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La mia lettera al direttore dell’Avvenire sull’inesistente “teoria del gender”

Il 20 giugno si terrà una manifestazione a Roma dal titolo “Difendiamo i nostri figli: no alla teoria del gender”. Un momento promosso da associazioni e gruppi cattolici per “riaffermare il diritto di mamma e papà a educare i figli e fermare la colonizzazione ideologica della teoria gender nelle scuole”. Ovviamente credo che i presupposti da cui parta questa manifestazione siano fallaci e per molti versi infondati. Ma rientra nei diritti legittimi delle famiglie cattoliche scendere in piazza e radunarsi attorno a delle idee, delle opinioni.

Non mi stupiscono ma dispiacciono le rivendicazioni sul modello unico di famiglia composto da un uomo e una donna e fondato sul matrimonio. Lottiamo da decenni per il riconoscimento dei diritti fondamentali a cittadini considerati di serie B solo perché amano una persona dello stesso sesso. Mancanze e ritardi intollerabili che riducono gli spazi di libertà in questo Paese. La famiglia non può essere solo di un tipo, perché non lo è mai stata e mai lo sarà.

In questo ha una grave responsabilità il Governo, che ancora rimanda e prende tempo anche sulla trascrizione in Italia dei matrimoni gay avvenuti all’estero. Mentre con il suo silenzio continua ad ignorare sia il riconoscimento di diritti che ad appoggiare teorie fasulle sull’educazione scolastica e sulla fantomatica teoria del gender. Quest’ultima non esiste; è una invenzione che vuole soltanto ostacolare l’idea di una scuola nuova, aperta, inclusiva.

Non si può far finta di non vedere la realtà e non si può non confrontarsi con i Paesi che insieme a noi compongono l’Europa: in tutti gli stati, ad eccezione di Italia e Grecia, esiste una forma di educazione all’affettività, ovvero uno spazio in cui è possibile far confrontare i ragazzi sulle relazioni, sulle differenze di genere, sulla risoluzione dei conflitti. Argomenti centrali nella formazione degli studenti, utili anche come strumento di prevenzione della creazione di stereotipi di genere che conducono a fenomeni di violenza, bullismo e omofobia. Questa non è ideologia, ma un dato di realtà. E la scuola, luogo di confronto per eccellenza, non può sottrarsi dal prevedere l’educazione sentimentale nei propri piani didattici, proprio come indica l’art. 14 della Convenzione di Istanbul.

Se ci fosse consapevolezza di questi temi forse si guarderebbe al vero problema che riguarda in primis il rapporto tra le donne e la maternità. Dentro e fuori dalla famiglia tradizionale. Siamo davanti a disparità che tagliano fuori dal mercato del lavoro le donne che scelgono di avere un figlio. Nessun servizio, pochi congedi, contratti senza tutele, mancanza di asili nido. Sono solo alcune delle difficoltà che ogni giorno vivono milioni di donne nel nostro Paese. E in tutto questo il Governo tace colpevolmente. E su cui forse sarebbe il caso di squarciare il velo dell’indifferenza.

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Il Miur ha abbandonato la strategia nazionale che contrasta le discriminazioni su orientamento sessuale ed identità di genere?

Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca .

— Per sapere – premesso che:

