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Non ho mai scritto che quegli 800 euro sono uno spreco

Grazie Titti Di Salvo per aver risposto alla mia domanda, avendo io tirato in ballo le donne del Pd, e grazie per gli auguri per la mia gravidanza.

Non intendo alimentare un botta e risposta on line sui temi che citi nel tuo articolo. Ci siamo confrontate in Parlamento: su alcuni siamo d’accordo, su altri io ci vedo delle colpevoli insufficienze da parte del Governo, su altri ancora delle vere e proprie prese in giro.

Ma stiamo all’oggetto della mia critica. Io non ho scritto che quegli 800 euro sono uno spreco. In un momento di sofferenza sociale così grande, mi guarderei bene dall’affermare che 800 euro per una mamma in difficoltà economica non sono nulla. Ho detto invece che diventano uno spreco se vengono dati a me e a chi, come me, non ne ha bisogno.

Dici bene, in Italia a differenza di altri Paesi europei, non c’è un contributo universale per le nascite. E infatti noi non siamo come la Francia, come la Germania o come la Svezia: loro hanno tutto quello che serve in termini di servizi al sostegno della genitorialità e dei bambini e, a questo, sommano anche un assegno economico.

In Italia abbiamo invece un sistema di servizi che è stato completamente smantellato e svuotato e una misura che – da sola – non regge se non il tempo di una campagna elettorale.
Quindi mi dispiace, Titti, ma quella che tu chiami polemica per me è politica.

E la maternità e la paternità in questo Paese hanno bisogno di politica.
Non tutto si può sempre derubricare ad una questione di coscienza.

Con affetto, Celeste.

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Saltano i sostegni garantiti dalle scuole agli studenti con disabilità. La mia interrogazione al Ministero dell’Istruzione e al Ministero delle Politiche Sociali

ledha
Interrogazione a risposta scritta 4-16246
COSTANTINO e FRATOIANNI.
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca . — Per
sapere – premesso che:

LEDHA, la Lega per la difesa dei diritti delle persone con disabilità, in una lettera inviata alle delegazioni lombarde di senatori e deputati inviata il 15 febbraio 2017, espone la denuncia della Federazione Lombarda delle Associazioni di Persone con disabilità rispetto al decreto legislativo n. 378 sottoposto al parere delle Commissioni Parlamentari e come abbia invocato in premessa e nelle finalità i riferimenti legislativi e i principi che hanno ispirato negli ultimi decenni le migliori esperienze di integrazione scolastica delle persone con disabilità in Italia, disattendendoli invece nel testo della norma;
nella parte iniziale dello «Schema di decreto legislativo recante norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità» (378), sul quale le Commissioni VII Cultura e XII Affari Sociali hanno espresso il proprio parere nella seduta del 16 marzo 2017 e la Commissione V Bilancio ha espresso il proprio parere nella seduta del 23 marzo 2017, si legge il richiamo all’articolo 3 della Costituzione, a due leggi fondamentali (la 104 del 1992 e la 328 del 2000) e alla classificazione «ICF» dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche riferimenti alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, richiamandosi all’articolo 24, dedicato a Educazione e Istruzione, prendendo spunto dagli oltre quarant’anni anni di integrazione scolastica italiana: un’esperienza unica al mondo, prima vera eccellenza della nostra scuola;
all’articolo 1, che declina i principi e le finalità del decreto si legge: «l’inclusione scolastica riguarda tutti gli studenti (…), si realizza (…) attraverso la condivisione del progetto inclusivo fra scuole e famiglie (…). È impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica (…)»;
lo schema di decreto però presenta secondo gli interroganti una serie di elementi che stravolgono e tradiscono le premesse, oltre che le aspettative di tutte le persone con disabilità, dei loro familiari e delle loro associazioni, poiché i sostegni che fino a oggi hanno garantito l’integrazione scolastica (insegnanti di sostegno, assistenti alla comunicazione, educatori, trasporti, ausili…) sono tutti confermati ma «nei limiti delle risorse disponibili» senza che venga specificato, soprattutto per le competenze attribuite agli Enti Locali (articolo 3, comma 5), quali e quante risorse saranno messe a loro disposizione per renderne effettivo l’esercizio, in pratica rendendo i sostegni all’inclusione diritti non più esigibili;
laddove già negli ultimi anni la didattica sembra assumere tratti sempre meno inclusivi, vista la scarsità delle risorse destinate alla formazione dei docenti, in base al decreto sopra citato, la continuità educativa verrebbe perciò assicurata solo da un articolo del decreto privo di risorse economiche tangibili atte ad assicurarne la sussistenza, e le decisioni saranno in capo a commissioni mediche che scorporeranno l’esito della fattibilità economica del sostegno in tre momenti in cui in nessun caso sarà riconosciuta alle famiglie possibilità di testimonianza o audizione;
secondo la Corte Costituzionale (sentenza n. 275 del 2016) «è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione» –:
come intendano i Ministri interrogati tenere conto delle valutazioni e delle memorie delle associazioni che si occupano di disabilità, garantendo l’accesso e la piena fruibilità didattica a tutti i bambini e gli adolescenti in età scolastica al di là della loro condizione di disabilità. (4-16246)

