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Interrogazione parlamentare al Ministero. Perché chiude il corso in studi di genere?

di Giovanna Pezzuoli (da la27esimaora)

Non sono stati inutili l’appello e la mobilitazione contro la chiusura, aldipartimento di Sociologia dell’Università della Calabria, di uno dei primi corsi in “studi di genere” e uno dei pochi esistenti in Italia, di cui avevamo parlato nei giorni scorsi. Un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca è stata presentata due giorni fa dall’onorevole Celeste Costantino (Sel) per sapere se il Ministro non intenda verificare che la soppressione di questo insegnamento, tenuto dalla docente Laura Corradi, sia avvenuta nel rispetto della legge e delle procedure amministrative stabilite. E se non ritenga di intervenire per sostenere la diffusione degli insegnamenti in studi di genere e sessualità, ad esempio rendendoli obbligatori per tutti durante il primo anno del corso di studi universitari, come avviene in numerosi altri Paesi.

Purtroppo l’abolizione del corso accompagna la silenziosa sparizione di decine di corsi di studi di genere diffusi e inaugurati negli ultimi anni presso le università italiane. La realtà degli “studi di genere” in Italia è avvolta in una misteriosa condizione di visibilità-invisibilità fin dagli anni Settanta

ha scritto Paola Di Cori, docente di studi culturali e studi di genere all’Università di Urbino. Che prosegue: “Sono esistiti sotto denominazioni di comodo quando non era possibile inserirli in un piano di studi approvato dalle facoltà; quando sono divenuti finalmente riconoscibili, ammessi e inseriti istituzionalmente – soltanto dopo il 2000! – si sono immediatamente dovuti confrontare con i cosiddetti processi di razionalizzazione e snellimento dei programmi in seguito alla riforma del 3+2: erano sì possibili, ma assai ridotti in numero di ore e di crediti acquisiti, e raramente ci sono state docenti ordinarie in numero tale da poter imporre qualche soluzione non minoritaria alle facoltà o ai senati accademici. Si sono salvati qua e là alcuni dottorati nei settori della letteratura e della storia, attualmente massacrati dal taglio di finanziamenti che ha riguardato tutti i dottorati”.

Un altro paradosso? Questo corso di studi viene soppresso proprio mentre si celebra all’Università della Calabria il conferimento della laurea honoris causa in Scienze della Nutrizione a Vandana Shiva, studiosa, attivista ed eco-femminista indiana che ha fatto della difesa della biodiversità la propria missione di vita (attraversando molteplici esperienze, dalla lotta delle donne che abbracciavano gli alberi per evitarne la distruzione agli studi in fisica della particelle, in Canada). Un corso di “studi di genere” che è stato un’importante palestra per tantissime ragazze, che infatti non accettano passivamente questa decisione, e stanno raccogliendo firme in calce a una petizione che ne chiede il ripristino immediato. E che è stata firmata anche da Vandana Shiva e da altre personalità internazionali come Joan Scott.  In pochi giorni circa 600 firme, studenti e docenti da tutto il mondo, mentre dall’Italia esprimono solidarietà numerose associazioni di donne, dall’Udi nazionale ai gruppi più radicali.