui il tema è stato richiamato nel dibattito sulle unioni civili.
Per noi è una questione politica, che attraversa le contraddizioni della contemporaneità, interroga il senso dell’umano, interviene sulle relazioni umane e sociali. Possiamo avere opinioni diverse, ma non per questo dobbiamo abdicare alla riflessione politica su questi temi, alla necessità di dare noi, insieme, un senso ai cambiamenti. A saperli intanto nominare, prima ancora di decidere quali scelte normative proporre.
Per questo vi invitiamo a discutere con noi lunedì 14 marzo alle ore 17 nella sede di Sel a Roma, in via Arenula 29.

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La Calabria sprofonda

statale 106

Non vivo più in Calabria da 10 anni. Non ho scelto di andarmene. Anzi, ho anche provato più volte a tornare per fare politica lì: non ce l’ho fatta. Il mio partito in Calabria, quando c’era l’opportunità di farmi rientrare, ha preferito un’altra guida e poco importa se quel compagno, eletto segretario regionale e deputato, dopo qualche tempo è passato nel Pd.
Resta il fatto che non sono stata capace di costruire intorno a me un consenso tale da permettermi di continuare a fare politica nella mia terra di origine. In poche parole io “non ho voti” e, in Calabria, più che in qualsiasi altro luogo è questo quello conta. Non lo dico con disprezzo: considero un fallimento personale non essere riuscita in quegli anni a costruire una base elettorale, ma non vi è dubbio che da noi il consenso è anche frutto di clientelismo, di ricatti occupazionali, di truffe ai danni della povera gente.
Vedo le immagini della Statale 106 e soffro di fronte a quel disastro, ma non ne ho bisogno per capire che la Calabria sta drammaticamente sprofondando. Mi arrivano segnalazioni ed io provo, con il sindacato ispettivo e le risorse parlamentari che ho, ad essere vicina alle vertenze. Ma ogni volta che ritorno è sempre peggio: non posso ancora raccontare la missione antimafia fatta a Cosenza, mi limito a dire che la misura è stata superata da un pezzo.
Allora mi domando, e vi domando, com’è possibile che non si chieda conto agli eletti in Calabria di tutto questo. Com’è possibile che nessuno richiami alla responsabilità, al vincolo elettorale verso un territorio chi ha potere di intervento in questo momento, cioè i partiti che stanno al Governo del Paese: Pd e Ncd?
So che è difficile: non sono via da troppo tempo per non comprendere le difficoltà che anche la cosiddetta società civile incontra se vuole reagire. Ma non voglio nemmeno essere accomodante nei confronti di questa rassegnazione civile. Non la faccio facile, ma non voglio nemmeno giustificare l’idea che tutto debba per forza andare così. La lamentela su Facebook non salverà nessuno.
Non ho interessi elettorali personali in Calabria, ho solo interessi emotivi, umani, che mi legano ancora alle persone che ho lasciato là, compresa la mia famiglia, e proverò sempre a sollevare i problemi e sollecitare le soluzioni. Posso fare un elenco lungo, verificabile anche da voi on line, degli interventi che ho portato all’attenzione del Governo in questi anni – dai rifiuti a Reggio fino alla discarica di Celico, dall’ospedale di Locri alla sanità a Catanzaro, dai Bronzi di Riace fino ai lavoratori dell’aeroporto di Reggio Calabria – ma tutto questo non basta e non basterà mai se non c’è una presa di parola pubblica da parte dei cittadini.
Controllate i livelli di produttività di chi avete eletto, non fatevi prendere più in giro. Bisogna far capire che non ci sono promesse che tengono più. Bisogna denunciare le mancanze, gli errori, la malafede, la corruzione. Se invece si sta in silenzio e alla fine ci si appara, mi dispiace ma si è sempre punto e a capo. Ferisce vedere tutto questo, ma l’indignazione da sola non basta. Ognuno deve fare la sua parte. La cattiva politica si alimenta dalla società. Oggi più che mai bisogna scegliere da che parte stare. Tutti, nessuno si senta escluso.