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Violenza di genere: si discuta presto la nostra proposta sull’inserimento della educazione sentimentale nelle scuole

uchenici
Ad ottobre è stato votato e approvato un pacchetto sicurezza spacciato per legge contro il femminicidio e adesso il Governo scopre che le forze dell’ordine da sole non bastano per arginare la violenza di genere. Dalla stampa apprendiamo che l’esecutivo dice di star costruendo una task force con amministrazioni e associazioni per la prevenzione; e afferma che servono anche la cultura e l’educazione. Che tempismo!

Noi abbiamo sostenuto la necessità di insistere sulla prevenzione e sulla scuola quando abbiamo chiesto di far ratificare la Convenzione di Istanbul, ad inizio legislatura.

Basta con le parole, con i finti appelli retorici davanti all’ennesima vittima. Se la viceministra Guerra crede davvero a quello che dice sostenga e faccia in modo che arrivi il prima possibile alla Camera la nostra proposta di legge sull’inserimento dell’educazione sentimentale nelle scuole del primo e del secondo cicloper la crescita educativa e culturale degli studenti in materia di parità e solidarietà tra uomini e donne.

Il Governo e il Parlamento possono dare immediatamente un segnale forte e chiaro per la prevenzione, discutendo in aula al più presto la pdl per abbattere stereotipi e pregiudizi. Ci vogliono subito atti concreti.

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Sel e la cultura del testosterone

da Il manifesto – 14 gennaio 2014

“Le donne rappresentano l’elemento fondativo di Sel”. È un’espressione che troverete scritta in tanti documenti del mio partito e che tante volte avrete sentito pronunciare da Nichi Vendola. Eppure oggi, alla vigilia del nostro secondo congresso, si può tranquillamente affermare: non è affatto così! E, sia chiaro, non è certo questione di quote: quelle vengono rigorosamente rispettate, almeno nei livelli nazionali. È piuttosto una questione di cultura politica e quella, purtroppo, è ferma al modello partitico novecentesco, quello tanto criticato e da cui tutti dentro Sel hanno detto più volte di voler prendere le distanze.

Il congresso, definito “fantasma” da alcuni commentatori, dentro Sel è vivissimo, almeno nelle sue modalità classiche di competizione maschile per la gestione del potere (?). Dove, sia chiaro, il potere può essere rappresentato da qualsiasi cosa, l’importante è che sia riconosciuta una funzione. E quindi ci ritroviamo con quei bei capannelli di testosterone, con questi quarantenni che vogliono incarnare il rinnovamento della politica usando però lo spirito dei dirigenti “vecchio-Pci”. Vale per tutti, per chi – per dirla con il loro linguaggio – rappresenta la “destra” e la “sinistra” del partito e per chi gioca a differenziarsi con tatticismi privi di qualsiasi fondamento realista.

A questo congresso abbiamo sottoscritto un documento unico, eppure oggi scopriamo che non la pensiamo tutti allo stesso modo. Niente di male, se non fosse che gli unici emendamenti sono stati presentati – udite udite – da una donna, Fulvia Bandoli. Una posizione che, rappresentando una minoranza, non ha conosciuto sottolineature giornalistiche. Grande spazio invece alle “aree” intorno ai maschi “giovani”, accompagnati da altrettanti maschi di esperienza. Non faccio l’omertosa i nomi li conoscete già: Nicola Fratoianni, Gennaro Migliore, Massimiliano Smeriglio, Claudio Fava… E gli uomini di esperienza? Anche: Fabio Mussi, Franco Giordano, Ciccio Ferrara. Tutti a riflettere su: Schulz o Tsipras? Questo è il problema (?). Non cito l’Amleto a caso.

E poi c’è Nichi, il capo, colui che tenta di tenere un equilibrio con tutti. Intorno a un caminetto? Forse sarebbe meglio dire in mezzo a qualcosa di simile ad un pollaio con tanti galli. Vedete, il resto della politica italiana non è certo messa benissimo. Però è innegabile che alcune scelte fatte prima dal Pd di Bersani e poi dal Pd di Renzi indichino degli investimenti veri. E non soltanto l’espressione infelice: noi abbiamo portato il 40% delle donne in Parlamento!

Basta seguire i programmi di approfondimento televisivo per notare i numerosi volti femminili dei partiti più diversi. Vale persino per i vari partiti del centrodestra. Solo Sel non è stata finora in grado di fare questo passo in avanti. Eppure, ve l’assicuro, anche le donne di Sel sono in grado di discutere del Pse e di Syriza. Ma, come ironicamente dicevo prima, non è questo il problema. Come non lo è neanche questo tira e molla su Renzi. Ho abbastanza onestà intellettuale per dire che la più lontana da me dentro il mio partito non ha nulla da invidiare alle personalità che hanno una notevole visibilità in questa fase storica. Dal punto di vista istituzionale Titti Di Salvo e Loredana De Petris, dal punto di vista dell’esperienza Maria Luisa Boccia ed Elettra Deiana, dal punto di vista della direzione politica Cecilia D’Elia ed Elisabetta Piccolotti. E questo vale per tutte le donne della segreteria nazionale e del gruppo parlamentare.

