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Lo Stato sia a fianco di Rosario Rocca

rosario-rocca-290x290Stiamo depositando un’interrogazione in seguito alle dimissioni irrevocabili di Rosario Rocca, sindaco di Benestare (Rc), dopo l’ennesimo atto intimidatorio ai suoi danni. Si ritrova solo, con le spalle al muro, di fronte ad uno Stato che si è dimenticato di lui e di tutti gli amministratori locali che sono presidi di giustizia sociale contro le mafie.

Le dimissioni di Rosario Rocca non sono affatto una sua sconfitta personale. Ma una sconfitta di tutti. Dello Stato in primis, del Parlamento, del Governo. Che in questi giorni ha vivacchiato tra vere, finte o ritirate dimissioni da parte di alcuni deputati e senatori . Dopo 7 mesi ricordo che ancora non si è ancora insediata la Commissione Antimafia. Basta con i teatrini politici: si faccia immediatamente, come chiedono migliaia di italiane e italiani che hanno firmato l’appello dell’associazione antimafie daSud, la Commissione antimafia. Una commissione che funzioni davvero che stia a fianco ai sindaci e alle amministrazioni, e che non diventi la solita medaglietta da indossare”.[Read more]

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PROPOSTA DI LEGGE
di iniziativa delle deputate CostantinoDi Salvo, Nicchi, Pellegrino, Melilla, Pannarale, Piazzoni, Duranti, Ricciatti

La Ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell’Italia ha riaperto nelle sedi istituzionali il dibattito sul fenomeno della violenza sulle donne. È sicuramente un grande passo in avanti sia sul piano simbolico che materiale ma per darle piena attuazione ha bisogno di conseguenti interventi di integrazione e modificazione della legislazione e della regolamentazione nazionali che consentano la realizzazione degli obiettivi e delle misure da essa recati. Tra questi un ruolo fondamentale potranno svolgerlo progetti di formazione culturale che accompagnino i percorsi scolastici delle ragazze e dei ragazzi, a partire dal ciclo della scuola media inferiore, fornendo adeguati strumenti di comprensione e di decostruzione critica dei modelli dominanti tuttora alla base delle relazioni tra i sessi.

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«Quando sei stato tanto in mare, non puoi avere paura degli uomini».

Diceva così Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica. In Cilento portò giustizia sociale, rispetto per l’ambiente, partecipazione. E per questo dava fastidio. Aspettiamo da tre anni la verità sul suo omicidio. #mafie

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Se il decreto contro il #femminicidio si rivela solo un pacchetto sicurezza

Chiamiamolo pure con il suo nome “pacchetto sicurezza” e non sicuramente come è stato esemplificato nella comunicazione “decreto contro il femminicidio”. Quello che è stato annunciato non è altro che l’ennesimo decreto omnibus. Perché dietro il paravento del femminicidio troviamo provvedimenti che con questo non hanno nulla a che fare, tipo: proroga del termine in materia di arresto in flagranza durante o in occasione di manifestazioni sportive; norme in materia di concorso delle Forze armate nel controllo del territorio e per la realizzazione del corridoio Torino-Lione; contrasto alle rapine ecc.

È un’operazione a cui questo Governo ci ha abituati, come dimostra il “decreto del fare” appena approvato dalle Camere: c’è un provvedimento condivisibile (?) e intorno ad esso si inserisce di tutto e di più.
In questo caso, questa pratica diventa più pesante perché – ancora una volta, come con lo “svuota carceri” – si utilizza il corpo delle donne per promuovere dibattiti e legittimare azioni politiche che con le donne nulla hanno a che vedere.
Abbiamo assistito durante l’esame dello “svuota carceri” a un dibattito in cui il M5S e la Lega ci accusavano di mandare per strada gli uomini violenti, gli stalker. Falso, non è mai stato così. Come avevamo sostenuto anche con il voto sulla Convenzione di Istanbul – e con noi l’intero Parlamento – il tema della violenza contro le donne si affronta non da un punto di vista securitario, ma attraverso la prevenzione e alla recidività degli uomini maltrattanti si risponde con un carcere riabilitativo. Soprattutto, abbiamo detto – l’accordo era trasversale – che è con il finanziamento e il sostegno ai centri antiviolenza che si aiutano le donne in un percorso di liberazione e, aggiungo io, di autodeterminazione. Questo avveniva appena qualche settimana fa. Oggi invece si sostiene altro e si decide di dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
Così si rimette mano alla legislazione con l’inasprimento delle pene e inserendo la non revocabilità della querela – e su questo ci misureremo a partire dal confronto con le operatrici dei centri antiviolenza – ma di questi stessi centri, che con tanta retorica vengono evocati, in questo decreto non si fa alcun cenno. E da qui invece occorrerebbe partire.
Capisco che i familiari delle vittime guardino a questa iniziativa del Governo con interesse: sono persone private delle loro figlie, sorelle, madri, il loro dolore è troppo grande e la frustrazione è forte di fronte a una politica che è stata sorda davanti alle ingiustizie subite anche nelle aule dei tribunali dove la vittima spesso è stata trattata come carnefice.
Ma alle donne, tutte, sia a quelle che applaudono contente che a quelle che hanno solo parole di condanna, voglio rivolgere l’invito ad un tempo di riflessione: abbiamo un’estate per leggere accuratamente il testo e fare le dovute considerazioni nel confronto soprattutto con chi in questi anni, spesso in solitudine, ha lavorato per porre un argine alla violenza.
Una cosa è certa o per lo meno io ne sono convinta: bisogna fare un’opera di svelamento nei confronti di questo decreto rispetto a quello che c’è e a quello che non c’è. Come Sinistra ecologia e libertà abbiamo presentato una bozza di proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole, abbiamo chiesto che venga istituito un Osservatorio nazionale sulla violenza e sulla mercificazione del corpo femminile nei mezzi di comunicazione e abbiamo lanciato l’allarme sui centri antiviolenza. Io in prima persona ho intrapreso un viaggio nei centri, l’ho chiamato #RestiamoVive, per testimoniare le difficoltà in cui versano queste strutture preziose e capire come intervenire al meglio per poterle mettere nelle condizioni di operare. Solo così potremmo parlare davvero di legge contro la violenza maschile sulle donne e non di decreto sicurezza.