L’Italia esca dal programma di realizzazione dell’aereo da caccia Joint Strike Fighter F-35, ridefinendo il modello di difesa italiano sulla base della Costituzione e sostenendo il ruolo di mantenimento della pace per le Forze armate. Queste alcune delle richieste di impegno al Governo contenute nella mozione (prima firma Giulio Marcon) di 166 parlamentari di Sel, M5s, Pd e Scelta civica.
La mozione vuole far impegnare il Governo ad attivare la riconversione dell’industria bellica per salvaguardare i posti di lavoro che verrebbero a mancare con la sospensione della produzione di nuove armi. Inoltre si chiede alla Nato e agli Stati Uniti la rimozione di tutti gli ordigni nucleari presenti in Italia e di investire i risparmi in opere pubbliche finalizzati alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, alla tutela del territorio nazionale dal rischio idrogeologico e alla realizzazione di un piano pluriennale per l’apertura di asili nido.
Dalla mozione:
Il progetto per la realizzazione di questo velivolo è frutto di un accordo tra gli Stati Uniti e 8 Paesi partner, tra cui l’Italia, che prevede la realizzazione di 3.173 velivoli per un costo complessivo stimato di 396 miliardi di dollari […] il costo stimato di ogni singolo aereo e di circa 190 milioni. Il programma presenta diverse criticità costantemente evidenziate sia dal Government Accountability Office (Gao) che dal Pentagono.
Oltre all’inarrestabile lievitare dei costi ed i ritardi del programma nel tempo, si sono riscontrati molti problemi tecnici che, da un lato, portano a continui abbassamenti degli standard operativi e, dall’altro, al lievitare dei costi”. Tra le criticità riscontrate la mozione ne elenca quattro: “I problemi del casco del pilota, la vulnerabilità ai fulmini, i problemi al motore che hanno portato allo stop dei voli dell’aereo, la denuncia dei piloti dell’incapacità di combattere non avendo nessuna chance di successo in uno scontro reale.
Anche tra i Paesi partner crescono i dubbi su questo progetto, tanto che, la Gran Bretagna deciderà il numero degli aerei da acquistare dopo la pubblicazione del Defence and Security Review, nel 2015; l’Olanda ha avviato un’ inchiesta parlamentare a seguito di un pesante voto contrario al progetto; l’Australia non userà il F-35 come piattaforma esclusiva acquistando anche altri aerei; la Turchia ha rinviato l’acquisto dei primi F-35; la Norvegia ha minacciato di ripensare le sue scelte sul JSF; la Danimarca ha riaperto la gara per decidere entro il 2015 di quale aereo dotarsi ed il Canada ha sospeso la gara per l’acquisto del nuovo caccia.
Il programma prevede per l’Italia la produzione di 90 aerei (contro i 131 iniziali del 1998) che andranno a sostituire tre tipi di velivoli: i Tornado, gli AM-X e gli AV-8 B. Il programma del F35, concludono i deputati, “è diventato un progetto dal costo elevato a fronte di prestazioni peraltro incerte e non corrispondente alle esigenze difensive del nostro Paese, con ricadute industriali ed occupazionali molto lontane dalle aspettative, che rischia anche di compromettere le politiche di disarmo.