Con un emendamento al DL Istruzione abbiamo chiesto e ottenuto un intervento sulle somme confiscate alle mafie, prevedendo che il 3% di queste sia destinato al finanziamento di nuove borse di studio. L’approvazione alla Camera rappresenta una grande vittoria per l’antimafia, e tiene insieme due punti qualificanti dell’azione politica: il contrasto ai clan e il diritto allo studio. Abbiamo raccolto la proposta elaborata dall’associazione antimafie daSud, condivisa e supportata da tanti movimenti studenteschi, e fatto in modo che fosse approvata. Anche così dimostriamo un binomio inscindibile: non ci può essere antimafia senza formazione, né formazione senza antimafia.

Attualmente tutte le somme confiscate alle mafie sono destinate al fondo unico della Giustizia, che a luglio 2013 disponeva di 947 milioni di euro, di cui 72,7 milioni di euro da versare al Ministero dell’Interno – spiega la deputata di Sel – Con il nostro emendamento il 3% di questi fondi saranno destinati al diritto allo studio, in modo da cancellare una volta per tutte la figura vergognosa dell’idoneo non beneficiario. Il denaro servirà al finanziamento dei servizi per gli studenti: contributi affitto, mense, mobilità oltre a diventare nuove borse di studio.

Vigileremo affinché il Senato confermi la decisione dell’aula di Montecitorio – conclude la deputata Celeste Costantino – Stiamo inoltre depositando una proposta di legge per destinare anche gli immobili, confiscati alle mafie, agli enti regionali per il diritto allo studio: potrebbero diventare residenze per gli studenti fuorisede, open space per attività universitarie e accademie specializzate.

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Quello che resta. La storia di Stefania Noce

stefania-e-loris-2“Ha ancora senso essere femminista?, si era chiesta Stefania in un articolo scritto e pubblicato quando era poco più che adolescente. E si era risposta che sì, un senso lo aveva. Perché questo Paese ha ancora bisogno di donne orgogliose di esserlo. È anche per questo che è stato scritto questo libro”.

“Quello che resta” (Villaggio Maori edizioni) ricostruisce la storia di Stefania Noce, giovane militante di sinistra, da sempre in prima linea per i diritti delle donne e morta di femminicidio nel 2011. Il racconto, dal taglio narrativo e rigore giornalistico, è anche la storia delle donne in Italia, dove il maschilismo è una realtà culturale ancora ingombrante e vergognosa. Ne parleremo giovedì 31 ottobre alle 20:30 allo spazio daSud. All’incontro, moderato da Angela Ammirati (daSud), parteciperanno l’autrice Serena Maiorana, la giornalista Flavia Fratello (La7) e la deputata di Sel Celeste Costantino, promotrice di una proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole.

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Manca una visione della scuola del presente e di quella del futuro. Ed è facile notare tali assenze da tre indici principali: si fa finta che non esista un divario tra scuole del Nord e scuole del Sud, non si affronta concretamente il tema della dispersione e il diritto allo studio continua ad essere insufficiente.

Per l’ennesima volta ci viene presentato un decreto d’urgenza che risolve alcune questioni emergenziali facendo finta di affrontare in maniera strutturale i problemi. Non è così, e si vede. È necessaria una riforma organica dell’Istruzione, che abbia una visione del futuro, che scelga come reclutare i suoi docenti, che abbia il coraggio di rimettere in discussione tutte le categorie esistenti, che non abbia paura di incrementare i fondi per la ricerca, magari allineandoli agli obiettivi europei.

Prendiamoci cura dei nostri giovani, dei nostri studenti. Che in questi anni si sono sentiti dire bamboccioni, choosy, sfigati e ultimamente inoccupabili. Non è un tema che riguarda solo loro, ma investe tutti noi, le famiglie (vero e proprio welfare in mancanza dello stato), il tema del reddito minimo (che vorremmo fosse garantito), la fuga dei cervelli, la precarietà esistenziale, l’abbandono scolastico.

Approfittiamo di questa discussione per sottolineare un altro tema che il Governo ha goffamente cercato di dimostrare di tenere a cuore: la lotta al femminicidio. Lo abbiamo detto più volte, dalla ratifica della Convenzione di Istanbul all’approvazione del Pacchetto sicurezza: la scuola è centrale nella prevenzione alle violenze di genere.
L’ha detto anche lei Ministro Carrozza eppure l’emendamento e la nostra proposta che vede l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo ciclo non sono stati condivisi. Un insegnamento che possa promuovere percorsi di formazione tesi a stimolare nei ragazzi e nelle ragazze la capacità di riflettere e ragionare sull’emotività, sull’affettività; fornire strumenti necessari a gestire i conflitti, i fallimenti, i rifiuti; sradicare pregiudizi, stereotipi, in grado di alimentare, giustificare o motivare la discriminazione o la violenza di un genere sull’altro. Educare i giovani in materia di parità e solidarietà tra uomini e donne.

“Siate affamati, siate folli” diceva Steve Jobs. “Siate ribelli” ha pronunciato la ministra Carrozza in visita al liceo Socrate di Roma. Spero che prima di tutto ciò questo Parlamento sia in grado di dire ai giovani: “Siate liberi”. L’esatto opposto della vostra politica perennemente sotto ricatto e a svantaggio delle persone.

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SEL propone il reddito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precarie con un reddito annuale inferiore a 7.200 euro.

Siamo tra i pochissimi Paesi europei – oltre a noi solo la Grecia – a non avere alcuna forma di tutela di ultima istanza. Un reddito minimo contrasta la povertà, libera dal ricatto della precarietà e dal lavoro nero, garantisce una vita dignitosa.

Da argine può diventare modello di un welfare che include e promuove. Il reddito minimo permette a una generazione, ormai non così connotata anagraficamente, di avviare un percorso di crescita formativa, professionale e di vita, in autonomia e con una minima rete di protezione sociale. Il reddito minimo non è una misura assistenziale, ma un investimento, un’opportunità, una responsabilizzazione degli individui perché tutti e tutte possano costruire qualcosa per sé e per la società in cui vivono.

Per questo SEL sostiene la proposta di legge per l’istituzione del reddito minimo garantito, che prevede un reddito di 600 euro al mese a tutte le persone inoccupate, disoccupate e precariamente occupate con un reddito personale imponibile inferiore a 7.200 euro.

Inoltre crediamo sia uno strumento di welfare fondamentale anche in funzione antimafia: molte inchieste dimostrano che le mafie assicurano una sorta di welfare parallelo, perché sono l’unico soggetto in grado di garantire liquidità e potenza economica.

Pensiamo, a proposito, che la nuova Commissione Antimafia debba promuovere un’azione per l’introduzione del reddito minimo garantito per i più giovani. Per offrire loro la libertà di dire “no” al controllo del mercato del lavoro da parte dei clan e della cattiva politica. Per questo raccolgo e rilancio anche i 10 punti dell’Associazione daSud.

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