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Ad Avellino, al Maglificio 100Quindici Passi, con la Commissione antimafia

Ieri a Quindici, un paese di Avellino, hanno fatto saltare a colpi di pallettoni la scritta “Bene riscattato alla camorra e restituito all’Italia”. Il bene in questione è la villa bunker del clan Graziano trasformata in un’impresa tessile dai ragazzi di Libera. Oggi saremo lì con la Commissione antimafia per dimostrare da che parte stare. L’inaugurazione ci sarà e la violenza della camorra non la fermerà. Quindici

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Serve subito la riforma della gestione dei beni confiscati. Non possiamo perdere tempo

Una delle più importanti riforme da fare? Quella di gestione dei beni confiscati, un patrimonio inestimabile che deve essere riconsegnato con celerità nelle mani della società. Si tratta di un gesto profondamente antimafia e rappresenta il più grande torto che possiamo fare ai clan: destinare ad uso sociale quella “roba” che una volta era la loro ricchezza, il simbolo del potere di famiglie e boss.

Allo stato attuale sono stati accorpati il ddl Alfano-Orlando ed una proposta di legge di iniziativa popolare sulle aziende confiscate. Ma i lavori continuano ad andare a rilento. Non possiamo aspettare altre proroghe né tollerare altri ritardi.

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Faida tra boss di Bari. Ma per la Giustizia è solo un delitto maturato per “motivi passionali”

Succede a Bari, due anni fa. Una guerra tra i boss Caracciolese e Fiore, con quattro morti ammazzati, spari con kalashnikov in mezzo alla folla durante il mercato e la messa. Tutto nasce per le avances di Caracciolese alla sorella del boss: un torto da lavare con il sangue.

“Delitto maturato per motivi passionali” hanno sentenziato il tribunale del Riesame, la Cassazione, il Gup. Pesanti condanne per i responsabili, ma la Giustizia non ha ritenuto ci fossero le condizioni per riconoscere l’”aggravante mafiosa”.

Insomma l’onore della famiglia, alla base dell’associazione mafiosa, non è sufficiente. Tutto ciò avviene nel 2015, insieme al “folclore” dei Casamonica e alle sparatorie a Napoli.

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