Cinquantamila firme per chiedere l’introduzione in Italia del reddito minimo garantito. I risultati della campagna avviata da 170 tra associazioni, sindacati e partiti, a partire da giugno del 2012, arrivano in Parlamento per diventare proposta di legge popolare.
Una delegazione di promotori, composta anche dai sindaci di Cagliari, Riccardo Zedda, e di Rieti, Simone Petrangeli, ha consegnatol le firme nelle mani del presidente della Camera, Laura Boldrini, chiedendo l’avvio immediato di un iter parlamentare per l’approvazione della legge.
All’iniziativa popolare hanno aderito Cgil, Sinistra e Libertà, Rifondazione comunista e associazioni vicine al Movimento 5 stelle (come I Grilli Napoletani e Occupy Wall Street Beppe Grillo) ma anche Sergio Cofferati e Stefano Rodotà. La proposta di legge introdurrebbe in Italia un reddito minimo di 600 euro al mese, per un totale di 7.200 euro l’anno.
La lista dei beneficiari si rinnoverà ogni dodici mesi, perché chi nel frattempo avrà trovato un lavoro o avrà raggiunto l’età pensionabile dovrà rinunciare al sussidio. Gli undici articoli della proposta non fanno riferimento alla copertura economica. Sarà compito del governo, attraverso una delega, individuare le risorse e finanziare l’intervento contro la povertà.
Come? I movimenti citano tutte le prestazioni assistenziali che lo Stato eroga attualmente: l’assegno sociale, quello per la maternità, quello per le famiglie numerose; e poi la pensione sociale, di inabilità, di invalidità; le social card. Insomma, una serie di interventi che secondo i sostenitori del reddito minimo garantito necessitano di un riordino. La strada sarà in salita, altre proposte di legge finora presentate sul tema non hanno avuto lunga vita.
L’ultima in ordine di tempo è quella presentata la scorsa settimana da un gruppo di deputati del Pd, che introdurrebbe un reddito di cittadinanza di 500 euro al mese per due anni e mezzo fino al 2015. Da qualche giorno alla lunga lista dei sostenitori di un reddito minimo in senso generale si sono aggiunti i saggi nominati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nella loro relazione finale hanno chiesto al Parlamento di “valutare le diverse ipotesi relative all’eventuale introduzione di un reddito minimo di inserimento, da inserire in un quadro complessivo di revisione dell’assistenza”.
Un proposito al quale replica con uno slogan la delegazione che tra ha incontrato la Boldrini: «Stanchi di aspettare, approvatela». «Chiediamo – aggiungono i sostenitori della proposta “reddito garantito” – che sia presa al più presto in considerazione, favorendo la dove possibile una commissione di lavoro ad hoc che studi e approvi questa proposta, aprendo la strada anche a una nuova prassi per cui le proposte di iniziativa popolare siano discusse e valorizzate».
La presidente della Camera Laura Boldrini, che pochi giorni fa sull’’Huffington a proposito di questa misura scriveva: “Un diritto da osservare assicurando un’integrazione del reddito, che permetta a tutti di condurre un’esistenza libera e tuteli quel rispetto della dignità umana sancito come principio fondante dell’Unione Europea”.