Articolo

L’interrogazione sulla docente del liceo di Venezia che inneggia al fascismo e alla morte dei migranti

Interrogazione a risposta scritta 4-14554

MARCON e COSTANTINO. — Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca . — Per sapere – premesso che:
la professoressa Fiorenza Pontini, proveniente dal liceo Foscarini, a partire dall’anno scolastico in corso, insegna lingua inglese presso il liceo Marco Polo di Venezia;
dall’osservazione del profilo aperto di facebook della docente a giudizio degli interroganti si evince chiaramente la sua posizione politica incentrata sull’intolleranza, sul razzismo e sull’apologia del fascismo focalizzando la sua attenzione specialmente contro gli immigrati e i mussulmani;
le frasi rivolte verso questi ultimi sono assolutamente raccapriccianti: «morissero tutti», «vi brucerei vivi». Giunge persino a «consigliare» una sorta di pulizia etnica nei confronti dei bambini musulmani: «E poi ho torto quando dico che bisogna eliminare anche i bambini dei mussulmani tanto sono tutti futuri delinquenti»;
di profili come questi in giro nei social network ve ne sono a migliaia, ma qui ci si trova di fronte al profilo pubblico di una docente di una delle più importanti scuole del centro storico veneziano, in cui studiano un migliaio di ragazzi dai 14 ai 19, e tra questi, ovviamente, c’è pure un numero crescente di ragazzi stranieri e di musulmani;
ovviamente il profilo di questa «docente» è già noto a molti studenti;
guardando il profilo sembrerebbe emergere che aderisce all’ideologia fascista, in quanto inneggia al duce, e nel suo profilo vi sono pure insulti di varia gravità anche nei confronti della Presidente della Camera Boldrini e del Presidente del Consiglio Renzi –:
se non sussistano i presupposti per avviare un’ispezione in relazione al comportamento della docente di cui in premessa al fine di valutare se ricorrano gli estremi per una iniziativa disciplinare. (4-14554)

 

Link camera.it: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14554&ramo=CAMERA&leg=17

Articolo

Perché Villa Sant’Urbano, confiscata alla mafia, è in mano ai privati? La mia interrogazione al Mibact