secondo l’Istat erano più di 3 milioni gli italiani che si dichiaravano omo o bisessuali nel 2012, e secondo una ricerca condotta dall’associazione Arcigay con il patrocinio dell’Istituto superiore di sanità, già nel 2005, il 17,7 per cento dei gay e il 20,5 per cento delle lesbiche con più di 40 anni ha almeno un figlio. Attualmente, nonostante non esista un registro nazionale ufficiale delle unioni civili si calcola che i figli di coppie omosessuali siano in Italia circa 100 mila;
nel 2013 l’Italia ha aderito, attraverso il dipartimento per le pari opportunità e l’ufficio nazionale antidiscriminazioni (UNAR) al Programma del Consiglio d’Europa, che adottava la strategia nazionale LGBT 2013-2015, il cui obiettivo era prevenire e contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, e attuare e implementare la Raccomandazione del Comitato dei ministri CM/REC (2010)5, per la cui attuazione l’UNAR, in collaborazione con le diverse realtà istituzionali, le associazioni LGBT e le parti sociali ha elaborato una strategia nazionale con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;
per la sezione «Educazione e Istruzione», la strategia nazionale aveva individuato specifici obiettivi tra cui: a) ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; b) prevenire e contrastare il fenomeno dell’intolleranza e della violenza legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere; c) garantire un ambiente scolastico sicuro e friendly, al riparo dalla violenza, dalle angherie, dall’esclusione sociale o da altre forme di trattamenti discriminatori e degradanti legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere; d) conoscere le dimensioni e le ricadute del bullismo nelle scuole, a livello nazionale e territoriale, con particolare riferimento al carattere omofobico e transfobico, mediante una rilevazione e raccolta sistematica dei dati; e) favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; f) contrastare e prevenire l’isolamento, il disagio sociale, l’insuccesso e la dispersione scolastica dei giovani LGBT; g) contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali;
la riforma della cosiddetta «Buona Scuola», che sarebbe servita per formalizzare un impegno concreto nell’ambito dell’istruzione pubblica da parte del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, affrontando le numerose proposte di legge di iniziativa parlamentare che colmavano un vuoto programmatico che ormai riguarda praticamente solo l’Italia nel panorama europeo, è stata un’occasione mancata per raggiungere e perseguire gli obiettivi della «Strategia nazionale»;
a questo si aggiunga che, come segnala l’avvocato Marco Barone in un articolo apparso il 5 giugno sul portale orizzonte scuola.it, il 4 giugno 2015, nessun delegato istituzionale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si è presentato al workshop convocato a Roma dell’Asse Educazione e Istruzione organizzato da UNAR e RE.A.DY nell’ambito della strategia nazionale;
lo si apprende da un comunicato delle associazioni lgbt Agedo, Arcigay, ArciLesbica, Associazione Radicale Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Gay center, Mit che denunciano testualmente: «convocate a Roma per un workshop: il Miur dà forfait e viene data notizia della rottamazione delle azioni di contrasto al bullismo omofobico previste nell’Asse Educazione e Istruzione della Strategia Unar […] purtroppo l’incontro, che aveva un carattere conclusivo e di valutazione delle azioni svolte, è stato totalmente negativo. Prima di tutto molto grave è stata l’assenza del MIUR, che in collaborazione con UNAR e READY avrebbe dovuto attuare le misure previste dall’Asse Educazione e Istruzione: nessun interlocutore istituzionale a cui chieder conto di quanto fatto e di quello che si sarebbe potuto fare in futuro. Delle 17 misure previste dall’Asse Educazione e Istruzione in sostanza è stata attuata concretamente e parzialmente una sola (il corso di formazione per le figure apicali tenutosi il 26 e 27 novembre 2014, dove tra 41 partecipanti vi era un solo direttore di un Ufficio Scolastico Regionale), tutto il resto è rimasto sulla carta», comunicato visibile anche sulla pagina nazionale dell’associazione Arcigay;
nessun comunicato stampa sull’accaduto è reperibile sul sito nazionale del Miur –:
se il Ministro interrogato abbia abbandonato la strategia nazionale che contrasta le discriminazioni su orientamento sessuale ed identità di genere; se e come intenda dimostrare di voler proseguire e garantire – a livello legislativo specialmente – l’avanzamento dell’Italia su questi temi senza attendere ulteriori condanne dell’Unione europea, nonché attenersi agli impegni presi con le centinaia di organizzazioni che attendono l’attuazione della Strategia nazionale. (4-09406)

COSTANTINO, RICCIATTI, NICCHI, DURANTI, SANNICANDRO, FRANCO BORDO, PIRAS e MARCON

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22 maggio ore 10 a Scampia per parlare del progetto “Incroci d’amore. Educare ai sentimenti”

Presso I.C. Virgilio 4 di Scampia incontro le alunne e gli alunni che hanno partecipato al progetto “Incroci d’amore. Educare ai sentimenti” con la professoressa Anna Riccardi. Con i saluti del Dirigente scolastico Paolo Battimiello, e la partecipazione di Simona Marino, consigliera delegata Pari opportunità Comune di Napoli, e Laura Capobianco, Consulta regionale Pari opportunità.

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