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Su “teoria del gender” e unioni civili all’approfondimento di Sky Tg24

Minacciano di non mandare i figli a scuola, fanno terrorismo psicologico raccontando falsità su fantomatiche teorie del gender, fanno leva sull’ignoranza e sull’intolleranza. Tutto in nome di Dio e della sacra famiglia. I cattolici dovrebbero sentirsi offesi di essere rappresentati così. Come dei negazionisti, degli oscurantisti, come dei poveri paranoici. Stamattina ho cercato di confrontarmi con il rappresentante di Famiglia Italia o come si chiama ma niente mi dispiace ho perso la calma.skytg24

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Il nostro sì allo Ius Soli

18 Ius SoliLa cittadinanza è un riconoscimento importante. Si collega ad un insieme di diritti e di meccanismi di approvazione che in alcuni casi rappresentano una vera e propria legittimazione dell’esistenza. Indica l’appartenenza ad una comunità e con essa ad alcune condizioni irrinunciabili: in primis l’uguaglianza rispetto agli altri membri della società e insieme i doveri a cui l’individuo deve adempiere.

La domanda che ci viene fatta è: abbiamo bisogno di nuovi italiani? La risposta è sì. Per vari motivi.

La cittadinanza è uno dei temi, connesso al fenomeno strutturale delle migrazioni, più dibattuto in questi anni. In Europa non esiste una legislazione univoca, tutti i Paesi, anche quelli più aperti all’accoglienza, non contemplano uno ius soli puro: per questo diritto dobbiamo guardare agli Stati Uniti d’America, unico Paese del mondo ad avere questo genere di legislazione, proprio lì Papa Francesco nelle settimane scorse, ha potuto affermare «Sono figlio di una famiglia di emigranti, e sono lieto di essere ospite di una nazione che, in gran parte, fu edificata da famiglie simili».

E invece i migranti in Italia sono sempre considerati in negativo un tema di campagna elettorale – soprattutto dopo i tragici eventi di terrorismo internazionale – vengono utilizzati da partiti populisti per gettare benzina sul fuoco della xenofobia e creare logiche sempre più securitarie.

In Italia vige una legge sulla cittadinanza tra le più restrittive. La legge n.91 del 1992 è stata votata quando in Italia nascevano da genitori stranieri solo 5.750 bambini, quasi l’1% delle nascite totali. Venti anni dopo il 1992, quando iniziava la campagna “L’Italia sono anch’io”, promossa da 23 associazioni e movimenti nascevano nel nostro paese più di 78mila bambini, pari al 15% delle nascita totali: 1 bambino su 6.

Freddi numeri, certo. Ma che danno un quadro di quanto sia fuori dal tempo una legge che oggi, a più di 20 anni di distanza, mostra tutti i suoi limiti. E che tende a far nascere “stranieri” ragazzi e ragazze italianissimi, cresciuti nel nostro Paese, e che spesso parlano meglio di noi anche il dialetto. Non siamo in presenza di seconde generazioni, ma addirittura di terze.

Ad inizio legislatura abbiamo presentato una proposta di legge per introdurre lo ius soli. Anche Renzi ne parlava andava in giro per l’Italia nella sua campagna per le primarie del Pd. Faceva vedere una slide strappalacrime con Balotelli e un estratto di “La ricerca della felicità” di Gabriele Muccino.

Tutti ne parlavamo ma come è stato affrontato oggi quel dibattito? A livello legislativo lo vedremo tra un po’, a livello culturale abbiamo assistito solo ad una regressione senza precedenti. La Lega, l’ Ncd, i Fratelli d’Italia, i Casapound, tutti figli di quella sub-cultura intollerante e razzista hanno allargato a macchia d’olio il loro consenso, aiutati anche da un Movimento 5 stelle che sul tema dei migranti e dei diritti di cittadinanza non ha mai preso una posizione chiara (parlo dei parlamentari e non di Grillo, che una posizione chiara l’ha presa molte volte, dimostrandosi più xenofobo di leghisti di lungo corso).

Il M5S è il grande assente di questo provvedimento, loro che parlano e sbraitano sempre su tutto, sulla cittadinanza non hanno avuto una parola, non hanno depositato un emendamento, non hanno discusso nulla. Altro che cittadini come vecchi politicanti per paura di scontentare parte del loro elettorato se ne sono stati buoni buoni, zitti zitti ad aspettare che altri facessero per loro, o in un verso o nell’altro. L’hanno imparata bene la lezione.