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/16246&ramo=CAMERA&leg=17

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L’educazione sentimentale serve anche a questo.

La storia del tredicenne disabile violentato per anni da suoi coetanei è troppo grande e troppo grave per cercare delle spiegazioni e delle soluzioni semplici. Però in questi anni abbiamo individuato alcuni strumenti di prevenzione, dei tentativi per allontanare questo orrore eppure si agisce sempre dopo.
L’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole fa parte di queste possibilità ma è ferma in commissione cultura e istruzione alla Camera dei deputati.
Ora leggo di sportelli antibullismo. Dopo che è avvenuta la violenza, sempre dopo. La politica ha delle responsabilità. Ho chiesto pubblicamente alla Ministra Fedeli, anche lei firmataria di una proposta di legge simile alla mia, di far approvare in fretta il testo. Non ho avuto risposta e continua il silenzio su questa vicenda.
Non è la bacchetta magica ma perché non provare a migliorare la condizione di tante e tanti? Non riesco a farmene una ragione.

1oradamore1

 

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L’interrogazione di Sinistra italiana sull’irruzione della polizia nella biblioteca universitaria di Bologna

Bologna

INTERROGAZIONE DI SINISTRA ITALIANA AL MIUR E AL MINISTERO DELL’INTERNO A SEGUITO DEI GRAVISSIMI FATTI AVVENUTI ALL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA:

Premesso che

In data 23 gennaio 2017 l’Università di Bologna dispone presso la sala studio di Lettere di via Zamboni 36 l’installazione di porte a vetro apribili tramite badge disponibile a studenti e addetti dell’Ateneo, nonché di una telecamera che registri gli ingressi.

Tale decisione deriva ufficialmente dalla volontà di prolungare l’orario di apertura dalle 22 alle 24, impedendo l’accesso ad esterni come misura di sicurezza contro lo spaccio di stupefacenti.

Alcuni collettivi studenteschi contestano apertamente la scelta, ritenuta lesiva della libertà di frequentazione degli spazi pubblici universitari.

Non si riesce evidentemente ad attivare un dialogo proficuo, e la tensione cresce progressivamente, fino a quando gli stessi collettivi in data 8 febbraio provvedono a smontare per protesta le barriere, portandone i resti materiali al rettorato.

A seguito di tale evento, il rettorato dispone la chiusura della sala studio.

Cominciano proteste ulteriori e nella mattinata del 9 febbraio i collettivi provvedono quindi a forzare la porta, rendendo accessibile l’edificio che durante la giornata viene regolarmente frequentato da studenti.

Nel tardo pomeriggio intervengono le forze di polizia in assetto antisommossa e penetrano dentro la sala studio.

Seguono confusione e scontri all’interno che producono la devastazione dello spazio, evidentemente non consono a una simile dinamica.

Gli scontri proseguono poi nelle vie limitrofe, impegnando almeno un centinaio di manifestanti e le forze dell’ordine.

Chiede

Se ritenga legittima e opportuna l’installazione di barriere all’ingresso di una sala studio e biblioteca, che ne rendono oggettivamente più difficile la frequentazione.

Se ritenga sia stato messo in campo il dialogo necessario a stemperare la tensione che evidentemente si era venuta a determinare nei giorni scorsi.

Se risulti che le forze di polizia siano intervenute presso la sala studio di via Zamboni 36 su richiesta del rettorato e nel caso se ritenga che tale richiesta sia condivisibile.

Perché le forze di polizia abbiano adottato metodi tanto aggressivi in un luogo così palesemente inadatto, tanto dal punto di vista della funzionalità quanto del carico simbolico, anche considerando che al momento dell’intervento la sala risultava frequentata da studenti.

Giovanni Paglia, Nicola Fratoianni, Celeste Costantino

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