foto-santurbano
Interrogazione a risposta scritta 4-14397

COSTANTINO, RICCIATTI, DURANTI, CARLO GALLI, KRONBICHLER e NICCHI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
dopo 8 anni, nell’ottobre del 2013 la Corte di cassazione ha stabilito di procedere con la confisca completa di tutti i beni appartenenti a Danilo Sbarra, il costruttore romano referente di Cosa Nostra, della Camorra e della banda della Marranella, morto nel 2006, che per anni e anni ha riciclato i fondi della criminalità organizzata, proteggendo il suo impero tramite un intricato sistema di prestanomi;
la confisca ha riguardato quarantanove immobili, tra cui la Villa Sant’Urbano nel parco della Caffarella, sull’Appia Pignatelli, appartamenti e negozi a Sabaudia, a Vieste e in Sardegna, le quote maggioritarie (e in caso minoritarie) di nove società fittizie, per un valore complessivo di quaranta milioni di euro;
testualmente, la sentenza recita: «Tutte le eccezioni formulate dai difensori sul punto dell’ineseguibilità della misura di prevenzione patrimoniale, devono intendersi superate, in quanto Danilo Sbarra, seppur assolto dal 416-bis (l’associazione di stampo mafioso) è ritenuto soggetto di pericolosità sociale per i suoi rapporti qualificati con esponenti illustri di associazioni di stampo mafioso, finalizzati al reinvestimento di denaro di provenienza illecita»;
uno degli affari più redditizi in cui il riciclaggio di fondi della criminalità organizzata ha portato alla confisca del bene è stata la villa Sant’Urbano. Danilo Sbarra, amico fraterno di Pippo Calò, boss della mafia soprannominato «il cassiere di Cosa Nostra», compra la maxi struttura immersa nel parco archeologico con tempio annesso, da Domenico Balducci, esponente della Banda della Magliana. «Dopo aver eseguito dei lavori di ristrutturazione con soldi di dubbia provenienza, nel 1991 il comune di Roma decise di acquistare il tempietto staccando un assegno di 4,9 miliardi di lire intestato alla “Erode Attico”, società di Sbarra. Su quella compravendita gli investigatori accesero un faro, perché quell’intera struttura all’Appio presentava diverse irregolarità e fu per questo messa sotto sequestro preventivo», afferma un articolo di Repubblica dell’8 ottobre del 2013;
la difficile trattativa tra l’amministrazione e la Erode Attico portò, nel 1997, il comune di Roma ad avviare le pratiche di esproprio. L’esproprio però non venne mai eseguito. Tre anni dopo la società Erode Attico di propria iniziativa riavvia gli accordi presentando istanza di «cessione volontaria». Una mossa tanto abile quanto lecita che consentì a Sbarra di chiudere la partita riguardante l’area del «Tempio» ma continuando nel resto dell’area la propria attività commerciale di ristorazione all’interno della quale avvenivano riunioni della malavita; tutta l’area, appunto, viene confiscata con la sentenza della Corte di Cassazione nel 2013;
i cittadini residenti e il municipio VIII, spingendo verso un protocollo d’intesa con la Soprintendenza, e convinti della necessità di valorizzare l’intera area e compresa la Villa che nel frattempo era in gestione di privati (inserita nel parco regionale dell’Appia Antica), piuttosto che il solo Tempio di Sant’Urbano, hanno chiesto all’allora sindaco Ignazio Marino «di lavorare per annettere al patrimonio comunale la villa adiacente, per strappare al privato un’area importantissima del Parco della Caffarella, tutta da indagare e studiare e che potrebbe svelare, attraverso indagini archeologiche, il passato di quello che era il tempio di Cerere e Faustina»;
nel maggio del 2016 si viene a sapere che il comune di Roma non ha esercitato il diritto di prelazione su villa Sant’Urbano. Ciò significa che la villa non è stata acquisita dal patrimonio capitolino, e che l’asta è stata vinta da una società, dopo l’asta aperta ai privati e su cui, appunto, il comune non ha posto il suo diritto prelazione nonostante l’opposizione del municipio VIII e benché la Soprintendenza avesse dichiarato che era già previsto un piano per l’utilizzo della villa –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, come intenda ovviare, per quanto di competenza, alla perdita di un bene che, in quanto confiscato, dovrebbe essere aperto al pubblico e utilizzato a finalità sociali, e come, soprattutto, intenda procedere rispetto alla tutela e alla valorizzazione di Villa Sant’Urbano, in quanto area fondamentale per ottimizzare i lavori di recupero e riqualificazione dell’intera area artistica dell’antico tempio della Caffarella, dedicato a Cerere e Faustina. (4-14397)

Per monitorare la risposta on line: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14397&ramo=CAMERA&leg=17

Articolo

Perchè il porto di Gioia Tauro è sotto utilizzato? La mia interrogazione al Ministero dei Trasporti