Ma andiamo al dunque. Dopo più di dieci anni di discussioni e dibattiti oggi siamo qui, a quella che noi consideriamo una necessità non più procrastinabile ma nello stesso tempo l’ennesima occasione mancata.

Il testo arrivato in commissione è stato un compromesso al ribasso con il partitino di Angelino Alfano, sono stati cancellati dal testo tutti i riferimenti alla cittadinanza che riguardano gli adulti. Conservata solo la parte più soft riguardante i diritti dei minori.

Purtroppo le 200mila firme raccolte da “L’Italia sono anch’io” non sono state ascoltate. Chiedevano esattamente una legge che riguardava anche e soprattutto gli adulti: una legge più snella, semplice e collegata ad una realtà profondamente cambiata in questi anni. Doveva consentire il diritto di voto amministrativo a chi era residente regolarmente da almeno 5 anni. E così non è stato, come anche sui minori discutibili sono state altre scelte operate in corso d’opera.

Un bambino nato in Italia potrà ottenere la cittadinanza italiana solo se almeno uno dei genitori possiede la carta di soggiorno UE di lungo periodo che come sappiamo per l’ottenimento necessita di requisiti severi che rispettino determinati standard linguistici, abitativi e reddituali. Dispiace perché a nostro avviso questa norma determinerà discriminazioni fra minori. Non si sarebbe dovuto perdere di vista chi è il soggetto di questa legge, cioè i bambini, non i loro genitori. Lo ius soli, che sia puro o temperato, deve parlare di loro. Legare la loro condizione a quella dei loro genitori in maniera così restrittiva significa svuotare in parte il segno e il senso di questo provvedimento.

Altra nota stonata è stata la scelta sulle norme transitorie. E anche qui la decisione presa non è altro che il frutto avvelenato di un’alleanza di Governo che non funziona che puntualmente in tema di diritti fa venire fuori in maniera netta le contraddizioni. Questa legge deve avere una funzione retroattiva cioè deve poter essere utilizzata anche da chi ha già concluso un ciclo di studi nel nostro Paese ed ha quindi ottemperato allo Ius Culturae.

Che cosa ci dice il Ministro dell’Interno Alfano? Che questi ragazzi per usufruire della legge, devono fare richiesta di cittadinanza e devono aspettare udite udite 6 mesi affinché il Ministero possa verificare che a loro carico non ci sia già un diniego dovuto a problemi di sicurezza nazionale.

Allora ricapitoliamo: un potenziale terrorista chiede anni fa la cittadinanza nel nostro Paese, gli viene negata in quanto soggetto pericoloso, nel momento in cui viene approvata questa legge lo stesso soggetto pericoloso ripresenta la domanda, a quel punto il Ministero dell’Interno ci dice che ha bisogno di 6 mesi per ri-verificare se è un soggetto pericoloso oppure no.

Direi che è abbastanza surreale. Perché sia chiaro, l’operazione politica si capisce. E’ quella di rallentare, creare ostacoli, non darla vinta ai propri alleati e va bene ma vi sembra possibile che per fare tutto questo il Ministro Alfano utilizzi come scusa la propria incapacità? Per rilasciare un permesso di soggiorno di lungo periodo in cui è compresa la verifica della pericolosità il Ministero ci impiega 90 giorni, per un uomo o una donna che dovrebbero già essere stati segnalati ci impiega 6 mesi. Non c’è che dire siamo proprio in ottime mani. Altro che giubileo, altro che Marino.

Mi avvio a concludere Presidente, dicendo che è stato un peccato, se non fosse stato per queste assurdità, avremmo potuto fare bene, senz’altro avremmo potuto fare meglio.

Avere un primato in Europa, dare fino in fondo il segnale di piena civiltà e di visione delle trasformazioni sociali. Lo abbiamo fatto in parte e in questa porzione però non ci sfugge e lo voglio sottolineare non ci sta la teoria, l’ideologia ma ci sta la carne viva delle persone.

Ci sta Zhanxing Zhu, una ragazza di 23 anni, in Italia dalla Cina all’età di 10 anni. Che ci ha detto ironicamente: “Straniero a chi? Io sono un’italiana col permesso di soggiorno”.

