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Ministero delle Pari Opportunità: perché è utile sul piano simbolico e materiale

Assemblea Nazionale del PD

da La27ora – Corriere.it

Signor Presidente del Consiglio,
l’attribuzione della delega alle Pari opportunità alla viceministra del Lavoro è un passo indietro, una “non scelta” come ha scritto Barbara Stefanelli sul Corriere. Questo Ministero, voluto dal Governo Prodi nel 1996, aveva sancito un punto: esiste in Italia una discriminazione di genere. Da allora che cosa è cambiato? I più dicono che questo Ministero non è servito a niente, altri che ne hanno seguito l’evoluzione attribuiscono alle Pari opportunità alcuni provvedimenti significativi. Ma la scelta di non sostituire la Ministra Idem non nasce certo da una valutazione sull’efficacia di quel Ministero che il Presidente del Consiglio aveva riconfermato appena due mesi fa evidentemente confidando nella sua necessità. E in questi due mesi per la verità ci sono ragioni nuove a sostegno dell’utilità del Ministero sia sul piano simbolico che sul piano materiale.

Tra i primi atti di questa legislatura c’è stato quello di approvare all’unanimità, alla Camera e al Senato, la ratifica della Convenzione di Istanbul. Un atto dovuto, ma non scontato, a cui si è arrivati soprattutto grazie alla capacità dei movimenti delle donne di imporre il tema della violenza maschile e del femminicidio nell’agenda politica del Paese. Se il Parlamento ha finalmente preso consapevolezza di questo fenomeno – dei numeri, delle dinamiche e dello stato sociale e culturale in cui tutto ciò si determina – e se aveva appena avviato i suoi lavori la task force voluta dall’ex ministra Josefa Idem, come si può pensare che in una fase così delicata l’atto politico successivo possa essere quello di eliminare il Ministero che più di tutti aveva il compito di monitorare il percorso iniziato attraverso quel voto?

Pertanto, piuttosto che attribuire una delega specifica sul “femminicidio” – come è stato fatto con Isabella Rauti – disconoscendo di fatto la complessità del fenomeno, sarebbe stato necessario mettere nelle condizioni il Ministero delle Pari opportunità di farsi da garante fino in fondo della piena applicazione della Convenzione che investe, e attraversa, tutti gli altri Ministeri: dall’Istruzione al Lavoro, dall’Economia agli Affari sociali. È una scelta incomprensibile, Signor Presidente, nella forma e nella sostanza, nella superficie e nella profondità.

Temiamo che, purtroppo, anche questo passaggio sia stato viziato dalle “larghe intese”, che in questa fase evidentemente non godono di buona salute: non vorremmo cioè che le mancate alchimie politiche prevalessero sul bene comune.

Non siamo portatori di una visione ideologica ma non abbiamo mai creduto a una politica “neutra” delle donne: essere di parte però non ci ha mai impedito di riconoscere, se buono, il lavoro dei nostri avversari politici. Anzi, di recente, attraverso il voto alla nostra mozione sulla piena applicazione della legge 194, abbiamo scoperto il sì del Pdl contro la sorprendente astensione del Pd. A dimostrazione che su certi terreni non si può ragionare con schemi politici predefiniti.

È importante il profilo politico del Ministero delle Pari opportunità e, per questo, avevamo criticato l’accostamento con lo Sport sotto la direzione di Josefa Idem. Mai ci saremmo aspettati, dopo appena tre mesi, di dover chiedere almeno il ripristino di ciò che era stato già acquisito.

di Titti Di Salvo, Celeste Costantino, Gennaro Migliore

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Giovani donne di seconda generazione

giovani donne di seconda generazione

Oggi ho partecipato alla presentazione del progetto #Secondeachi?, giovani donne di seconda generazione. Un progetto dal valore politico inestimabile.

Stiamo vivendo un periodo di arretramento delle politiche di integrazione: occorre ragionare su un nuovo concetto di cittadinanza, inclusivo e condiviso. Lo Ius soli può essere il giusto “varco” per rimettere al centro dell’impianto legislativo le persone e i diritti. Bellissima una frase pronunciata da Rosa Jijon durante la presentazione: “il passaporto non è solo appartenenza e soggiorno, ma vuol dire viaggio, mobilità e soprattutto sogno”.

Il progetto
www.donnedisecondagenerazione.eu

Cecile Kyenge ed Elettra Deiana

Cecile Kyenge ed Elettra Deiana

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Seconde a chi? Giovani donne di seconda generazione tra cittadinanza e politica

secondeachi

Roma, giovedì 27 giugno, ore 12.00

Senato della Repubblica, Palazzo Madama, sala Caduti di Nassirya

Introducono
Loredana De Petris (senatrice Sel)Elettra Deiana (Coordinamento nazionale Sel)Giorgia Bordoni (coordinatrice del progetto Seconde a chi?), Samia Oursana (Stranieri in Italia), Rosa Jijon (artista visiva)

partecipano e intervengono
Sergio Boccadutri (deputato Sel), Khalid Chaouki (deputato PD), Celeste Costantino (deputata Sel), Marco Furfaro (resp.movimenti sociali, precarietà, migranti, Coord.nazionale Sel), Mario Marazziti (deputato Scelta civica per l’Italia), Marisa Nicchi (deputata Sel), Alessia Petraglia (senatrice Sel), Giorgio Sorial (deputato Movimento 5 Stelle), Livia Turco (presidente Fondazione Nilde Iotti).

Interviene
Cecile Kyenge, Ministra per l’integrazione
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