A 21 anni circa dalla sua firma, l’Italia si prepara finalmente a ratificare la Convenzione Europea della Valletta in difesa del patrimonio archeologico. Grazie anche alla nostra proposta di legge ad inizio legislatura con la preziosa collaborazione dell’Associazione nazionale archeologi, il ministro della Cultura Massimo Bray ha messo tra le priorità del suo dicastero la ratifica della Convenzione. Un importante risultato dopo anni di ritardi nella modernizzazione dell’archeologia.
«Sulla ratifica della Convenzione de La Valletta vorrei assicurare – ha detto il ministro Bray in audizione – che i miei uffici hanno già provveduto l’11 novembre 2013 ad inoltrare uno schema di legge al ministero degli Affari Esteri in previsione di una prossima iscrizione all’ordine del giorno per l’esame del consiglio dei ministri. La procedura è stata attivata ritenendo molto giusta l’osservazione che ci è giunta dall’on. Celeste Costantino».
La Convenzione ha come obiettivo primario la conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico nelle politiche urbane e di pianificazione: riguarda principalmente le modalità di collaborazione tra archeologi, urbanisti e pianificatori. Formula inoltre degli orientamenti sul finanziamento dei lavori di scavo, di ricerca e di pubblicazione di risultati ottenuti. Non ultimo, la Convenzione disegna un quadro istituzionale per una cooperazione paneuropea in materia di patrimonio archeologico, il che implica uno scambio sistematico di esperienze e di esperti tra i diversi Paesi.
Ma non è l’unico passo in avanti. Infatti il ministro ha condiviso anche la mia denuncia riguardo alle archeomafie: il nostro patrimonio artistico e culturale è il più saccheggiato del mondo. Anche se sottovalutato, rappresenta il quarto business delle mafie, dopo droga, armi e riciclaggio.
«Sull’eccessiva debolezza del nostro sistema di sanzioni penali per i reati commessi contro il patrimonio archeologico, sottolineata dall’on. Celeste Costantino – ha affermato il ministro Bray – desidero comunicarvi che i miei uffici hanno predisposto una bozza di disegno di legge delega, inviata per condivisione ai ministeri della Giustizia, della Difesa e dell’Interno, finalizzata ad una riforma organica dell’intero sistema sanzionatorio per i reati contro il patrimonio culturale che introduce nuove figure di reato e inasprisce le pene per le fattispecie criminose già previste dal codice penale dalla normativa di settore».
Secondo l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale di Pil. E parliamo solo di una stima economica. Quella culturale è ovviamente inestimabile. Nel nostro Paese avvengono tre furti al giorno nel 2012 secondo il Rapporto Ecomafia dell’Osservatorio legalità e ambiente di Legambiente. È importante arginare il fenomeno, mediante un censimento dell’esistente: le aree non censite attualmente hanno percentuali altissime.