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Femminicidio, solo 6mila euro per ogni centro antiviolenza. È questa la prevenzione del Governo Renzi?

La legge cosiddetta “contro il femminicidio”, che abbiamo sempre definito un pacchetto sicurezza omnibus, ha stanziato 17 milioni di euro per gli anni 2013/2014 per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Ma solo poco più di un decimo del finanziamenti andranno ai Centri antiviolenza e alle Case rifugio, strutture che si fanno carico da decenni in tutta Italia di accogliere e offrire servizi alle donne vittime di violenza.
In base alla mappatura svolta dal Governo per i centri sono previsti 2 milioni e 260 mila euro: un finanziamento che sarà ripartito tra i 352 centri e non arriverà a sfiorare il 6.000 euro per ogni struttura. Briciole con cui si potranno a malapena pagare le bollette.
Il Governo Renzi continua a sottrarre e negare fondi alla prevenzione della violenza maschile sulle donne: la parte corposa degli stanziamenti andranno alle Regioni che finanzieranno progetti sulla base di bandi. Mentre il Piano nazionale Antiviolenza non è stato ancora formulato.
Il premier Renzi si presenterà domani all’inaugurazione del semestre europeo senza aver ancora dato la delega alle pari opportunità. Ciò rappresenta l’ennesima scelta in contrasto con la Convenzione di Istanbul che, votata all’unanimità dal Parlamento, entrerà in vigore dal prossimo primo agosto.

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Lo sguardo di Celeste Costantino è lucido e rassicurante a tal punto che potresti anche dimenticarti dell’orrore che ci ha raccontato la cronaca di queste ore. Sui giornali vediamo il sangue delle donne e degli indifesi: dalle coltellate di Carlo Lissi, l’informatico di Motta Visconti (Mi) che ha ucciso la moglie e i figli, all’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio nel 2010. Ma lo sguardo di Celeste è abituato sia alla limpidezza del mare, quello della sua Reggio Calabria, sia ai profili spigolosi delle palazzine del Gebbione, il quartiere inquinato dalla ’ndrangheta in cui è cresciuta. Lei, 35 anni, una laurea in Filosofia, vive a Roma, nella borgata multietnica di Torpignattara, anche adesso che è deputata alla Camera per Sel. È sua, e di altre 8 deputate, la proposta di introdurre l’ora di educazione sentimentale nelle scuole. Un’iniziativa che, se fosse attuata, andrebbe a colpire alla radice il fenomeno del femminicidio.

Come possiamo uscire in modo costruttivo dalla rabbia e dallo sgomento in cui ci ha portati la cronaca di questi giorni?
«Partiamo dall’uso delle parole: il linguaggio va cambiato. Se oggi diciamo femminicidio, e non più dramma della gelosia o raptus della follia, è perché il movimento delle donne ha lottato per modificare il modo in cui interpretiamo quello che accade».

Qual è la seconda mossa?
«Bisogna dare il massimo sostegno ai centri che aiutano le donne a uscire dalla condizione di vittima dopo aver subito una violenza. Al momento, queste strutture specializzate sono poche e affidate solo alla sensibilità degli enti locali. Non basta».

Arriviamo così al cuore della sua proposta: portare nelle scuole l’educazione sentimentale.
«Un fatto rivoluzionario. Da una parte vorrei più formazione per gli insegnanti, perché sappiano affrontare il rapporto con i ragazzi rispettando le differenze, non solo quelle tra maschi e femmine, ma anche culturali e religiose. Dall’altra, chiedo di far crescere gli studenti dedicando un’ora del loro programma settimanale all’affettività, incrociando l’educazione sessuale all’educazione civica. Abbiamo pensato la proposta di legge per le medie e le superiori, ma in molti mi hanno scritto suggerendo che venga estesa anche alla scuola dell’infanzia».

E i libri di testo?
«Io non mi ricordo una sola filosofa, una sola scrittrice, un solo personaggio storico femminile che ho studiato in classe. Esistono, però non sono state valorizzate nel percorso scolastico. Farlo aiuterebbe la formazione delle nuove generazioni. Ed è importante, perché la crisi sta mettendo alla prova il rapporto tra uomo e donna».

