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L’Orchestra sinfonica di Roma potrebbe non esibirsi mai più. La Fondazione Arts Academy, che gestisce l’orchestra, ha infatti inviato nei giorni scorsi le lettere di licenziamento a tutti i dipendenti: 74 persone, tra orchestrali e amministrativi. La Fondazione avrebbe preso la decisione a causa di una “drastica riduzione dei contributi dell’unico soggetto finanziatore”, dettata dall’assenza di “altre risorse”. Per questo la Arts academy non avrebbe più risorse per proseguire l’attività artistica dell’Orchestra Sinfonica di Roma, che suona abitualmente in posti prestigiosi della città, come l’Auditorium della Conciliazione, e rappresenta un’eccellenza culturale e musicale riconosciuta anche all’estero.

Con una interrogazione ho chiesto al ministro della Cultura Dario Franceschini, di intraprendere iniziative per scongiurare la perdita dei posti di lavoro dei 74 lavoratori e la fine di un’esperienza fondamentale per la Capitale.

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Ho presentato un’interrogazione a risposta orale al ministro dell’Interno Angelino Alfano sull’utilizzo del logo dell’Università La Sapienza nella campagna elettorale del professor Adriano Redler, prorettore dell’università e preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, candidato alle europee per Forza Italia nella circoscrizione centro. Il caso ha avuto una rilevanza nazionale grazie alla segnalazione di Marco Furfaro.

Nei «santini» elettorali Redler ha riprodotto il suo biglietto da visita, con tanto di logo dell’ateneo romano. Il professore ha sostenuto che è come se avesse messo sul santino il suo curriculum: “Mi presento così agli elettori – ha affermato Redler – vengo dalla società civile e metto a disposizione della politica la mia esperienza, la mia competenza, la mia professionalità”. Quanto al logo de La Sapienza, Redler spiega di essere stato autorizzato espressamente dall’università, per bocca dello stesso rettore Luigi Frati.

L’Università è una istituzione pubblica che non dovrebbe essere usata per una competizione di parte elettorale e il rettore dell’Università non può avere alcun titolo sull’utilizzo in tal senso del logo della stessa. Per questo chiediamo al ministro Alfano di intraprendere delle iniziative per impedire l’uso a fini privati ed elettorali del logo della Università pubblica La Sapienza.

 

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Interrogazione a risposta orale

Al Ministro dell’interno

Per sapere – premesso che:
durante la notte del 25 settembre 2005, nei pressi di viale Ippodromo a Ferrara, in uno scontro con quattro poliziotti (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri), perdeva la vita il giovane diciottenne Federico Aldrovandi;

il decesso del giovane avvenne in seguito ad una colluttazione violenta nel corso della quale vennero anche spezzati due manganelli; la morte sopraggiunse per «asfissia da posizione» (con il torace schiacciato sull’asfalto dalle ginocchia dei poliziotti), e conseguente arresto cardio-respiratorio;

con sentenza emessa in data 21 giugno 2012, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per omicidio colposo nei riguardi dei quattro poliziotti;

il 29 aprile al Grand Hotel di Rimini durante il congresso del sindacato di polizia SAP (sindacato autonomo di polizia), come testimoniato da numerosi servizi giornalistici, la quasi totalità dei delegati sindacali presenti in platea si alzava in piedi per dedicare cinque minuti di applausi, una vera e propria standing ovation, all’ingresso in sala dei quattro poliziotti condannati in via definitiva;

come li ha definiti il procuratore generale della Corte di Cassazione i poliziotti quella notte erano «schegge impazzite che hanno agito in una sorta di delirio»;

a parere degli interroganti gli applausi rivolti a quegli agenti che hanno commesso un crimine vergognoso sono un atto indegno, aggravato dalla circostanza che non sono avvenuti in un luogo qualsiasi ma al congresso nazionale del SAP, secondo sindacato in Italia per numero di iscritti tra le forze di polizia-:

se il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire con provvedimenti urgenti nei confronti di chi era presente al congresso;

se intenda intervenire, e con quali iniziative, affinché, a seguito di condanne definitive, episodi, quali quello esposto in premessa, non si verifichino più, posto che tali manifestazioni, oltre a costituire un’offesa per il dolore dei familiari di Federico Aldrovandi, non possono che minare l’essenza di uno dei pilastri della democrazia, come il sistema giudiziario, che ha da tempo già definito le responsabilità in relazione alla drammatica vicenda;