Lei insieme ad altri si è messa al servizio di un percorso di attivismo sociale e politico, con la Rete G2, il primo network di figli d’immigrati in Italia, che da tempo chiede una legge sulla cittadinanza italiana più attenta alle caratteristiche delle seconde generazioni.

Ecco e concludo davvero Presidente, per lei e per i tanti come lei, oggi è comunque una giornata importante e una porta che si apre. Sinistra ecologia e libertà voterà a favore perché con tutti i limiti di questa formulazione finale, la nostra posizione è stata sempre molto chiara. Noi non siamo stati in silenzio, abbiamo contribuito attivamente per migliorare questo testo e in tanti passaggi ci siamo riusciti, avendo in testa un solo obiettivo offrire diritti in più senza nessun dubbio, nessuna confusione, nessuna ambiguità.

Tra un avanzamento e la barbarie, noi scegliamo un avanzamento. Le astensioni le lasciamo ai giochetti politicisti e ai bluff mediatici. Abbiamo dalla nostra la libertà e la cultura politica se oggi c’è un riconoscimento in più per quei ragazzi il merito è anche nostro, il merito è anche di Sinistra ecologia e libertà.

 

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#PonteSulloStretto, non ci sorprende purtroppo l’ennesima apertura del Governo Pd-Ncd

È gravissimo. Ma non ci sorprende l’ennesima apertura del Governo alla questione Ponte sullo stretto. In tempi non sospetti avevamo lanciato l’allarme sulle dichiarazioni del sottosegretario Nencini e dell’ex ministro Lupi.

Sinistra ecologia e libertà non teme la costruzione del ponte. Sappiamo che questa opera non si realizzerà mai: esistono studi tecnici di fattibilità che lo dimostrano. Il punto per noi è che continuino ad essere sperperate risorse utili per il Sud. Con quei soldi si sarebbe ricostruita tutta la rete ferroviaria di Calabria e Sicilia.

Il Governo si rende complice ancora una volta di questo spreco. Per non parlare del ruolo delle mafie in questa vicenda.

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Troppe ombre sull’antimafia: rivediamo una volta per tutte il sistema della gestione dei beni confiscati

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Ombre e sospetti sull’antimafia. Non ci gira intorno il giornalista Attilio Bolzoni oggi su Repubblica, riaprendo una utile riflessione sul ruolo dell’antimafia nel nostro Paese. Un’antimafia spaccata a metà dalle ultime inchieste avvenute quest’anno: da Antonello Montante a Roberto Helg, da Claudio La Camera a Lorenzo Diana. Non ultimo il caso della giudice Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, che getta ombre sulla gestione dei beni confiscati.

Un’antimafia, quella che salta fuori dalle carte dei tribunali, fatta di poteri, accordi sottobanco e cariche importanti. E così l’intero movimento, compreso quello delle buone pratiche e della buona politica, rischia di essere risucchiato in un senso di sfiducia che invece non ci possiamo proprio permettere. Oggi più che mai c’è invece la necessità di ricostruire, aggiornare e investigare un fenomeno in continua evoluzione.

Per fare tutto questo c’è bisogno di credibilità. Come si fa a distinguere tra associazioni buone e cattive? Come si fa ad individuare il consociativismo o la fame di denaro e fondi pubblici per l’organizzazione di finti servizi? Banalmente servono maggiori controlli soprattutto davanti alla proliferazione di associazioni nate in pochi mesi e già richiedenti fondi del Ministero dell’Interno; verificare non solo sulla carta l’attività che svolgono.

Per esempio non possiamo chiudere gli occhi davanti alle troppe falle nel sistema di gestione dei beni confiscati. Lo abbiamo denunciato più volte, soprattutto in Parlamento. A questi appelli sono sempre seguiti gli impegni da parte della Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi. A lei oggi chiediamo di rivedere questo sistema una volta per tutte e di farsi garante della restituzione alla collettività dei beni confiscati ai clan. Quella ricchezza, che come ci ha insegnato Pio La Torre, deve tornare in mano della società per combattere efficacemente le mafie e per creare forme di welfare, sottraendole ai clan che sempre più spesso si sostituiscono allo Stato in molte aree d’Italia.

È un momento molto delicato per l’antimafia: un passaggio cruciale per il futuro di questo Paese in cui economicamente e socialmente domina la criminalità organizzata. L’antimafia deve tradursi in pratiche concrete. Ricominciamo dalla legge La Torre-Rognoni e diamogli piena applicazione, garantendo trasparenza, forza e immediatezza.