porto-gioia

Atto Camera

COSTANTINO, DURANTI, RICCIATTI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, MELILLA e NICCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
dopo l’acquisizione della società AnsaldoBreda da parte del gruppo giapponese, la sede Hitachi Rail Italy Reggio Calabria ha prodotto il primo di una parte dei 17 convogli driverless – senza conducente – commissionati per la metropolitana di Taipei;
il valore complessivo della commessa, che vede impegnata al fianco di Hitachi Rail Italy anche Ansaldo Sts sul fronte del segnalamento, è pari a circa 200 milioni di euro (la quota di Hitachi è di circa 110 milioni);
vista l’eccellenza a livello mondiale nel campo della produzione di convogli ferroviari lo stabilimento calabrese, che si conferma essere centrale e strategico per la società Hitachi, ha avviato la produzione, consegnandone il primo campione, di convogli commissionati dalla rete metropolitana di Lima, in Perù;
il treno, in alluminio, ha una lunghezza complessiva di 108 metri, è largo 2,85 e può trasportare fino a 166 passeggeri seduti e 1.105 in piedi, raggiungendo la velocità massima di 90 chilometri orari. Il contratto, pari a circa 500 milioni di dollari, è relativo alla costruzione di 42 veicoli che verranno impiegati sulla linea 2 e sulla Linea 4 della « tube» peruviana, composta da 35 stazioni e 35 chilometri di tunnel;
i convogli diretti a Lima sono transitati e partiti dal porto di Salerno, verosimilmente anche quelli diretti a Taipei, bypassando il porto di Gioia Tauro, che pure è uno dei porti più grandi d’Europa, sicuramente perché il porto di Gioia Tauro non può che faretranshipment, visto che, dopo decenni dalla sua costruzione, non è ancora dotato di un collegamento ferroviario;
il porto di Gioia Tauro è il più grande porto in Italia per il throughput container, il 9o in Europa ed il 6o nel Mediterraneo, eppure non viene valorizzato nel suo ruolo strategico per il rilancio dei trasporti e dell’economia locale, lasciando che i prodotti di altissimo livello prodotti in Calabria vengano poi spediti in altri Paesi da un porto lontano dal luogo di produzione –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per riqualificare e valorizzare il porto di Gioia Tauro, come volano fondamentale dell’economia dei trasporti e del Mezzogiorno. (4-14360)

 

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14360&ramo=CAMERA&leg=17

Articolo

Un elicottero atterra a Nicotera nella piazza centrale con due sposini. Che indagini intende avviare il Ministero dell’Interno?

elicottero

Interrogazione a risposta scritta 4-14289

COSTANTINO, RICCIATTI, DURANTI, CARLO GALLI, AIRAUDO, MELILLA, PANNARALE, NICCHI e PLACIDO

Al Ministro dell’interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti . — Per sapere – premesso che:
mercoledì 14 settembre 2016 a Nicotera, paese in provincia di Vibo Valentia, un elicottero con a bordo due sposi, è decollato dallo stadio della cittadina, e poi riatterrato nella centralissima Piazza Castello, in pieno centro abitato, bloccando il traffico per tre ore, in seguito al transennamento delle vie attigue;
nella piazza, ad attendere i novelli sposi, dopo il loro servizio fotografico di nozze, era presenti parenti e amici con macchine di grossa cilindrata;
i Carabinieri della compagnia di Tropea hanno dato il via alle prime indagini, segnalando il caso alla Procura di Vibo Valentia, dove il procuratore facente funzioni Michele Sirgiovanni ha aperto un fascicolo formale dove non figurano ancora i nomi di eventuali indagati;
il sindaco e la polizia municipale negano di aver dato l’autorizzazione all’atterraggio, ma il sindaco risulterebbe uno degli invitati al matrimonio;
a dirigere le operazioni da terra era presente l’elicotterista che, nell’agosto 2015, aveva condotto il velivolo che aveva sorvolato Roma per spargere fiori al passaggio del feretro del boss Casamonica. L’interessato aveva per questo motivo ricevuto una sospensione di 33 mesi dalle attività di volo dall’Enac;
in seguito alla segnalazione della procura di Vibo Valentia, la direzione distrettuale antimafia (Dda) ha aperto un fascicolo per «atti relativi»; le indagini saranno svolte dalla Dda, in cooperazione con la procura di Vibo Valentia, soprattutto per appurare l’eventuale presenza di rappresentanti istituzionali al momento dell’atterraggio. Oltre a questo, la procura dovrà chiarire in modo definitivo se sussistono eventuali parentele dello sposo con la famiglia della ’ndrangheta Mancuso, potente clan della zona;
il comune di Nicotera è stato sciolto per mafia due volte, nel 2005 e nel 2010 –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano verificare, per quanto di competenza, se vi siano state delle falle nel dispositivo di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica relativamente al sorvolo dello spazio aereo e all’atterraggio in pieno centro cittadino. (4-14289)
Per monitorare la risposta on line: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14289&ramo=CAMERA&leg=17