Attraverso l’associazione daSud, lei si occupa di criminalità. Esiste una relazione fra la mafia e il femminicidio?
«La ’ndrangheta è uno dei sistemi più machisti e maschilisti che esistano. La donna è una “cosa” che appartiene agli uomini e viene strumentalizzata. Per esempio nelle faide: quando vuoi far pagare un conto a qualcuno, non uccidi lui, ammazzi sua madre, sua figlia, la sua fidanzata. E la donna viene usata per screditare i pentiti e per disorientare l’opinione pubblica: una persona non è eliminata perché ha dato fastidio alle cosche, ma per una “volgare” questione di “femmine”. Dobbiamo dire basta».

Lei ha lavorato ai testi del libro a fumetti sullo stupro di una studentessa calabrese: Roberta Lanzino – Ragazza (Round Robin Editrice). Nell’appendice riporta la sua esperienza di vita in un ambiente universitario maschilista di cui sono complici anche le donne.
«La cosa che mi ha colpito, confrontadomi con le altre studentesse sull’omicidio di Roberta, è stata la totale assenza di solidarietà. Le addossavano anche la colpa di aver preso, per andare al mare, la strada poco frequentata in cui è stata violentata e uccisa da 2 componenti della ’ndrangheta. La cultura maschilista le donne l’hanno non solo subita, ma perfino condivisa. Io, per prima, non ne sono immune. Ho seguito un percorso interiore: sì, ogni giorno devo fare un grande lavoro su me stessa».

Roberto Moliterni – Donna Moderna

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Odg al DL Irpef per l’introduzione del reddito minimo garantito in Italia

