Per molti anni il coraggio e il senso civico di tanti uomini e tante donne di questo paese non sono stati ripagati come sarebbe stato giusto fare.
Imprenditori che hanno denunciato, semplici cittadini che hanno assistito ad un reato, sono rimasti spesso soli, a volte trattati dal senso comune come pentiti, proprio perché la legge regolamentava le loro collaborazioni allo stesso modo. Hanno vissuto con pochi euro al mese, alcuni coi pacchi alimentari della Caritas, alcuni hanno dovuto affrontare processi senza le adeguate misure di sicurezza.
Hanno vissuto e vivono nella paura. Per sé e per i propri familiari.
Le audizioni e il lavoro svolto in commissione antimafia, che ha consentito di approvare nell’ottobre 2014 una relazione sulla revisione del sistema di protezione dei testimoni di giustizia, ci hanno reso un quadro chiaro. Il decreto legge n. 8 del 1991, con cui dal 2001, oltre ai collaboratori, veniva normato il trattamento dei testimoni, si è dimostrato insufficiente, se non addirittura si ingiusto. I testimoni hanno pagato con isolamento geografico e sociale, perdendo il proprio lavoro e a volte le proprie case, hanno assistito a disparità di trattamento economico tra testimoni, a una burocrazia farraginosa e dannosa che spesso, basti guardate molte testimonianze, li ha fatti pentire di aver denunciato. Eppure le loro testimonianze sono state fondamentali per la giustizia italiana. Grazie a loro negli ultimi anni sono stati inferti duri colpi alla criminalità organizzata e alla criminalità in generale. Il loro aiuto è stato fondamentale e oltre che ringraziarli per questo, possiamo finalmente, con questa nuova legge che modifica il DL 1991 e alcune parti del codice penale, definire una disciplina organica specifica in tale settore.
Adottando ad esempio apposite disposizioni per i minori compresi nelle speciali misure di protezione; applicando le norme, anche ai soggetti che risultano esposti a grave, attuale e concreto pericolo a causa del rapporto di stabile convivenza o delle relazioni intrattenute con i testimoni di giustizia. Garantendo la permanenza nella località di origine e la prosecuzione delle attività che lì svolgono.
Le misure del trasferimento nella località protetta, l’uso di documenti di copertura e il cambiamento di generalità sono adottate invece eccezionalmente, quando le altre forme di tutela risultano assolutamente inadeguate rispetto alla gravità e all’attualità del pericolo, e devono comunque tendere a riprodurre le precedenti condizioni di vita, tenuto conto delle valutazioni espresse dalle competenti autorità giudiziarie e di pubblica sicurezza. In ogni caso, al testimone di giustizia e agli altri protetti è assicurata un’esistenza dignitosa.
Inoltre, con questa legge lo Stato potrà acquisire il suo patrimonio, dietro corresponsione dell’equivalente in denaro secondo il valore di mercato, dei beni immobili di proprietà del testimone di giustizia e degli altri protetti, se le speciali misure di tutela prevedono il loro definitivo trasferimento in un’altra località e se la vendita nel libero mercato non si è rivelata possibile. Ma soprattutto garantirà fattivo sostegno alle imprese dei protetti che abbiano subìto o che possano concretamente subire danni a causa delle loro dichiarazioni o dell’applicazione delle speciali misure di tutela.
Altre misure che convincono che questo provvedimento possa incidere positivamente sulla vita di chi diventa testimone di giustizia è l’eventuale assegnazione in uso di beni nella disponibilità dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l’accesso a mutui agevolati volti al reinserimento nella vita economica e sociale sulla base di convenzioni stipulate tra il Ministero dell’interno e gli istituti di credito.
E poi tempi certi, valutazione dei casi secondo criteri specifici e sistematizzati.
Insomma e mi avvio a concludere, un provvedimento di cui c’era bisogno e che Sinistra Italiana ha contribuito a migliorare.
In Commissione giustizia sono passati 2 emendamenti e 1 sub. All’articolo 19, in seguito ad audizione del Procuratore della Repubblica del Tribunale di Palermo, abbiamo integrato la norma che spetta a chi commette calunnia aggravata rispetto alla possibilità di usufruire del trattamento per testimoni, per cui aggiungiamo a “usufruire” anche “o di continuare ad usufruire”, perché non è che smettano di punto in bianco di aver bisogno del trattamento testimoni.
Abbiamo soppresso l’articolo 21 che prevedeva il cambio di generalità allargato. Infatti potrebbero rendere false dichiarazioni anche parenti dei mafiosi, che sono stati magari anche loro mafiosi, e che potrebbero scegliere, rendendo false dichiarazioni dissociative, di vivere alle spalle dello Stato in modo facile e senza impegno testimoniale.
