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#RestiamoVive. Contro il femminicidio servono fondi per i centri antiviolenza e nuovi strumenti di prevenzione

Lunedì scorso, con l’ultima tappa a L’Aquila, ho concluso il mio viaggio nei centri antiviolenza italiani. Dall’inizio della legislatura, infatti, ho attraversato il Paese con #RestiamoVive per conoscere le storie e le operatrici dei centri antiviolenza da Sud al Nord. Ho visto da vicino il lavoro di tantissime operatrici che, tra mille difficoltà in cui si ritrovano ad operare, cercano di essere d’aiuto nel percorso di riappropriazione di sé di tante donne vittime di violenza.

È finito #RestiamoVive, ma il mio impegno continua. Da agosto, con l’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul, l’Italia possiede un quadro giuridico completo contro la violenza maschile sulle donne. Strumento finora completamente ignorato dal Governo.

Il premier Renzi, probabilmente pensa di aver esaurito il proprio compito verso le politiche di genere inserendo alcune donne, le più fedeli tra l’altro, nel suo Governo ma si sbaglia di grosso. I finanziamenti previsti dal cosiddetto “decreto femminicidio”, non ancora erogati, sono stati redistribuiti ad esempio non rispettando né criteri qualitativi né le linee guida della Convenzione. Una gestione poco trasparente che per alcuni mesi ha tenuto addirittura fuori dal conteggio anche storici centri nazionali. Con sorpresa infatti abbiamo scoperto che la Sicilia è piena zeppa di centri antiviolenza peccato non averli sentiti nominare mai prima del decreto.

Il Governo considera centri antiviolenza anche strutture generiche di accoglienza e nuovi centri regionali, senza profili di specificità di genere e che non rispettano standard di qualità europei. Lo diciamo da tempo: non bastano un avvocato e una psicologa per fare un centro antiviolenza. Piuttosto che pensare a potenziare la rete dei centri, il premier si dedica, come Berlusconi, all’introduzione di un nuovo bonus bebè per aiutare le donne: ma il Paese reale, quello che Renzi non conosce, soffre di mancanza di asili e di servizi per l’infanzia. A Reggio Calabria, da ieri retta dal nuovo sindaco Giuseppe Falcomatà, ad esempio, migliaia di bambini sotto i tre anni non possono accedere ad uno dei servizi essenziali per l’educazione dei bambini. Ciò perché manca una vera visione del futuro ed un Piano nazionale Asili.

Per quanto riguarda la prevenzione della violenza di genere, da tempo mi impegno per far discutere in Parlamento la proposta di legge, a mia prima firma, sull’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole. Unico Paese l’Italia, insieme alla Grecia, a non prevederla nel proprio ordinamento scolastico. Dedicare un’ora del programma settimanale all’affettività, incrociando l’educazione sessuale e l’educazione civica. Tanti insegnanti sensibili stanno già dedicando parte delle loro lezioni ai temi della diversità, delle differenze e della demolizione degli stereotipi di genere. Ciò rappresenta una ulteriore conferma di come il Paese sia più avanti della politica. Ora serve sistematizzare gli esempi virtuosi e creare un percorso istituzionale chiaro. Governo e Parlamento sono pronti a questo passo? Sembrerebbe proprio di no.

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#chiediamoasilo, da Reggio Calabria al resto d’Italia

Palazzo Montecitorio, Sala Stampa Camera dei Deputati
22 ottobre 2014 ore 11.30

 

A Reggio Calabria tutti gli asili nido pubblici sono chiusi dall’autunno 2013. Cittadini e cittadine sono privati di un servizio essenziale per l’educazione dei bambini e per la conciliazione dei tempi di vita. Le elezioni amministrative a Reggio Calabria del 26 ottobre sono un momento importante per chiedere ai candidati impegni concreti per far fronte all’assenza dei servizi alla prima infanzia. È anche il momento per ribadire al governo Renzi di dar seguito alle numerose promesse di assicurare più asili nido sul territorio nazionale. Reggio Calabria è infatti solo un esempio dell’impegno insufficiente da parte delle nostre istituzioni locali e nazionali per garantire servizi adeguati all’infanzia nel nostro paese. Serve infatti un uso responsabile e trasparente delle risorse pubbliche, a partire dai fondi europei a nostra disposizione per aumentare gli asili nido nel Mezzogiorno.

Intervengono:
On. Celeste Costantino – Deputata di Sinistra Ecologia e Libertà
Beatrice Costa – Responsabile Dipartimento Programmi di ActionAid Italia
Modera: Claudia Daconto – Giornalista di Radio Città Futura

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Ieri è morta Mariella Gramaglia. Deputata, editorialista, assessora, scrittrice. Soprattutto è stata una femminista. Di quelle donne alle quali noi, più giovani, abbiamo ricorso sempre con estrema passione.

Da buona insegnante ha creduto fermamente nel passaggio di testimone e la raccolta di lettere con sua figlia, nel libro “Fra me e te. Madre e figlia si scrivono: pensieri, passioni, femminismi” ci ha rimandato alla necessità di coinvolgere, raccontarci, confrontarci.

E la vorrei salutare ringraziandola, perché sopravviverà nelle nostre pratiche e nei nostri ricordi. La grande perdita che rappresenta per tutte noi ci spingerà ad essere altrettanto includenti, e a sforzarci sempre di passare anche noi, il testimone.

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Dalla resistenza di strada all’etica hacker. Incontro al Festival del fumetto di Cosenza

Sabato 18 ottobre, ore 18.30
Museo del Fumetto, Salita liceo – Cosenza

Incontri con
Dario Morgante, autore del fumetto su Julian Assange, Becco Giallo Edizioni
Angelo Calvisi, autore del fumetto su Don Andrea Gallo, Round Robin Edizioni
Celeste Costantino, deputata Sinistra Ecologia Libertà
Don Tommaso Scicchitano

471bd07fdaa7b040f7ab8b2a13f8f35b_XLAttraversare spazi, concetti e identità, apparentemente agli antipodi ma invece legati da un sottilissimo filo. È quello che si cercherà di mostrare in questo incontro, presso il Museo del Fumetto, accostando la storia di Don Andrea Gallo a quella di Julian Assange. Protagonista, attraverso diverse sfaccettature, un’idea di resistenza che si combatte quotidianamente contro dinamiche sociali ben assestate e poteri forti.

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