La Camera,
premesso che:
l’articolo 1 del provvedimento in esame prevede la riduzione una tantum del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti e assimilati, mentre dal provvedimento sono esclusi disoccupati, incapienti, pensionati e partite Iva;
il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato il 16 maggio scorso che: «gli sgravi Irpef per incapienti, partite Iva e pensionati arriveranno nel 2015»;
gli ultimi rilevamenti dell’Istat ci hanno restituito ancora una volta un’immagine drammatica: sono più di 3 milioni le lavoratrici e i lavoratori precari, la disoccupazione ha superato la soglia inaudita del 13 per cento, con punte che sfiorano il 45 per cento tra le e i più giovani; in breve, la sussistenza stessa di milioni di persone è messa a repentaglio dalla spirale crisi-austerità;
si deve dunque giungere finalmente anche in Italia alla predisposizione, proprio contro la crisi e anche in chiave anticiclica e antirecessiva, di un meccanismo a garanzia del reddito di tutte le residenti e i residenti. Ci si deve concentrare nell’azione di governo sulle drammatiche condizioni materiali della vita delle persone e sulla necessità e l’urgenza di risposte immediate in questo senso;
il modello da seguire sono gli schemi di tutela del reddito presenti nella maggior parte dei Paesi europei; esso deve essere rispettoso delle indicazioni in materia del Parlamento europeo, e prevedere un sostegno ai soggetti disoccupati, precariamente occupati o in cerca di prima occupazione pari ad almeno 600 euro mensili, oltre ad integrazioni in beni e servizi a carico delle Regioni;
si tratterebbe di una misura simile in sostanza a quelle già adottate in Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Salvo che in Italia e in Grecia infatti, misure di legge contro la povertà sono presenti in tutta Europa. Già nel 1992 il Consiglio europeo aveva invitato gli stati membri ad adeguarsi a chi aveva già introdotto il reddito di base tra le proprie politiche di welfare e la raccomandazione 92/411 di fatto impegnava gli stati ad adottare misure di garanzia di reddito;
la situazione europea è la seguente:
in Belgio viene elargito il Minimax, una rendita mensile di 650 euro, rilasciata a titolo individuale, a cui può avere accesso chiunque;
in Lussemburgo abbiamo il Revenu Minimum Garanti, un reddito individuale che si aggira intorno ai 1.100 euro e che si ottiene fino al raggiungimento di una migliore condizione economica (in altre parole, finché non si trova un impiego stabile);
in Olanda esiste il Beinstand, rilasciato a titolo individuale, che si accompagna a tutta una serie di sostegni per affitti, trasporti e accesso alla cultura. Esiste inoltre un’altra forma di reddito minimo di 500 euro, il Wik, garantito agli artisti per poter permettere loro di creare in libertà senza troppi oneri economici;
in Austria c’è il Sozialhilfe (letteralmente «aiuto sociale») affiancato a diverse coperture delle utenze quali elettricità, gas e affitto ed altri aiuti economici per il cibo;
in Norvegia viene chiamato «reddito di esistenza» (che già nel nome si presenta significativo): si tratta di un versamento mensile di 500 euro, elargito individualmente, che si integra a coperture dell’affitto e dell’elettricità;
in Germania esiste l’Arbeitslosengeld II, rilasciato a tutti coloro, di età compresa tra i 16 e i 65 anni, che non hanno un lavoro o appartengono a fasce di basso reddito. Si tratta di una rendita mensile di 345 euro, che di per sé non è elevata, ma si integra alle coperture dei costi di affitto e riscaldamento. Questa rendita inoltre è illimitata nel tempo e viene garantita non solo ai cittadini tedeschi, ma anche agli stranieri con regolare permesso di soggiorno;
in Gran Bretagna, paese precursore per quel che riguarda il sostegno al reddito, sono garantiti diversi interventi che permettono ai meno abbienti di poter avere un tenore di vita discreto. L’Income Based Jobseeker’s Allowance è una rendita individuale illimitata nel tempo, che varia dai 300 ai 500 euro, rilasciata sempre a titolo individuale a partire dai 18 anni di età a tutti coloro i cui risparmi non raggiungono i 12.775 euro. Viene inoltre garantita la copertura dell’affitto (Housing benefit) e vengono rilasciati assegni familiari per il mantenimento dei tigli. Sempre per quanto riguarda i figli e la loro educazione c’è l’Education Maintenance Allowance, un sussidio rilasciato direttamente ai ragazzi per coprire le spese dei loro studi. Infine c’è l’Income Support, un sussidio di durata illimitata, garantito a chi ha un lavoro che ammonta a meno di 16 ore settimanali;
in Francia, il Revenu Minimum d’Insertion o Rtni è stato adottato dal 1988, si ottiene dai 25 anni in su e consiste in un’integrazione al reddito di circa 425 euro se si è single, 638,10 euro se si è in coppia, 765,72 euro se la coppia ha un figlio, 893,34 euro se ne ha due, più 170 euro per ogni altro figlio. Le coppie con almeno un figlio hanno diritto poi alle Allocations Familiales, valide lino al compimento del 21o anno di età del figlio. Per ogni nato, bimbo adottato o in affido c’è la Prestation d’Accueil du Jeune Enfant (Paje), che varia dai 138 ai 211 euro mensili. Sempre per ciò che riguarda i figli, alle famiglie con bimbi o ragazzi in età scolare e che non superano ima determinata fascia di reddito, viene assegnata l’Allocation de Rentrée Scolaire, un sussidio di circa 247 euro destinato all’acquisto del materiale scolastico. Per poter beneficiare dei contributi sugli affitti basta poi dimostrare che l’appartamento in cui si vive sia proporzionato al numero degli abitanti. Si possono inoltre ottenere prestiti sociali per la ristrutturazione della propria abitazione anche se si è affittuari;
nel nostro Paese si spende solo lo 0,61 per cento del Pil per il contrasto alla disoccupazione, contro una media europea del 2,2 per cento. Allarmante è il tasso di copertura dei giovani disoccupati (sotto i 25 anni di età): 0,65 per cento contro 57 per cento di Gran Bretagna, 53 per cento di Danimarca e 51 per cento del Belgio. Per famiglia e infanzia si spende solo l’1,1 per cento del Pil contro una media del 2,4 per cento in Europa;
questi dati dimostrano ancora una volta come il nostro Paese non tenga minimamente in conto il futuro, i giovani disoccupati e i ragazzi che affrontano la scuola;
l’inserimento del reddito di base tra le politiche di welfare è un investimento sul futuro, una garanzia di libertà per i cittadini poiché ha come vantaggio la riduzione del condizionamento nella scelta del lavoro, favorendo così la qualità del lavoro stesso. È d’obbligo sottolineare come questo principio venga applicato con dei paletti: in Europa abbiamo infatti casi di reddito minimo garantito condizionato, ovvero legato a precisi requisiti quali l’obbligo di accettare un’offerta lavorativa adeguata, oppure l’appartenenza ad una particolare fascia di reddito o d’età;
il Rapporto Istat 2014 del maggio scorso denuncia che l’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore disuguaglianza nella distribuzione dei redditi primari;
in Italia, tre proposte, in forme diverse, sono state avanzate nel 2013 dal Movimento 5 stelle, dal Partito democratico e da Sinistra ecologia e libertà;
prima di allora ad affrontare in Parlamento l’adozione di uno strumento simile al reddito minimo garantito era stato, nel 1998, il Governo Prodi, con l’introduzione del Reddito minino d’inserimento, una misura che prevedeva, in alcuni comuni italiani, in via sperimentale, integrazioni economiche e programmi di reinserimento personalizzato. Un progetto terminato nel 2004 e non rinnovato dall’allora Governo di centrodestra. Quello stesso anno nella Finanziaria il governo Berlusconi creò il «Reddito di ultima istanza», che doveva rappresentare una legge «generale di contrasto della povertà». Le misure attuative però rimasero poco chiare e la Corte costituzionale mise fine al progetto, sempre nel 2004, ritenendo illegittime alcune disposizioni presenti nel testo;
al beneficiario del reddito minimo garantito dovranno essere proposte eventuali offerte di impiego, purché le stesse siano effettivamente compatibili con la carriera lavorativa pregressa del soggetto e con le competenze, formali o informali, in suo possesso;
si ritiene altresì utile fissare un salario minimo orario e riordinare gli ammortizzatori sociali e la spesa assistenziale in genere, allo scopo di rendere l’insieme del welfare italiano coerente con la nuova misura di garanzia dei minimi vitali;
da troppo tempo l’Italia aspetta risposte e forme di regolamentazione nuove, adatte a fornire tutela al cittadino nell’epoca della crisi e della tosi detta «produzione flessibile». Da troppo tempo il nostro Paese attende che vengano corrette le drammatiche carenze di un sistema di protezione sociale incapace di offrire tutele adeguate ai soggetti più esposti ai rischi di esclusione sociale, giovani, donne e lavoratrici e lavoratori precari primi fra tutti,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative anche legislative al fine di introdurre nel nostro Paese il reddito minimo garantito secondo le indicazioni contenute in premessa.

