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Borse di studio e mobilità interregionale nel decreto del fare

Il nostro o.d.g è inerente alL’articolo 59 del decreto legge, articolo che stanzia risorse per l’erogazione di “borse per la mobilità” a favore di studenti che, dopo aver conseguito risultati scolastici eccellenti, intendono iscriversi a corsi di laurea in regioni diverse da quella di residenza.

Inoltre l’art.59 prevede la predisposizione di una graduatoria unica nazionale dei vincitori delle borse di studio, al cui pagamento provvederanno direttamente le Università con le risorse ad esse trasferite dal Ministero. Condizione per l’assegnazione delle borse di studio è che lo studente si iscriva presso una università collocata in regione diversa da quella di residenza della propria famiglia. Un controsenso alla luce della situazione odierna, sia regionale che nazionale: oggi infatti cresce sempre di più l’esercito dei senza borsa di studio, ragazze e ragazzi che ne hanno diritto, per meriti o per condizione economica, ma non possono usufruirne perché sono state tagliate le risorse. Come nel 2012 quando il fondo per il Diritto alla studio universitario, durante il governo Berlusconi, partendo da 246 milioni è stato tagliato fino poco meno di 26 milioni nel 2012 per raggiungere il minimo storico, appena 12 milioni, nel 2013.

Noi pensiamo che occorra sicuramente favorire i più meritevoli e meno abbienti che vogliano iscriversi all’università, ma senza costringerli a tutti i costi alla migrazione. Lo stesso obiettivo, infatti, può essere raggiunto aumentando le risorse per il diritto allo studio che sono sempre più ridotte.

Chiediamo di sopprimere il requisito dell’iscrizione ad una università fuori regioni per l’ammissione al beneficio, eliminando tutte le parti dell’articolo che fanno riferimento alla mobilità e alla valutazione del requisito dell’essere “fuori sede”. Al contempo non interveniamo su altre parti dell’articolo che fanno riferimento alla “mobilità”, lasciando il fattore “distanza” come elemento valutabile nella graduatoria ai fini dell’attribuzione del punteggio. Così come (nella diposizione che ne risulta) il beneficio non è riconosciuto a chi ha la residenza nello stesso comune in cui si trova l’università.

Chiediamo inoltre al Governo di impegnarsi, individuando e stanziando maggiori risorse per il diritto allo studio universitario, a favore di giovani meritevoli e non abbienti, senza costringerli ad abbandonare – per usufruire del diritto – le regioni di residenza.

Concludo. Lo avete chiamato il decreto del fare. La prima cosa da fare, allora, sarebbe portare il nostro Paese in Europa. Infatti mentre in Italia si taglia indiscriminatamente una spesa di circa 250 milioni di euro l’anno, Germania e Francia investono circa 2 miliardi di euro l’anno per il diritto allo studio, la Spagna – in crisi come noi – quattro volte l’Italia, quasi 900 milioni.

Noi invece continuiamo a soffocare le ragazze e i ragazzi del nostro Paese. Ci si riempie la bocca di retorica nei confronti del loro futuro quando non si è capaci di garantire neanche il diritto al presente.