La necessità di questo decreto, l’urgenza con cui siamo costretti a votarlo, ci parlano infatti dell’ineluttabilità del fallimento delle larghe intese. Questo voto infatti non fa altro che provare a salvare il salvabile, tenta di non far sprofondare un settore che è stato umiliato e ridotto all’osso. Per vent’anni, in maniera costante. non sono stati dei marziani atterrati sulla terra a privare di dignità la cultura italiana.

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PROPOSTA DI LEGGE
di iniziativa delle deputate CostantinoDi Salvo, Nicchi, Pellegrino, Melilla, Pannarale, Piazzoni, Duranti, Ricciatti

La Ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell’Italia ha riaperto nelle sedi istituzionali il dibattito sul fenomeno della violenza sulle donne. È sicuramente un grande passo in avanti sia sul piano simbolico che materiale ma per darle piena attuazione ha bisogno di conseguenti interventi di integrazione e modificazione della legislazione e della regolamentazione nazionali che consentano la realizzazione degli obiettivi e delle misure da essa recati. Tra questi un ruolo fondamentale potranno svolgerlo progetti di formazione culturale che accompagnino i percorsi scolastici delle ragazze e dei ragazzi, a partire dal ciclo della scuola media inferiore, fornendo adeguati strumenti di comprensione e di decostruzione critica dei modelli dominanti tuttora alla base delle relazioni tra i sessi.

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 Riapriamo un discorso pubblico sulle politiche culturali e sulla musica. Un appello rivolto a tutti gli artisti per la creazione di una rete quanto più larga possibile. La musica deve crescere, deve avere spazio, deve produrre qualità e ricchezza. Lasciandosi alle spalle la burocrazia (inutile) e promuovendo la partecipazione.

Anche per questo parteciperò all’evento organizzato da Manuel Agnelli (Afterhours) e Rodrigo D’Erasmo il 13 settembre all’Auditorium Parco della musica di Roma > https://www.facebook.com/hpdbfestival

Tutte le foto della presentazione di Andrea Molinari

Articolo

Sporcarsi le mani. Per la cultura

XL-07-08-2013
“Piacere Manuel”. “Piacere Celeste”. Ma non c’era affatto il bisogno di presentarci. Ho incontrato Manuel Agnelli degli Afterhours dopo aver letto, con interesse mista a curiosità, il numero estivo di XL-Repubblica con l’appello dei tanti artisti che hanno voglia di “sporcarsi le mani“, di prendere posizione e fare politica attraverso la cultura. Un progetto identico a quello che nel mio piccolo ho cominciato a fare dopo la mia elezione alla Camera dei Deputati e l’inizio dei lavori in Commissione Cultura.

“Hai paura del buio?”, si chiede fin dal nome il festival. E non è facile rispondere. Da un lato ne ho molta. Perché nessuno di noi sa su cosa stiamo camminando, quali ostacoli abbiamo davanti e, soprattutto, perché continuiamo ad essere soli ed avvolti in questo silenzio assordante.

Dovremmo interrogarci di più su come siamo finiti a questo punto che somiglia tanto alla “Ceguera” di Jose Saramago. Il nero che ci cinge arriva da lontano, da anni di timori, individualismi e passività. Non vogliamo più dibattere, confrontarci, sperimentare insieme, guardare oltre. Ci siamo chiusi da soli in una stanza e tinteggiato di buio le pareti per non far filtrare nemmeno un raggio di sole. Poi le abbiamo insonorizzate, e fatto in modo che non si sentisse l’accenno di una melodia. Nemmeno per sbaglio.

Nelle scorse settimane ho avuto l’opportunità di esporre al ministro della Cultura Massimo Bray, venuto in audizione, le difficoltà di questo mondo di cui fa parte soprattutto la mia generazione di under35 spesso precari. Sono stati i Teatri occupati, in questi anni, a fare i cartelloni, attivandosi nel campo delle attività e contribuendo alla creazione e alla diffusione dei saperi. Penso al Teatro Valle, al Marinoni, ai siciliani Garibaldi e Coppola di Catania, alla Balena di Napoli. Dove uomini e donne, in rete, sono stati supplenti di fatto dello Stato. Per fare cultura.

Penso sia l’ora di una legge sulla musica, quella dal vivo e non. Aspettare ancora sarebbe un vero danno. Anche per questo voglio incontrare musicisti, band e gruppi che fanno parte di questo e altri festival. Intanto sarò con Manuel e gli altri il prossimo 13 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Perché la musica deve crescere, deve avere spazio, deve produrre qualità e ricchezza. Lasciandosi alle spalle tutta la burocrazia (inutile talvolta) per organizzare i live.

E il cinema? Forse si terranno a breve gli “Stati generali del cinema” per riflettere sui problemi dell’industria cinematografica in Italia. Ma niente puzza sotto il naso; deve essere un momento di partecipazione aperto a tutti: dai costumisti ai tecnici, dai grandi registi agli studenti delle scuole di cinema. Con uno spirito unitario che sottolinei la funzione sociale e pubblica delle opere cinematografiche. E che risponda ad una domanda semplice e mai banale: si può continuare a dare contributi pubblici a registi esperti e affermati anziché sostenere produttori emergenti?

Per questo e altro non rimane che chiedersi di nuovo: “Hai paura del buio?” Dico di no, se cerchiamo di uscirne fuori insieme.