Articolo

Presentata la mia interrogazione sulle aste al doppio ribasso imposta dalla Grande Distribuzione Organizzata

spolpati

Interrogazione a risposta scritta 4-14962

COSTANTINO, RICCIATTI, DURANTI, AIRAUDO, MELILLA, CARLO GALLI, PLACIDO e PANNARALE

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali . — Per sapere – premesso che:
la grande distribuzione organizzata (Gdo) svolge un ruolo centrale nella determinazione dei prezzi verso il basso dei prodotti trasformati e della stessa materia prima. Una parte consistente del pomodoro trasformato in commercializzazione in Italia è venduto sotto forma di private label, cioè marchi emanazione diretta della Gdo. Molti degli industriali non portano avanti un proprio marchio, ma svolgono il ruolo di fornitori di private label;
il ruolo rilevante che ha assunto negli ultimi anni il meccanismo e la concentrazione della Gdo nelle mani di pochi attori a fronte di un’estrema frammentazione degli anelli precedenti, rende questi ultimi molto fragili e pesantemente ricattabili. Alcuni attori della grande distribuzione stabiliscono il prezzo prima della stagione mediante il cosiddetto meccanismo delle aste on-line con doppia gara al ribasso;
dal terzo rapporto «Spolpati. La crisi dell’industria del pomodoro tra sfruttamento e sostenibilità», nato all’interno della campagna «Filiera sporca», realizzata dall’associazione Terra ! onlus e Associazione daSud si apprende come funziona il sistema, che somiglia in tutto e per tutto al gioco d’azzardo: viene convocata per e-mail una prima asta tra gli industriali, in cui si richiede un’offerta di prezzo per una certa commessa (ad esempio, un certo quantitativo di barattoli di passata e/o latte di pelati). Gli industriali hanno una ventina di giorni per fare un’offerta. Raccolte le proposte, lo stesso committente convoca una seconda asta on-line, la cui base di partenza è l’offerta più bassa. Questa seconda asta on-line è nuovamente al ribasso e il tutto si svolge nel giro di un paio d’ore: vincerà chi farà l’offerta minore. Questo meccanismo pregiudica fortemente il funzionamento della filiera, sia per la rapidità con cui si svolge, sia perché gli industriali vendono allo scoperto (le aste avvengono in primavera, quando la stagione non è cominciata, né è stato chiuso il contratto tra produttori e industriali), ovvero quando non hanno ancora il pomodoro da trasformare. Questo sistema impone uno schiacciamento dei costi e rende estremamente deboli gli industriali che producono pomodoro;
per tutelare la competitività e la correttezza imprenditoriale, la legge vieta di vendere al di sotto del prezzo di produzione. Così accade che la Gdo imponga agli industriali di dichiarare un costo di produzione più basso, in modo da poter ottemperare a questo obbligo, con la minaccia, per gli industriali, di perdere la commessa;
questo meccanismo ha una serie di ripercussioni a catena su tutta la filiera. Avendo pre-venduto parte della produzione a prezzi bassissimi, l’industriale dovrà necessariamente rifarsi sul produttore, imponendogli a sua volta prezzi d’acquisto i più bassi possibili e cercando appena possibile di svincolarsi dagli obblighi contrattuali, che già prevedono prezzi d’acquisto al limite della sussistenza per gli agricoltori;
nei fatti poi l’asta on-line, essendo fatta su grandi numeri e prima dell’inizio della stagione, definisce il prezzo d’acquisto della Gdo dalla grande industria, soprattutto per i cosiddetti «prodotti base» o «prodotti primo prezzo»;
il meccanismo delle aste on-line, per quanto rispetti i termini di legge, ha l’effetto di strozzare la filiera, perché obbliga l’industria ad abbassare i prezzi e a rivalersi sull’agricoltore –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario assumere d’urgenza iniziative per vietare l’utilizzo delle aste on-line a doppio ribasso, tutelando così l’intera filiera produttiva. (4-14962)

Il link all’interrogazione: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14962&ramo=CAMERA&leg=17

 

Articolo

L’imbarazzante risposta del Ministero dell’Interno sul Baobab

img_1343

img_1344

img_1345

Questo il testo dell’interrogazione, depositata ormai un anno fa

Interrogazione a risposta scritta 4-11399
COSTANTINO Celeste
Mercoledì 16 dicembre 2015, seduta n. 537

