20131028_141122_2Cancellare la formazione artistica è l’ennesimo paradosso di una politica che negli ultimi venti anni ha danneggiato beni culturali, paesaggi e patrimoni unici al mondo. Ridurre le ore di storia dell’arte per le studentesse e gli studenti vuol dire abbassare il loro senso critico, cancellare l’interdisciplinarietà con le altre materie letterarie, dimenticare la grandezza del nostro patrimonio storico.

Al contrario credo che l’Italia debba educare alle arti, alle culture, alla bellezza. La nostra ricchezza culturale e artistica è un bene comune: solo noi possiamo tutelarlo, preservarlo e valorizzarlo. Ma solo se offriremo, ai cittadini di oggi e domani, saperi, intelligenze, conoscenze diffuse dei territori e dei beni culturali italiani.

Per questo Sel ha raccolto l’appello e degli insegnanti e le più di 14mila firme della petizione su firmiamo.it

Durante la discussione alla Camera del DL Istruzione presenteremo un emendamento contro l’abolizione e la riduzione delle ore di storia dell’Arte nelle scuole.

Firma la petizione >

 

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#PiuMusicaLive – Milano, 18 ottobre 2013

Non parliamo solo di musica.
Lo spettacolo dal vivo tiene dentro anche teatro, danza, video.

Tante le proposte e i temi trattati durante il workshop sulla semplificazione, che ho moderato insieme alla deputata Veronica Tentori: dallo sportello unico per lo spettacolo agli spazi, dalla Siae a tasse e fisco. La parola chiave è “riconoscimento”, sia per la figura giuridica del musicista, che per un registro dei live club.

Promuovere eventi dal vivo, infine, vuol dire riconoscere valore, favorire indotto culturale, frenare degrado e speculazioni edilizie.
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Il Sindaco di Milano Pisapia ha chiesto nei giorni scorsi al Governo di correggere il decreto Valore Cultura perché alcune misure li’ previste metterebbero a rischio il Teatro La Scala e il Piccolo facendoli precipitare in una situazione di crisi irreversibile. Cosa paradossale visti gli sforzi compiuti dalla Giunta Pisapia per tenere i bilanci in pareggio, e vista l’unicità dei due teatri nel panorama nazionale e internazionale per prestigio artistico, capacità gestionale, rappresentatività del Paese all’estero.

In sede di approvazione del decreto è stato approvato in Aula un ordine del giorno, da noi firmato, che impegna il Governo a emanare un provvedimento che riconosca appieno la peculiarità delle due istituzioni culturali milanesi garantendo forme originali di governance da sviluppare di concerto con il Comune di Milano.

Sinistra Ecologia Libertà ritiene la cultura un settore strategico per il presente e per il futuro del nostro Paese e riconosce al Ministro Bray il tentativo di rimettere in piedi la cultura italiana che però, non dimentichiamo, è stata messa in ginocchio esattamente da chi in questo momento continua a governare con lui.

Chiediamo al Ministro di ascoltare il grido di allarme del Sindaco di Milano prima che queste due eccellenze culturali del nostro Paese siano messe a rischio. Sarebbe una grave perdita per Milano e per l’Italia intera.

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Teatro Valle Occupato e DL Cultura: l’odg Totaro (Fdi) non è mai stato votato in aula

Quella appena trascorsa è stata una settimana molto dura. Per le tensioni politiche del Governo, per l’inizio della discussione sul pacchetto sicurezza (ribattezzato DL Femminicidio), per il dibattito e l’approvazione del DL Valore Cultura. In merito a quest’ultimo provvedimento ieri mattina ho letto un articolo su Repubblica Roma, a firma Viola Giannoli, che riprende un post del blog del Teatro Valle, ed inizia così:

«Sgomberare il teatro Valle? La Camera vota sì e gli artisti si ribellano».

Una frase causa effetto che non corrisponde a ciò che è avvenuto in Aula durante la discussione della legge. La notizia si riferisce ad un ordine del giorno, a firma Achille Totaro (Fratelli d’Italia), che partendo da premesse totalmente incondivisibili chiede al Governo di assumere iniziative dirette “ad assicurare piena e corretta attuazione dell’accordo di valorizzazione stipulato tra il Ministero e Roma Capitale, al fine di consentire il rilancio e lo sviluppo dell’attività” del Teatro Valle di Roma.

Il pezzo sottolinea che quell’ordine del giorno presentato da Totaro e “votato dall’Aula” è stato “approvato con la sola contrarietà della Lega e l’astensione del M5S”. In realtà, com’è possibile leggere sul resoconto stenografico, l’odg non è mai stato votato in Aula. Quindi i voti relativi a M5S e Lega (come di Sel e della maggioranza del Parlamento) si riferiscono al voto finale del decreto e non all’ordine del giorno che, appunto, non è stato votato alla Camera. Nel dettaglio l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia è stato riformulato e recepito dal Governo.

Da settimane assistiamo senza dubbio ad una campagna di delegittimazione del progetto della Fondazione Teatro Valle bene comune. È indubbio che questo approdo istituzionale di una occupazione stia dando fastidio proprio perché indica un approccio alternativo per la condivisione e la difesa di un bene comune. Non l’unico possibile, come ha ricordato Rodotà durante l’inaugurazione della Fondazione, di cui sono socia.

Dico solo di cominciare a farsi carico della complessità. Non abbiamo mai votato e mai voteremo a favore di una norma che sgomberi la più bella esperienza di partecipazione in Italia. Come sono certa che anche le ragazze e i ragazzi del Valle avrebbero sostenuto un decreto che, per la prima volta in venti anni, ricomincia a ridare ossigeno ad un intero settore: dai finanziamenti alle Fondazioni lirico-sinfoniche al progetto di tutela e valorizzazione dell’area archeologica di Pompei, dalla semplificazione per la musica dal vivo fino al coinvolgimento dei giovani nel progetto di digitalizzazione del patrimonio culturale italiano.

Io credo nell’esperienza del Valle Occupato, come credo a tutte le esperienze che si sono moltiplicate in questi anni – il Marinoni e il Sale Docks di Venezia, il teatro coppola di Catania, il Garibaldi di Palermo, il Pinelli di Messina e la Balena di Napoli – veri e propri punti d’incontro di maestranze, operatori culturali, attori, sceneggiatori e intellettuali. Presidi culturali da difendere a tutti i costi e non solo perché hanno contribuito alla creazione e alla diffusione dei saperi, alla protezione e valorizzazione dei beni culturali, ma perché hanno svolto un ruolo di supplenza nei confronti di uno Stato che, fino a ieri, non riteneva la Cultura un valore. Appunto.