9/2433/14. Costantino, Di Salvo, Airaudo, Paglia, Lavagno.

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La Musica in mezzo al guado – 18 giugno, dalle 10.30 in Sala Convegni Senato

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L’Arci, Amici della Musica, AudioCoop,
in occasione della Festa Internazionale della Musica del 21 giugno 2014
in collaborazione con il Mei – Meeting delle Etichette Indipendenti, Cemat,
Forum Nazionale per l’Educazione Musicale, I-Jazz,
Rete dei Festival, SmartIT, Left

organizzano:
La Musica in mezzo al guado
Il punto sui provvedimenti legislativi, le proposte di legge,
gli strumenti per lo sviluppo del mondo della musica
mercoledì 18 giugno 2014 – dalle ore 10.30 alle ore 13.00
presso Sala Convegni – Piazza Capranica 72

Per l’occasione alle ore 12 si terrà la presentazione del Mei 2.0
il Meeting delle Etichette Indipendenti dei 20 Anni
che si terrà a Faenza dal 26 al 28 settembre 2014

Anche quest’anno festeggiamo la Festa della Musica, nata a Parigi per promuovere in ogni piazza e strada la pratica dello strumento musicale e l’ascolto di ogni tipo di musica.

Anche il mondo della musica soffre del periodo di crisi che sta attraversando l’Italia. La fotografia del Paese fatta dall’Istat, presentata il 28 maggio 2014, certifica ancora una volta una contrazione dei consumi e degli investimenti.
La musica è uno dei settori più interessanti del sistema culturale del nostro Paese. Settore che cerca di trovare una sua sostenibilità economica e nuovi percorsi per sostenere la  pratica, la formazione musicale, l’aumento della partecipazione culturale delle persone. 
Progetti innovativi e grande capacità di adattamento contrastano la debolezza dovuta a gravi ritardi del settore e alla diminuzione del sostegno pubblico.

Il governo, già dallo scorso decreto legge “Valore Cultura”, ha posto le basi per nuove opportunità come quella di usufruire di spazi demaniali per la nascita di luoghi dedicati alle arti, performative e non solo, sgravi alle opere prime dei giovani musicisti, semplificazione dei live di piccoli concerti, un rinnovamento del FUS , un aggiornamento dell’equo compenso per la creatività, la depenalizzazione del reato di disturbo di quiete pubblica.

Si registrano anche interessanti iniziative legislative del parlamento per questo settore come la proposte di legge sulla formazione musicale, sulla raccolta dei proventi da diritto d’autore, sulla creatività giovanile.