COSTANTINO, MIGLIORE, FRATOIANNI, FARINA, PAGLIA, SANNICANDRO, PILOZZI, KRONBICHLER

 

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Il decreto Lorenzin su droghe e farmaci è stato appena votato alla Camera. Ora passerà al Senato dove avverrà certamente il regolamento di conti all’interno della maggioranza. Avremmo voluto discutere questa legge, ma il Governo ha preferito troncare qualsiasi dibattito apponendo la fiducia. Sono più di 500 le sostanze classificate nelle varie tabelle a corredo del decreto-legge, ma nelle dichiarazioni di voto si è parlato quasi esclusivamente di cannabis, con il classico approccio medievale e oscurantista. Mentre nel mondo la marijuana si liberalizza e legalizza per uso terapeutico e ricreativo, in Italia pezzi dell’attuale maggioranza di governo parlano ancora di “sballo”, “spinelli dannosi per il cervello”, e addirittura di pericolosissima cannabis OGM!!?!

Abbiamo votato no a questo decreto. Cercando di fare una operazione di svelamento da un lato – la Lorenzin inizialmente voleva reintrodurre la Fini-Giovanardi sotto mentite spoglie – e denunciando dall’altro la mancanza di una seria politica sulle droghe, che influisce sul sovraffollamento delle carceri e l’emarginazione dei tossicodipendenti nella nostra società.

Con il nostro no abbiamo voluto ricordare quelle 10mila persone finite nelle carceri per reati collegati ad una legge incostituzionale, ingiusta e criminogena che ha rinchiuso in cella i tossicodipendenti. Abbiamo ricordato Stefano Cucchi, che sarebbe ancora vivo se la Fini-Giovanardi avesse fatto la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Abbiamo ricordato Federico Aldrovandi, ucciso da uomini in divisa che gli cercavano addosso chissà che cosa durante un controllo. Gli applausi e le ovazioni ai poliziotti responsabili della sua morte ieri al Sap fanno ancora più male: ho appena presentato una interrogazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Quello che è avvenuto ieri al Grand Hotel di Rimini, durante il congresso del sindacato di polizia Sap (secondo sindacato in Italia per numero di iscritti) è stato un atto vile e indegno. La quasi totalità dei delegati sindacali presenti in platea si è alzata in piedi per dedicare cinque minuti di applausi, una vera e propria standing ovation, all’ingresso in sala dei quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio di Federico Aldrovandi. Proprio quei quattro agenti, appena tornati in servizio, definiti dal procuratore generale della Corte di Cassazione “schegge impazzite che hanno agito in una sorta di delirio”.

Abbiamo chiesto al ministro Alfano di intervenire con provvedimenti urgenti nei confronti di chi era presente al congresso. Non basta la solidarietà alla mamma di Federico. Né la solita giustificazione delle “mele marce”: come dovremmo definire tutti quelli che hanno applaudito? Come dovremmo definire quello spettacolo indecoroso?

Le droghe, il decreto Lorenzin, i detenuti, le condizioni delle carceri, i tossicodipendenti, la tortura, gli abusi di potere, l’antiproibizionismo, le narcomafie. Non sono argomenti separati: sono il modo in cui organizziamo la complessità della società, lo sguardo con cui vediamo il mondo, da legislatori e da cittadini. E sono il metro con cui si valuta la civiltà di un Paese. In un’Italia che oggi arranca sempre di più in materia di diritti, emarginando (e torturando) gli ultimi.

È giusto ricordare tutto questo anche oggi. Mentre alla Camera si va avanti a piccoli passi (che vorrebbero festeggiassimo), con l’ennesima legge sbagliata sulle droghe.