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Mafia Capitale, atto II. Governo ha fatto poco in questi mesi. Servono nuovi strumenti di welfare

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Un altro tassello dell’organizzazione di Mafia Capitale è stato svelato oggi grazie al blitz dei Ros che ha portato a 44 nuovi arresti e 21 indagati a piede libero. Tra loro uomini politici di primissimo piano sia alla Regione Lazio che in Campidoglio.

Il gruppo riconducibile al boss Carminati e al suo braccio destro Salvatore Buzzi, conferma come il clan, nato e radicato a Roma, avesse come principale business quello della gestione dei migranti: una rete di cooperative sociali che, attraverso corruzione e tangenti, hanno ottenuto denaro pubblico e finanziamenti per centri e servizi. Fari accesi sul Cara di Mineo, dove in queste ore è in corso una perquisizione.

Tra i nomi degli arrestati spicca anche anche l’ex presidente del X Municipio Ostia, Andrea Tassone, territorio dove è stato riconosciuto a Roma il primo 416bis al clan Fasciani. Insomma come diciamo da tempo la Capitale è diventata un porto di mafie, ma il Governo Renzi è troppo preso dallo smantellamento della Costituzione e della scuola.

In questi sei mesi dall’inizio dell’inchiesta Mondo di mezzo ben poco è stato fatto dall’Esecutivo. Non basta prevedere nuovi reati o pene più pesanti: il sistema di Mafia capitale spiega benissimo come i clan stiano, grazie a soldi pubblici e politici corrotti, gestendo un welfare parallelo, offrendo servizi, organizzando le nostre vite e arruolando manovalanza.

È il momento di rimettere al centro una antimafia dei diritti, della giustizia sociale, che abbia in nuovi strumenti di welfare, come il reddito minimo garantito, la forza per contrastare culturalmente le mafie e la corruzione.