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La mia interrogazione sul suicidio avvenuto a Regina Coeli

Suicidio regina coeli

Interrogazione a risposta scritta 4-15744

COSTANTINO e FRATOIANNI. — Al Ministro dell’interno, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
il 24 febbraio 2017 il ventiduenne Valerio G. si è impiccato con un lenzuolo alla grata del bagno di Regina Coeli, dove era detenuto, nella seconda sezione, al terzo piano, dove sono detenute altre 167 persone;
il giovanissimo Valerio era recluso per resistenza, lesioni e danneggiamento, ma in realtà era stato collocato presso il carcere Regina Coeli dopo essere scappato alcune volte dalla Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), vera e propria struttura sanitaria che ha sostituito l’ospedale psichiatrico giudiziario;
le Rems sono strutture sostitutive previste dalla legge n. 81 del 2014, che avrebbe dovuto stabilire la chiusura definitiva per la fine di marzo di due anni fa degli ospedali psichiatrici giudiziari – che in tutto il territorio nazionale sono 23; si tratta di una legge che, per gli interroganti, senza le adeguate correzioni e strategie di bilancio sarà di difficile applicazione;
dall’inizio del 2017 dieci sono i detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre. Solo il giorno prima del caso di Regina Coeli un detenuto di 43 anni si era tolto la vita presso il carcere Dozza di Bologna. Nel 2016 sono avvenuti 39 casi di suicidio mentre, dal 2000 ad oggi, in tutto sono 937 le persone che si sono tolte la vita nelle carceri italiane;
Regina Coeli, similmente alla maggior parte delle prigioni italiane, ha un sovraffollamento di più di 289 detenuti: dovrebbero essere 622, oggi sono invece 911;
Patrizio Gonnella dell’Associazione Antigone e Stefano Cecconi della Campagna Stop Opg, affermano a gran voce che «Non si cura mettendo le persone dietro le sbarre, ma [le stesse] si affidano al sostegno medico, sociale, psicologico dei servizi del territorio. Se un ragazzo va via da una Rems non si deve parlare di evasione. Non si butta una vita in galera»;
al 31 luglio 2016 restano attivi 2 ospedali psichiatrici giudiziari, Aversa e Montelupo Fiorentino, con un totale di 58 persone;
l’applicazione della nuova normativa tende a sostituire semplicisticamente gli ospedali psichiatrici giudiziari con le Rems, ma lo spirito della legge n. 81 del 2014 non è quello, in quanto «l’Opg è sostituito non dalla REMS ma dall’insieme dei servizi sanitari e sociali del territorio dei quali fa parte il Dipartimento di salute mentale e al suo interno opera come struttura specializzata, la REMS» –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, considerata l’annosa questione del trattamento carcerario e del strutturale sovraffollamento delle carceri italiane e quella che per gli interroganti risulta la scorretta sostituzione degli ospedali psichiatrici giudiziari con le strutture delle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, non intendano avviare le opportune verifiche sugli avvenimenti di Regina Coeli e sulle condizioni di vita nelle strutture detentive e quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire e potenziare strutture che gestiscano rapporti di cura in raccordo con la giustizia, costituendo una cabina di regia a livello nazionale, viste le forti differenze tra le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza di tutta Italia. (4-15744)

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/15744&ramo=CAMERA&leg=17

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#FaboLibero

Perché questo Paese deve vivere nella finzione e nella ipocrisia. Ricordo le parole del papà di Eluana Englaro quando ci spiegava che tutti nel silenzio di un ospedale avrebbero potuto staccare quella spina.
Ma lui no. Voleva che venisse rispettata la volontà di tutte e tutti alla luce del sole.
La legge sul testamento biologico è ferma. Come sono fermi tanti altri provvedimenti sulla dignità delle persone. Perché? Nessuno è in grado di dare una risposta politica a questo.
Ci si nasconde dietro la coscienza per non affrontare le proprie responsabilità.
L’etica, mi dispiace per voi, è un’altra cosa.

Fabo

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Giustizia è fatta

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Era il 15 gennaio 2012 e con l’associazione daSud partivamo per Modena con le magliette e uno striscione con su scritto IO MI CHIAMO GIOVANNI TIZIAN. Ieri sera finalmente la notizia: processo Black Monkey, tiene l’accusa di associazione mafiosa. Il tribunale ha condannato tutti e 23 gli imputati, infliggendo la pena più alta, 26 anni e 10 mesi, a Nicola Femia, ritenuto il vertice di un gruppo legato alla ‘ndrangheta che faceva profitto con il gioco illegale. Risarcimento per il giornalista Giovanni Tizian minacciato di morte per aver denunciato nei suoi articoli l’organizzazione criminale. Un grande abbraccio a Giovanni. Questi anni sono stati duri ma adesso giustizia è stata fatta.

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Interrogazione sulla morte di Amadou Diarrà avvenuta nel CIE di Vibo Valentia

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Interrogazione a risposta scritta 4-15584

 

COSTANTINO e FRATOIANNI. — Al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
il 15 febbraio 2017, a Vibo Valentia, presso il centro di accoglienza situato all’Hotel Lacina di Brognaturo, un migrante malese di 24 anni è deceduto in una rissa scoppiata, pare, per futili motivi;
il ragazzo, Amadou Diarrà, è morto dissanguato durante l’intervento chirurgico che avrebbe cercato di salvarlo, a causa di gravi ferite riportate all’addome dopo essere stato scaraventato contro una porta a vetri del centro di accoglienza;
nella tarda mattinata la polizia aveva già fermato il presunto colpevole, Moussa Traore, anche lui giovanissimo e connazionale della vittima. A Traore viene contestata l’accusa di omicidio preterintenzionale;
entrambi i giovani erano ospiti della struttura dal 6 dicembre 2016;
la situazione di abbandono, in alcuni casi di degrado, di molti centri di accoglienza crea un clima esplosivo che, come si sa dalle cronache, sfocia in violenze, a volte anche gravi. Vi sono persone non accusate di alcun reato che vi si trovano per essere identificate ed espulse, spesso senza un adeguato sostegno psicologico, in altri casi, come si è visto dalle recenti cronache sempre in Calabria, gli ospiti delle strutture non ricevono neppure i servizi essenziali che consentano un minimo livello di dignità;
il piano di rafforzamento di queste strutture delineato dal Ministero dell’interno, dopo le numerose verifiche rispetto al fallimento di questi luoghi, emerse anche dall’attività della Commissione parlamentare di inchiesta sui centri di accoglienza, alla luce degli incidenti che avvengono al loro interno, non è spiegabile –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intenda verificare, per quanto di competenza, le eventuali responsabilità del centro di accoglienza situato presso l’Hotel Lacina di Brugnaro e la relativa efficienza. (4-15584)

http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/15584&ramo=CAMERA&leg=17