Concludo. Siamo orgogliosi di questo lavoro e di tutte quelle misure che in questi anni abbiamo contribuito a costruire nel contrasto del fenomeno mafioso.
Per tutti questi motivi voteremo a favore di questo provvedimento.
Il mio intervento in Aula sull’approvazione dell’Istituzione della “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”
Tutte le vittime innocenti delle mafie hanno diritto al ricordo e alla memoria. Ecco perché oggi finalmente istituiamo una giornata che sia in grado di raccontarle.
E’ una legge per le vittime e per i loro familiari ma è una legge che riguarda tutti noi. E’ una legge che ci interroga e che ci mette nelle condizioni di guardare dentro l’Italia migliore.
Questa legge nella sua semplicità è un primo passo.
Un risarcimento, parziale, eppure importante, alle storie di chi è stato ucciso e non ha conosciuto verità.
Abbiamo un debito di riconoscenza verso queste persone.
Ecco perché Sinistra italiana voterà a favore.
Perché il ricordo dei nostri morti serve a raccontare i vivi, a immaginare il futuro, a costruire una nuova e originale identità. Che riguarda tutte e tutti.Giorno dopo giorno, nonostante il lavoro prezioso della magistratura e delle forze dell’ordine, le organizzazioni criminali crescono, si rafforzano, si adattano alle necessità dei tempi, alle esigenze dei diversi luoghi (da Sud a Nord non c’è regione che non sia stata contaminata dalla presenza dei clan) e diventano parte essenziale del sistema Paese.
Per troppo tempo – per incapacità o per opportunismo – in tanti hanno finto di non vedere. C’è stato un processo di rimozione collettiva, di anestesia totale.
Un processo che ha molti colpevoli.
La politica nazionale e locale, l’imprenditoria e il mondo delle professioni, l’informazione. La cosiddetta società civile che troppo spesso ha abbassato la testa senza fare domande, ha confuso il diritto con il favore, si è fatta imporre nomi da votare, persone da sostenere, mani da stringere, persino negozi in cui comprare.Questo è un Paese che ha ostinatamente rimosso, nascosto, mentito a se stesso.
Ha tenuto insieme vittime e carnefici, non ha saputo assicurare la giustizia, raccontarsi e guardarsi al proprio interno.Oggi però è una giornata importante. Perché accanto a quei nomi che spesso sono stati citati in queste aule, nomi come quello di Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre, il giudice Scopelliti, il Generale Dalla Chiesa, ecco accanto a questi nomi già patrimonio di tanti io sono particolarmente emozionata di ricordare qui alcune delle storie sconosciute che ho avuto invece il privilegio di ascoltare direttamente dai familiari in questi anni. Persone comuni.
Come Vincenzo Grasso, detto Cecè, padre di Stefania, era un meccanico, di Locri. È stato assassinato perché non pagava la mazzetta.
Peppe Tizian, papà di Giovanni Tizian, era un bancario di Bovalino. La ‘ndrangheta l’ha ammazzato perché ha fatto il suo lavoro con onestà.
Adolfo Cartisano, detto Lollò, padre di Debora, faceva il fotografo. Lo hanno sequestrato e ucciso perché non pagava il pizzo e denunciava.
Francesco Borrelli, padre di Alfredo, era un carabiniere. Lo hanno ammazzato a Cutro. Si era messo in mezzo a una sparatoria, nonostante fosse fuori servizio, per salvare la vita ad alcuni suoi concittadini.
Francesco Vecchio, padre di Salvo, era un imprenditore, è stato assassinato a Catania perché non si è voltato dall’altra parte.
E poi Gianluca Congiusta figlio di Mario, Massimiliano Carbone figlio di Liliana.
E ancora la storia di Raffaella Scordo, di Rocco Gatto, di Lea Garofalo, di Mauro Rostagno.
L’esempio di Giuseppe Valarioti segretario del Pci di Rosarno raccontato in vita dal grande Sindaco Peppino Lavorato. Don Peppe Diana e Giancarlo Siani.E infine una menzione a parte per Pippo Fava, giornalista, drammaturgo, scrittore che ho avuto il privilegio di conoscere attraverso la militanza, l’amicizia e l’affetto che mi lega al figlio Claudio.
