Quella appena trascorsa è stata una settimana molto dura. Per le tensioni politiche del Governo, per l’inizio della discussione sul pacchetto sicurezza (ribattezzato DL Femminicidio), per il dibattito e l’approvazione del DL Valore Cultura. In merito a quest’ultimo provvedimento ieri mattina ho letto un articolo su Repubblica Roma, a firma Viola Giannoli, che riprende un post del blog del Teatro Valle, ed inizia così:
«Sgomberare il teatro Valle? La Camera vota sì e gli artisti si ribellano».
Una frase causa effetto che non corrisponde a ciò che è avvenuto in Aula durante la discussione della legge. La notizia si riferisce ad un ordine del giorno, a firma Achille Totaro (Fratelli d’Italia), che partendo da premesse totalmente incondivisibili chiede al Governo di assumere iniziative dirette “ad assicurare piena e corretta attuazione dell’accordo di valorizzazione stipulato tra il Ministero e Roma Capitale, al fine di consentire il rilancio e lo sviluppo dell’attività” del Teatro Valle di Roma.
Il pezzo sottolinea che quell’ordine del giorno presentato da Totaro e “votato dall’Aula” è stato “approvato con la sola contrarietà della Lega e l’astensione del M5S”. In realtà, com’è possibile leggere sul resoconto stenografico, l’odg non è mai stato votato in Aula. Quindi i voti relativi a M5S e Lega (come di Sel e della maggioranza del Parlamento) si riferiscono al voto finale del decreto e non all’ordine del giorno che, appunto, non è stato votato alla Camera. Nel dettaglio l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia è stato riformulato e recepito dal Governo.
Dico solo di cominciare a farsi carico della complessità. Non abbiamo mai votato e mai voteremo a favore di una norma che sgomberi la più bella esperienza di partecipazione in Italia. Come sono certa che anche le ragazze e i ragazzi del Valle avrebbero sostenuto un decreto che, per la prima volta in venti anni, ricomincia a ridare ossigeno ad un intero settore: dai finanziamenti alle Fondazioni lirico-sinfoniche al progetto di tutela e valorizzazione dell’area archeologica di Pompei, dalla semplificazione per la musica dal vivo fino al coinvolgimento dei giovani nel progetto di digitalizzazione del patrimonio culturale italiano.
Io credo nell’esperienza del Valle Occupato, come credo a tutte le esperienze che si sono moltiplicate in questi anni – il Marinoni e il Sale Docks di Venezia, il teatro coppola di Catania, il Garibaldi di Palermo, il Pinelli di Messina e la Balena di Napoli – veri e propri punti d’incontro di maestranze, operatori culturali, attori, sceneggiatori e intellettuali. Presidi culturali da difendere a tutti i costi e non solo perché hanno contribuito alla creazione e alla diffusione dei saperi, alla protezione e valorizzazione dei beni culturali, ma perché hanno svolto un ruolo di supplenza nei confronti di uno Stato che, fino a ieri, non riteneva la Cultura un valore. Appunto.