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Perché la Kyenge non deve mollare. E nemmeno noi, cara Igiaba

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In risposta alla lettera di Igiaba Scego indirizzata a Cecilè Kyenge

Cara Igiaba, A volte serve molto coraggio per dire un “no”, come ricordi nella tua lettera inviata alla ministra per l’integrazione Cecilè Kyenge. Talvolta, però, ne serve ancora di più per continuare, per ostinarsi e vincere una lotta giusta, per tentare di fare luce anche in mezzo ad una coltre di nebbia.

Nel tuo “invito” alle dimissioni della Kyenge sottolinei questioni importantissime, temi che riguardano il funzionamento di questo governo nato da un patto come dicono loro “necessario” ma già sfilacciato il giorno dopo. Un esecutivo che si rifiuta di fare una politica trasparente e che si allontana sempre di più dalle esigenze e le vite delle italiane e degli italiani. Tutto alla luce del sole, senza nascondersi. Fintamente “a loro insaputa”.

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Non possiamo ancora aspettare. La cultura, la musica e i saperi possono e devono essere un modo concreto per uscire dalla crisi. Una crisi non solo economica, ma sociale e appunto culturale. Ricominciamo dagli spazi, da una socialità culturale e musicale che abbiamo accantonato in anni di austerità e tagli ai fondi alla Cultura. Cosa può unirci più di cantare insieme, di suonare la stessa musica, di ballare e sentirci un’unica onda? Da deputata di Sel in commissione Cultura mi impegno ancor di più affinché anche in Italia ci sia finalmente una legge per la musica dal vivo.
> Firma anche tu la petizione su Change.org

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Le “nuove carceri” e la legge del taglione

cellaOggi in aula prosegue la discussione sulle pene detentive non carcerarie. Mentre la Corte Europea dei Diritti umani continua a bacchettare l’Italia per i trattamenti disumani e degradanti in relazione allo stato delle carceri, nel nostro parlamento avviene un dibattimento surreale, straniante. Ed anche esasperato dalle posizioni che purtroppo conosciamo bene e che tanto male hanno fatto al nostro Paese: in primo luogo quelle della Lega Nord, poi quelle del Movimento 5 stelle che oggi si è svelato all’opinione pubblica.

Proprio sulle carceri infatti è venuta fuori con tutta la sua violenza la natura della loro cultura politica che, oggi più che mai, è caratterizzata da un atteggiamento e approccio forcaiolo e giustizialista.

Così, chi dopo il risultato elettorale si affannava ad individuare nel M5s la nascita di una nuova sinistra dovrebbe ricredersi in maniera definitiva. I parlamentari del Movimento di Grillo considerano il carcere come un luogo di vendetta e nella loro analisi non tengono conto del numero di tossicodipendenti e di emigrati detenuti a causa di due leggi vergognose: la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, che hanno prodotto scientificamente una situazione di sovraffollamento insostenibile unito alla realizzazione concreta del fallimento del principio di rieducazione della pena.[Read more]