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Unioni civili rinviate a data da destinarsi. Il Governo continua a calpestare i diritti di chi si ama

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Il ddl sulle unioni civili verrà discusso più avanti. Chissà quando. Renzi ed Alfano, ancora sotto lo scacco della cattiva propaganda del family day, prendono tempo, rinviando tutto a data da destinarsi.

La Rai, il vietnam della minoranza Pd, le finte riunioni risolutive per il Sud, lo sfascio della Costituzione. Ci sono sempre altre priorità per questo Esecutivo. Un atteggiamento intollerabile, che continua a calpestare i diritti di chi si ama.

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Jobsact e i numeri strumentalizzati da Poletti. Adesso basta. La disoccupazione si contrasta con il reddito minimo

Su lavoro e ‪#‎jobsact‬ siamo davanti ad un caos di dati: “il ministro Poletti disorienta i cittadini comunicando numeri e saldi scorretti”. Lo dice il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, non l’ultimo dei gufi.

Da una sua intervista oggi arriva un altro appello al Governo: per combattere la disoccupazione giovanile e la povertà è il momento di introdurre il reddito minimo garantito.
Non possiamo rinunciare in questa fase ad uno strumento di welfare imprescindibile, adottato in tutta Europa, da affiancare a politiche di contrasto al lavoro nero in modo che sia un incentivo reale. La nostra proposta di legge, firmata da centinaia di migliaia di cittadini, è in Parlamento. Discutiamola subito.

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Il Governo ritiri subito la norma del silenzio-assenso. A rischio la bellezza del nostro Paese

Non è bello dire “l’avevamo detto”. Ma mai come stavolta il risultato delle denunce che abbiamo fatto, prima sul decreto Art bonus e poi sulla riforma della Pubblica amministrazione, è sotto gli occhi di tutti.

Per un insensato braccio di ferro tra Governo e Soprintendenze è stata inserita una norma, adesso in terza lettura al Senato, che sancirebbe di fatto il far west. Parliamo del silenzio-assenso, uno strumento pericolosissimo, che introduce un termine oltre il quale se un’amministrazione non risponde ad una richiesta entro 30 o 90 giorni, la mancata risposta equivale ad un via libera. Una deresponsabilizzazione degli uffici senza precedenti visto che non è prevista nessuna sanzione per i ritardi. Ciò potrebbe porterebbe ad autorizzare opere sicuramente inutili e probabilmente degli scempi o degli ecomostri.

È evidente che bisogna dare tempi certi e cancellare le attuali attese bibliche, ma così rischiamo davvero di trovarci davanti ad una invasione di cemento in meno di tre/quattro mesi. Una deregulation ancor peggiore dei condoni a cui ci ha abituato la destra al governo.

La ministra Madia ritiri la norma. Insieme a me lo chiedono a gran voce tutte le associazioni ambientaliste e tutti i cittadini che hanno a cuore la salvaguardia della bellezza di questo Paese.

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È vero, la crisi non è uguale per tutti: colpisce soprattutto operai, giovani, donne e disoccupati

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È vero, la crisi non è uguale per tutti: colpisce soprattutto operai, giovani, donne e disoccupati. In questi giorni il Governo ha esultato dopo che l’Istat ha certificato che il numero delle persone in condizione di povertà è rimasto stabile nell’ultimo anno. C’è poco da gioire davanti a quattro milioni di indigenti: un milione e 800mila vivono nel Mezzogiorno, due milioni sono donne, più di 860mila hanno un età tra i 18 e 34 anni, circa 600mila sono anziani. Questo è il risultato delle politiche dell’austerity e dei tagli al welfare condotte dai Governi Monti, Letta e Renzi.

Il premier continua a ritenere “incostituzionale” la nostra proposta di introduzione del reddito minimo garantito, uno strumento universale, adottato in tutta Europa, che potrebbe far invertire anche la tendenza del radicamento della povertà assoluta in Italia.

Costerebbe tra i 14 e i 23 miliardi, una spesa non impossibile dopo aver rimodulato ammortizzatori sociali e aver attinto alla fiscalità generale. Manca la volontà politica. O forse la volontà politica è quella delineata dalle ultime leggi, dove diritti fondamentali sono stati cancellati: jobs act, scuola, stabilità. Non è un Paese per tutti.