La profonda crisi che sta vivendo il Teatro dell’Opera di Roma non può e non deve portare al commissariamento dell’Ente. Il ricorso alla legge Bray, che prevede l’accesso al fondo speciale per le fondazioni liriche, rappresenta una opportunità per il rilancio del Teatro ma solo se saranno salvaguardati i posti di lavoro – come promesso dal sovrintendente Carlo Fuortes – di tecnici, artisti e amministrativi.
In questo momento così difficile bisogna contrapporre un piano alternativo al commissariamento o alla liquidazione coatta, aumentando la produttività e riducendo gli sprechi del management e della gestione del Teatro dell’Opera di Roma, ma senza ulteriori tagli ad un organico già ridimensionato. Piuttosto è utile accendere i riflettori sulle spese folli delle passate amministrazioni, per cui abbiamo presentato una interrogazione ancora senza risposta a dicembre 2013.
Serve responsabilità da parte di tutti per governare la complessità della situazione. Il nuovo ministro della Cultura Dario Franceschini intervenga subito, insieme alla Regione e al Comune, per non far calare il sipario di uno dei teatri più importanti d’Italia: Roma ha bisogno di rimettere il teatro dell’Opera al centro di un progetto culturale per la Capitale.