L’ ”Agenda digitale Italiana” potrebbe diventare uno dei volani per rafforzare il settore della musica digitale, sia per la sua fruizione che per la possibilità di sviluppo di nuovi servizi per progetti innovativi a sostegno del mondo della musica.
Una riflessione importante va fatta sulla musica e i media, sapendo che la musica italiana è spesso poco valorizzata e che è in corso la definizione del nuovo contratto di servizio tra RAI e Stato italiano che sarà adottato nel 2016 e avrà effetti importanti sulla cultura musicale del nostro Paese.

Per questo l’Arci, AudioCoop e gli Amici della Musica, in collaborazione con il Mei – Meeting delle Etichette Indipendenti, Cemat, Forum Nazionale per l’Educazione Musicale, I-Jazz, Rete dei Festival, SmartIT, Left e altri promuovono un incontro tra gli operatori del settore e i parlamentari di Camera e Senato per fare il punto sulla legislazione in atto, rafforzare percorsi legislativi e promuovere provvedimenti puntuali, sviluppare nuovi ambiti di intervento.
L’apertura dei lavori sarà alle ore 10.30 a cura di Carlo Testini, responsabile nazionale delle politiche culturali dell’Arci, insieme a Roberto Pietrangeli degli Amici della Musica.
Alle ore 12 Giordano Sangiorgi del MEI presenterà Mei 2.0 – Il Meeting delle Etichette Indipendenti festeggia i suoi 20 anni.

Il Mei 2.0 20 Anni si terrà dal 26 al 28 settembre a Faenza per una tre giorni sulla nuova musica indipendente ed emergente italiana con indies, festival e web e sarà dedicato a Roberto Freak Antoni.
Saranno presentate le schede di adesione per l’expo’ e le prime tracce del programma. La manifestazione è supportata da Regione Emilia-Romagna, Provincia di Ravenna, Comune di Faenza, Siae e Nuovo Imaie. Durante la conferenza stampa sarà presentato il doppio cd compilation edito dalla Sony Music in collaborazione con AudioCoop a cura di Federico Guglielmi su Mei 20 Anni 1994- 2014: Un Viaggio nel Miglior Rock Indipendente Italiano con ben 38 brani selezionati.

Sono stati invitati rappresentanti di organizzazioni culturali, degli artisti, della Siae e Nuovo Imaie, operatori culturali, produttori, giornalisti e promoter

Intervengono:

Carlo Testini (Arci), Giordano Sangiorgi (MEI – Meeting degli Indipendenti), Roberto Pietrangeli (Amici della Musica), Stefano Boeri (#PiùMusicaLive), Donatella Coccoli (#Cambiamomusica/Left), Luca Fornari (Presidente ATCL-Associazione Teatrale fra i Comuni del Lazio), Claudio Formisano (Disma), Francesco Galtieri (Forum Nazionale per l’Educazione Musicale), Andrea Miccichè (Nuovo Imaie), Gianni Pini (I-Jazz), Vincenzo Santoro (ANCI), , Vincenzo Spera (Assomusica), Giulio Stumpo (SmartIt), Gianni Trovalusci (CEMAT/Movem), Tommaso “Piotta” Zanello e molti altri. Sono stati invitati Rappresentanti di Siae e Radio Rai.

Sono stati invitati i parlamentari di Camera e Senato e i Presidenti delle commissioni Cultura di Camera e Senato. Hanno già confermato la loro partecipazione: Umberto D’Ottavio (Senato-PD), Stefano Collina (Senato-PD), Elena Ferrara (Senato-PD), Josefa Idem (Senato – PD) ,Corradino Mineo (Senato-PD), Alessia Petraglia (Senato-SEL), Francesca Puglisi (Senato-PD), Paolo Beni (Camera – PD), Celeste Costantino (Camera-SEL), Giulia Narduolo (Camera-PD), Matteo Orfini (Camera-PD), Veronica Tentori (Camera-PD), Stefano Fassina (Camera – PD) e altri stanno aderendo.

E’ possibile seguire l’evento in video streaming sui siti: www.arci.it , www.audiocoop.it, www.retedeifestival.it e sulla web radio Radio Cemat www.radiocemat.org

E’ necessario iscriversi all’evento inviando una mail a cultura@arci.it . Si rammenta che per accedere alle sale del Senato è obbligatoria la giacca e la cravatta per gli uomini.

Per info:
– Arci (cultura@arci.it, 06.41609501);
– Audiocoop (info@audiocoop.it )
– Amici della Musica (amicidellamusicainfo@libero.it )