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Sgombero Scup, chi ha autorizzato la demolizione dell’immobile? Il Comune trovi subito una nuova sede per Scup e assicuri la continuità dei servizi

Stamattina è stato sgomberato e parzialmente demolito lo Scup, uno spazio sociale ben integrato nel quartiere, nato in un immobile abbandonato per più di dieci anni e sottratto ad una possibile speculazione edilizia. Nell’ottobre del 2013 ho presentato una interrogazione parlamentare che non ha mai ricevuto una risposta dal Governo. Avevo chiesto dei chiarimenti su un’operazione finanziaria di cessione a un privato dell’immobile di proprietà del Ministero dei Trasporti che appare poco trasparente e sulla volontà di cambiare destinazione d’uso allo stabile creando un’area commerciale che si è palesata con una richiesta che il Comune ha negato.
Oggi ho preso parte al presidio. E davanti alle mie richieste, che hanno portato al blocco delle ruspe, nessuno ha mostrato l’autorizzazione per la demolizione della struttura. Un immobile che sorge a pochi metri dalle mura aureliane è stato distrutto parzialmente senza i necessari permessi? Nessuno finora ci ha dato le risposte. Viene invocato un principio di legalità violandone un altro? O la demolizione è stata autorizzata da qualcuno?
Rimane il punto politico: Scup è da tempo un luogo di riferimento per il quartiere, grazie alla palestra popolare e alle decine di attività sociali e culturali che offre soprattutto ai bambini del territorio. Davanti a questo sgombero, il Comune provveda ad assicurare subito a Scup la continuità dei servizi e delle attività. Si trovi una nuova sede: non è possibile lasciare la cultura senza casa.
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Treni e ferryboat tra Sicilia e Calabria. Renzi risponda alla mia interrogazione sulla soppressione di un servizio fondamentale

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Ho presentato una interrogazione al Ministero dei Trasporti sulla soppressione dei treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia. Una cancellazione che riguarderà anche i ferryboat che operano tra Messina e Reggio Calabria e che garantivano un minimo di continuità territoriale.
Mentre Renzi assume l’interim del Ministero ai Trasporti nessuno fornisce risposte ai cittadini che dovranno affrontare cambi complessi e macchinosi, scendendo dal treno e proseguendo la traversata individualmente per poi risalire in carrozza. Una procedura faticosa soprattutto per disabili e anziani.
La strategia di risparmio effettuata da una società controllata dallo Stato si sta abbattendo sul diritto alla mobilità soprattutto in un Mezzogiorno già ampiamente penalizzato. Un diritto sancito dall’articolo 16 della Costituzione che il Governo sta calpestando. Renzi risponda subito alla nostra interrogazione e ai cittadini e alle cittadine che quotidianamente attraversano lo Stretto, potenziando il trasposto eco-sostenibile a discapito di quello su gomma e favorendo il ripristino del servizio “auto a seguito”.
il testo dell’interrogazione: http://bit.ly/1Hy9Gch
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Sul diritto alla salute delle donne. #Save194