Se ho macchiettizzato la posizione dei compagni mi dispiace e, per farmi subito perdonare, faccio la stessa cosa su me stessa: credo che Sel debba agire la propria autonomia dentro il perimetro del centrosinistra e che non debba più guardarsi indietro, per lo stesso motivo, e con la stessa ambizione di cambiamento e modificazione dello stato delle cose, penso che debba aderire al Pse e sostenere Schulz che non vuol dire certo rassegnazione alle larghe intese o alle politiche rigoriste. Non ho l’ossessione di Renzi, ma mi interrogo sull’utilità della sinistra e sulla nostra cultura politica e temo la scomparsa della sinistra in questo quadro di continui e repentini cambiamenti. Proprio di questo mi piacerebbe discutere al congresso.

In conclusione, so già cosa state pensando: ma a questa non basta fare la deputata? E poi, abbiamo eletto Laura Boldrini Presidente della Camera che altro vuole? É da questi interrogativi, che adesso spero non pronuncerete più, che si capisce il perché di questo mio intervento.[Read more]

Cereso

Il Centro Reggino di Solidarietà di Reggio Calabria (Ce.Re.So.) ha accolto Celeste Costantino presso la Comunità Terapeutica Archè – Totò Polimeni, di Sant’Alessio in Aspromonte (RC), che ospita oggi un gruppo di 15 tossicodipendenti che stanno affrontando un percorso di recupero e reinserimento sociale.

Un momento informale di dialogo durante il quale la deputata ha visitato i locali della struttura, da poco rinnovati, ed è entrata in contatto con i problemi che il terzo settore si trova oggi a vivere.

Molto intenso l’incontro e il confronto con gli ospiti della Comunità con i quali si è tessuto un dialogo serrato sullo stato attuale della giustizia in Italia e sulle modalità che oggi la politica usa per comunicare il proprio impegno: amnistia, pene alternative, occasioni di reinserimento e rilancio della cultura sono stati solo alcuni dei temi sui quali la deputata è stata sollecitata dai ragazzi del Ce.Re.So..

«Vengo da una recente visita del carcere di Reggio Calabria – ha affermato Celeste Costantino – dove i livelli essenziali, dai servizi igienici al personale, lasciano veramente a desiderare. Qui invece mi ritrovo in una casa accogliente, che ospita anche e in buona parte ex detenuti, e che nonostante l’impegno quotidiano di molti, si ritrova costretta a lottare ogni giorno cercando di far quadrare i conti, pur offrendo risposte concrete e di livello, a bisogni che dovrebbero riguardare ognuno di noi. Tutto questo mi fa capire che qualcosa nella società evidentemente non funziona ed il legislatore, io in primis, deve farsi carico di tali anomalie».

«Io mi reputo una privilegiata – ha proseguito Celeste Costantino – perché a differenza di molti posso visitare questi luoghi, difficilmente accessibili ai cittadini: le carceri, i Cie e i centri di accoglienza, avendo la fortuna di percepirne il dolore e la fatica e trovare in questo una spinta ulteriore al mio impegno anche al vostro servizio. È fondamentale prendere ancor di più coscienza del lavoro prezioso portato avanti in maniera silenziosa e quotidiana in luoghi come il Ce.Re.So.».

Gli operatori presenti all’incontro hanno manifestato tutte le difficoltà che incontrano quotidianamente nel dover gestire un servizio, giustamente, nel rispetto dei requisiti richiesti ad una struttura ausiliaria al sistema sanitario ma che nel concreto ha una copertura finanziaria ben oltre sotto la soglia richiesta dal fabbisogno effettivo. In particolare in Calabria, i servizi per le tossicodipendenze, sia pubblici che del privato sociale, assorbono solo lo 0,4% dell’intero budget sanitario, contro una media nazionale dell’1% ed un fabbisogno reale che richiede minimo un investimento del 1,5% delle risorse.

L’incontro si è chiuso con l’impegno da parte dell’on. Costantino di «farmi voce vostra in Parlamento, sollecitando attenzione per il terzo settore e per le problematiche legate alla prevenzione, al recupero e al reinserimento sociale di chi, come voi, pur avendo sbagliato nella vita, si assume oggi le proprie responsabilità e chiede solo di poter riavere la dignità che spetta ad ogni uomo».