Ho incontrato insieme all’associazione daSud la storia di quelli che si sono battuti e che sono stati ammazzati, di quelli che hanno testimoniato e sono stati ammazzati, di quelli che hanno amato e sono stati ammazzati, di quelli che hanno avuto il padre sbagliato e sono stati ammazzati. Di tanti altri. Sepolti dalle infamie, dimenticati.
Persone accomunate da un doppio destino maledetto. Uccise dalle mafie, innocenti. Dimenticate da questo Paese che non è stato in grado di assicurare loro verità e giustizia.
A cui l’esercizio che Libera e don Ciotti ogni 21 marzo compie di pronunciare i nomi restituisce una parte di dignità.
Ci sono molti modi di raccontare la storia di un Paese. Si può scrivere la grande storia oppure si può provare a mettere insieme le piccole storie, collettive e individuali, pubbliche o private, delle persone comuni.
Le nostre storie, di chi ha ha combattuto le mafie ed è stato ammazzato, di chi non ha chiuso gli occhi, di chi non s’è voluto rassegnare.Noi, Sinistra Italiana, vogliamo seguire questa strada, vogliamo calpestare quell’asfalto e lo vogliamo fare insieme a tante e tanti che il 21 marzo quell’asfalto lo calpestano già insieme.
Per questo “si” a questa legge, e per questo saremo presenti a Locri e in tutte quelle piazze che verrano convocate quest’anno.Lo dobbiamo a loro, a noi, e alla sete di verità e giustizia di questo Paese.
Il mio intervento di oggi in discussione generale sulle Unioni Civili
Cosa faremo noi? Ascolteremo, ci faremo carico della complessità e della deriva che questo provvedimento purtroppo ha già preso e alla fine decideremo. Con una consapevolezza e una considerazione amara però che a prescindere dall’esito che avrà il nostro voto e il risultato finale purtroppo questo Parlamento ha comunque già perso l’occasione più bella. Quella di porre fine a un torto la cui memoria si è persa nel tempo e nello spazio. L’occasione di sentirci pienamente utili e importanti per tanti cittadini e tante cittadine. La commozione di sentire addosso il cambiamento del corso delle cose. Ecco questo ce lo siamo già persi, la festa è già finita, adesso ci rimane un passo. Importante, fondamentale per carità ma privo della bellezza del passaggio storico che questo provvedimento avrebbe meritato.
Il conflitto d’interessi non è andato via con Berlusconi
Il conflitto di interessi sembra essersene andato via dal Paese insieme al Governo Berlusconi. Cosa falsa, assolutamente falsa e fuorviante.
Ed è grazie a questo atteggiamento che il Partito democratico ha dato vita a questa legge. Consapevole che come al solito basta dire di “aver fatto” per cavarsela.
Hanno preferito cercare accordi con Forza Italia e il M5S piuttosto che con noi.
Strano per chi invoca unità nei passaggi elettorali e parla astrattamente di centrosinistra.
Questa era l’opportunità per dimostrare che su alcuni temi stiamo ancora dalla stessa parte. Dalla parte dei cittadini onesti che chiedono trasparenza, legalità, lealtà nei confronti di un mandato che ci è stato affidato.
Le istituzioni sono fragili, indebolite dai numerosi scandali che le hanno colpite in questi anni. Per non gettarle tra le braccia del populismo e del distruttismo avremmo dovuto fare uno sforzo collettivo.
Fare per una volta la differenza. Dimostrare che la politica quando riflette su se stessa in maniera sana e senza tatticismi può rendere un grande servizio al Paese.
Questo obiettivo non solo non lo portiamo a casa ma lo pagheremo tutti, anche noi che ci siamo opposti a questo impianto.
Perché un Paese disilluso è un Paese che si allontana sempre di più dalla politica e dalle istituzioni e questo non fa bene a nessuno.
Pochi strumenti rimangono in piedi per invocare partecipazione e qualità della democrazia ed è a quelli che Sinistra italiana si aggrapperà nei prossimi mesi.
Uno su tutti il referendum sulla riforma costituzionale. Di tante cose il Governo Renzi ha privato la Sinistra in questi due anni, di uno però non ci priverà mai: la possibilità di difendere il diritto ad una rappresentanza giusta.
C’è stato un tempo in cui le piazze si riempivano per molto meno. Ci possono macchiettizzare e ridicolizzare. Ma non potranno voltarsi sempre dall’altra parte davanti al disagio e alla povertà che sta logorando tante cittadine e cittadini.
Quando si decideranno ad alzare lo sguardo e lì che ci troveranno e chissà se a quel punto avranno riacquistato la lucidità di riconoscerci.
A questo link l’intervento integrale in Aula https://www.youtube.com/watch?v=CKsxJ4DCYgo