Nelle ultime settimane la città di Pisa è stata oggetto di attenzione dei media nazionali per un’inchiesta della DDA di Firenze per presunte collusioni mafiose, inchiesta in cui è stato coinvolto uno dei principali costruttori e immobiliaristi protagonista, insieme ad altri imprenditori di quella che potremmo definire una vera e propria “stagione del cemento”. Una stagione iniziata con il nuovo millennio e che ha visto la realizzazione di opere a volte imponenti, spesso incompiute, per cifre da capogiro, in una città con poco meno di 90.000 abitanti. Interventi che altrettanto spesso sono stati caratterizzati al ricorso di operazioni finanziarie, legate alle concessioni fideiussorie, che hanno visto il coinvolgimento di società di intermediazione finanziaria depennate dagli elenchi delle società autorizzate dalla banca d’italia, ovvero oggetto di indagine della magistratura ordinaria.
In definitiva, l’attenzione suscitata dalla inchiesta della DDA di Firenze ha comunque evidenziato un sistema opaco di relazioni finanziarie legate a molti dei progetti immobiliari e una evidente carenza delle funzioni di controllo che avrebbe dovuto esercitare l’amministrazione comunale. Un quadro, quindi, preoccupante considerando la tradizionale pervasività delle organizzazioni criminali che ultimamente ha avuto riscontri anche in Toscana.