COSTANTINO, ZACCAGNINI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
il centro Baobab di Roma, che ha ospitato più di 30 mila immigrati transitati nell’ultimo anno, ha dimostrato di essere un modello di accoglienza umana che ha reso anche un servizio per la sicurezza di tutta la città, senza alcun lucro da parte di nessuno;
si tratta di un modello di volontariato e di generosità a cui adesso le autorità hanno deciso di porre termine;
i volontari del centro Baobab di via Cupa, a Roma, alla vigilia dello sgombero della struttura fissato per domani hanno dichiarato: «Noi da qui non ce ne andiamo, noi non molliamo finché ci sarà anche un solo migrante da aiutare»; «Stanotte dormiranno qui circa 30 migranti, in vista dello sgombero sono state sistemate solo 20 persone, un terzo di tutte quelle presenti nella struttura. Resteremo al loro fianco finché fisicamente non ci porteranno via», spiega Roberto Viviani, uno dei volontari nel corso della conferenza stampa convocata all’interno del centro. «Vogliamo fare pressione su chi si è accorto di quanto successo qui dentro solo oggi, su chi non ha visto quante cittadine e cittadini si sono mobilitate in questi mesi per i migranti a via Cupa» –:
se tale prassi di intervento sia conforme alla normativa vigente e in linea con i diritti umani alla difesa e alla dignità e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che tali situazioni si verifichino;
se non intenda verificare se sussistano eventuali responsabilità del prefetto e del questore e, in tal caso, procedere alla loro rimozione;
se non ritenga di assumere iniziative, anche normative, che rendano obbligatorio il coinvolgimento delle istituzioni e delle associazioni locali, in vista di sgomberi che andrebbero programmati con tempi adeguati;
per quali ragioni, vista l’evidenza di interventi attuati ripetutamente senza il coinvolgimento delle istituzioni locali per procedure di sgombero, si sia proceduto senza un preventivo piano di ricollocazione abitativa mettendo a rischio i diritti costituzionalmente garantiti;
se risulti quali siano le ragioni per cui non si sia proceduto ad avvisare in alcun modo l’amministrazione comunale;
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e perché sia stato improvvisamente deciso di mettere in atto un’operazione a giudizio degli interroganti chiaramente inutile, se non dannosa, sotto il profilo dell’ordine pubblico, e comunque lesiva della dignità di persone che cercano semplicemente il diritto di ogni essere umano a stabilire la propria residenza laddove siano garantire condizioni minime di esistenza;
se non ritenga di assumere iniziative affinché per il futuro ci si astenga da simili iniziative. (4-11399)

 

Articolo

La mia interrogazione sulla morte della giovane donna all’Ospedale Cannizzaro di Catania per obiezione di coscienza del personale medico

ospedale-cannizzaro

Interrogazione a risposta scritta 4-14592
Venerdì 21 ottobre 2016, seduta n. 696

COSTANTINO, DURANTI, RICCIATTI, NICCHI e FRATOIANNI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
il 29 settembre 2016 Valentina Melluzzo, trentaduenne di Palagonia, incinta di due gemelli viene ricoverata presso l’ospedale Cannizzaro di Catania per una sospetta dilatazione dell’utero;
la situazione rimane sotto controllo fino al 15 ottobre 2016, quando la paziente viene colpita da febbre alta, vomito e forti dolori, fino a quando un esame ecografico della stessa giornata non rileva la sofferenza fetale di uno dei due feti;
nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, a distanza di qualche ora l’uno dall’altro, entrambi i gemelli muoiono in grembo, vengono poi asportate le placente, dopo quella che risulterebbe, per gli interroganti, una tardiva stimolazione all’espulsione dalla madre, che inizia a versare in condizioni gravissime, venendole diagnosticata una forte infezione e per questo viene trasferita in rianimazione dove muore alle 14 del 16 ottobre 2016;
secondo quanto riportato nell’esposto consegnato presso la procura di Catania dall’avvocato della famiglia Salvatore Catania Milluzzo, il medico di turno nel reparto ginecologia si è rifiutato di intervenire perché obiettore di coscienza «fino a quando – queste sarebbero state le sue parole – il bambino non è morto»;
in seguito alla decisione del Ministro interrogato di avviare un’ispezione che accerti le responsabilità, il primario di ginecologia dell’ospedale Cannizzaro, anche presidente della società italiana di ostetricia e ginecologia, Paolo Scollo, ha affermato: «nel mio reparto sono tutti obiettori e quando è il caso vengono fatti intervenire specialisti esterni». «Non esiste l’obiezione di coscienza in un aborto spontaneo – dice –, la signora prima ha abortito e poi è stata male. E nessuno dei miei medici ha mai pronunciato quelle parole. È tutto falso»;
la Sicilia è in testa nella classifica dei medici ospedalieri obiettori di coscienza e, se il mancato intervento dell’obiettore verrà ritenuto responsabile della morte della paziente, ci si troverebbe davanti all’ennesima interruzione di pubblico servizio, e davanti a una vera e propria omissione delle proprie funzioni da parte di un medico, omissione che avrebbe condotto direttamente alla morte della giovane paziente –:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere per gestire la massiccia presenza degli obiettori di coscienza negli ospedali italiani, garantendo la continuità di pubblico servizio, oltre che la tutela della salute, della vita e delle scelte delle donne. (4-14592)

Articolo

Migranti, professoressa razzista su facebook: “Bruciateli vivi”. L’interrogazione di Giulio Marcon e mia

Mentre sono a Reggio Calabria a manifestare contro la violenza sulle donne… qualcuno mi scrive che sono una “scrofa marxista” perché ho denunciato insieme a Giulio Marcon una storia di razzismo. L’interrogazione si trova a questo link: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/14554&ramo=CAMERA&leg=17

Da Repubblica.it del 21 ottobre 2016 http://www.repubblica.it/cronaca/2016/10/21/news/venezia_professoressa_razzista-150258701/

rep-1

rep-2

rep-3

rep-4

rep-5

rep-6