Al Ministro della salute.
— Per sapere – premesso che:
in data 4 marzo, numerosi giornali hanno riportato la notizia di una giovane donna genovese di diciassette anni che ha rischiato di morire per un aborto provocato dall’assunzione di 9 pillole di Cytotec, un farmaco curativo dell’ulcera, e indicato da alcuni blog internet come un farmaco abortivo;
il fatto sarebbe successo nell’autunno del 2013;
la notizia è emersa dopo la denuncia da parte della madre della ragazza nei confronti dell’ex fidanzato della figlia, che si sarebbe procurato in maniera regolare la ricetta per il medicinale presso il medico di famiglia dicendo di avere bisogno di una cura post-antibiotica;
il ventenne sostiene di aver agito di comune accordo con l’allora fidanzata, prima ancora di accertare l’effettiva gravidanza;
in Italia, come denunciano molte associazioni di medici e di donne vige una concreta difficoltà di reperire un medico che sia disponibile ad eseguire aborti alle donne che vi si rivolgono presso le pubbliche strutture ospedaliere (mancanza di medici non obiettori e ridotti posti letto), in inottemperanza con la legge che tutela il diritto alla salute e con la legge 194;
il Comitato per i diritti sociali del Consiglio d’Europa ha dichiarato l’Italia colpevole del mancato rispetto del diritto all’aborto. Un diritto diventato acquisito nel 1978, quando, appunto, la legge 194 ha sancito la legalità nonché la disciplina dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), che prima era reato;
questo costringe molte donne a ricorrere a rimedi chirurgici e farmacologici che mettono a rischio la loro salute e la loro stessa vita, perché viene troppo spesso negato loro di essere assistite, come la legge prevede, presso strutture mediche laiche –:
alla luce del fatti esposti in premessa e delle numerose interrogazioni parlamentari già rivolte al Ministro come intenda agire per garantire un diritto sancito dalla legge n. 194 rispettare il diritto all’aborto delle donne, e che genere di politiche intenda mettere in campo per garantire la presenza costante di medici non obiettori negli ospedali e adeguarsi agli standard europei. (4-08302)

COSTANTINO, NICCHI, FERRARA, SCOTTO, RICCIATTI, KRONBICHLER, MARCON, FRATOIANNI, MELILLA, SANNICANDRO e DURANTI.

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Interrogazione sul crollo di un ascensore all’ospedale civile di Locri

Interrogazione a risposta scritta 4-07950
presentato da
COSTANTINO Celeste
testo di
Mercoledì 11 febbraio 2015, seduta n. 375
COSTANTINO, NICCHI e MATARRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in data 9 febbraio 2015, presso l’Ospedale Civile di Locri è precipitato, all’altezza del primo piano, un ascensore con all’interno due operatori del personale medico, a causa di un cedimento del cavo di acciaio;
i due operatori non hanno subito gravi lesioni, ma sono stati ricoverati in stato di shock. Se il cavo si fosse rotto ai piani più alti le conseguenze sarebbero state certamente più gravi e drammatiche;
già nel 2014 un caso analogo aveva interessato gli ascensori del medesimo ospedale, quando una donna in condizioni critiche è rimasta per ore su una barella al pronto soccorso, in attesa di essere trasferita con urgenza al quinto piano, a causa di un blocco degli ascensori, il terzo blocco in appena un mese;
attualmente, oltre all’ascensore precipitato, anche l’altro ascensore presente nella struttura è fermo in attesa di una riparazione che si aspetta da mesi, sembra perciò che per raggiungere il quinto e ultimo piano si debbano fare le scale;
da articoli di giornali locali si apprende che lo stato dell’ospedale di Locri versa in una situazione di degrado anche su altri fronti: mancanza di cotone e siringhe e stato di usura dei macchinari ospedalieri;
le stesse segreterie Cgil Rc-Locri e Fp Cgil Rc-Locri – come riporta un articolo del Corriere locride del 10 febbraio 2015 – ha denunciato che «quanto accaduto non trova alcuna giustificazione. Si tratta di un incidente che poteva avere ripercussioni ancora più gravi ed è solo la punta di un iceberg: una struttura che sta crollando, che è al collasso tra mancanza di personale, assenza di programmazione e carenza di attrezzature mediche. Un nosocomio, le cui criticità sono state più volte denunciate dalla CGIL, in cui i livelli di Pronto soccorso sono ai minimi storici; in cui lo smantellamento di interi reparti sta proseguendo senza sosta. Un ospedale che non riesce a rispondere ai bisogni di cento mila utenti in un territorio in cui le distanze geografiche tra aree interne e Locri sono un’altra enorme problematica per i cittadini –:
se il Ministro interrogato sia al corrente degli episodi sopra citati e se l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario possa aver cagionato un ridimensionamento delle risorse tale da mettere a repentaglio l’incolumità dei degenti calabresi. (4-07950)