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21 marzo a Bologna con Libera. Ora servono nuovi strumenti contro le mafie, come il reddito minimo garantito e le leggi contro la corruzione

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Domani sarò a Bologna con Libera per la giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie. Un appuntamento importante che da vent’anni gira l’Italia per ribadire l’impegno antimafia di tutti e dare un sostegno concreto ai famigliari delle vittime dei clan.

Dopo l’inchiesta Mafia capitale e gli ultimi sviluppi delle indagini in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, ormai è impossibile parlare di “infiltrazioni” delle mafie al Nord. Il quadro, come denunciamo da tempo, è complesso e stratificato: i clan sono radicati strutturalmente nel tessuto sociale ed economico d’Italia, da Nord a Sud. Le mafie, raccogliendo la sfida della globalizzazione più degli Stati che le combattono, hanno diversificato i loro affari: non solo droga, armi e controllo del territorio; ora si sono impadroniti del welfare, offrono servizi e sfruttano le povertà e le disgrazie altrui per monetizzare, come nel caso della gestione dei centri per migranti e il controllo dei flussi nel Mediterraneo.

Servono nuovi strumenti legislativi e una nuova consapevolezza culturale. L’antimafia deve essere il prerequisito di ogni azione pubblica e politica. Non è più possibile che l’opinione pubblica e le istituzioni si sveglino solo dopo le inchieste della magistratura.

Il Governo faccia in fretta su reato di falso in bilancio, antiriciclaggio e corruzione. Soprattutto calendarizzi immediatamente la nostra proposta di legge per l’introduzione del reddito minimo garantito: uno strumento essenziale anche in ottica antimafia, per sottrarre manovalanza ai clan e dare ai cittadini italiani libertà e alternative all’arruolamento nella criminalità organizzata, soprattutto nelle aree più povere del Paese

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Solidarietà al sindaco Gianni Speranza. Schiena dritta, trasparenza e buona politica fanno paura alla ‘ndrangheta

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Esprimo vicinanza e sostegno al sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza, dopo le intercettazioni, rese pubbliche in queste ore, del boss di ‘ndrangheta Nicolino Grande Aracri in cui vengono rivolte minacce di morte all’indirizzo del primo cittadino di Lamezia.

Il sindaco Speranza in Calabria ha rappresentato in questi anni un modello di buona politica ed efficiente amministrazione. Gestione trasparente, controllo certosino di ogni appalto, ferma condanna della criminalità organizzata in tutte le sedi. In poche parole l’antimafia come presupposto per ogni azione pubblica e politica.

A lui non può che andare la mia solidarietà. È importante che il Governo e la Commissione antimafia continuino a tenere i riflettori accesi sulla Calabria e l’Emilia romagna, principali regioni di influenza della famiglia Grande Aracri. Non tutti i sindaci hanno dimostrato di avere la schiena dritta come Gianni Speranza, a cui in questo momento va garantita la piena sicurezza.

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Manifestazione di solidarietà ai migranti di Rosarno. Ingiustificate le condanne richieste per gli imputati. L’attuale vicesindaco Nieri favorì dialogo tra manifestanti e forze dell’ordine

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Piena solidarietà al vicesindaco Luigi Nieri e agli altri nove imputati per cui è stata richiesta una condanna a due anni di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale in occasione di una manifestazione di solidarietà ai migranti sfruttati nelle campagne di Rosarno. Nel 2010 ​ho chiesto anche io a Luigi Nieri, all’epoca assessore al Bilancio della Regione Lazio, di partecipare al sit-in e fare da mediatore in un momento delicato e complicato.

È incredibile che la giustizia presenti il conto a persone che manifestavano per difendere i migranti delle campagn​e calabresi e contestavano un Governo che operava delle scelte folli e xenofobe, agitando lo spauracchio del reato di clandestinità, contro i più deboli provenienti da altri Paesi del mondo. I migranti di Rosarno, sfruttati da caporali e ‘ndrangheta, sono stati trasferiti, ghettizzati, espulsi. I loro diritti sono stati calpestati più volte. Nessuno ha mai pagato.

L’attuale vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, ha semplicemente il merito di aver favorito il dialogo tra manifestanti e forze dell’ordine, rifiutando ogni forma di violenza e frapponendosi nelle situazioni di tensione tra i due gruppi. Eravamo in tanti, associazioni e movimenti, quel giorno con mani e arance insanguinate per denunciare le condizioni in cui vivevano i migranti. Per questo motivo le richieste di condanna sono ingiustificate. A meno che non vogliate condannarci tutti.